Taranto: Peacelink su emissioni di diossina sotto i livelli europei: "Merito dell'Ilva o risultato della mobilitazione dei cittadini?"
L'Ilva ha dichiarato di aver effettuato, con esito positivo, le prove finalizzate ad abbattere le concentrazioni di diossina sotto il livello di 0,4 nanogrammi a metro cubo. Peacelink: ".Si tratta di risultati che, se verificati dall'Arpa, dimostrerebbero che il “fatidico” limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo richiesto da PeaceLink era un limite realistico". Comunicato stampa di Peacelink
03 June, 2010
L'Ilva ha dichiarato di aver effettuato, con esito positivo, le prove finalizzate ad abbattere le concentrazioni di diossina sotto il livello di 0,4 nanogrammi a metro cubo.
Si tratta di risultati che, se verificati dall'Arpa, dimostrerebbero che il “fatidico” limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo richiesto da PeaceLink era un limite realistico e che tutte le iniziali obiezioni tecniche dell'Ilva e le resistenze del Ministro Stefania Prestigiacomo erano palesemente infondate. Ilva di Taranto
L'8 febbraio 2008 PeaceLink esponeva a Palazzo di Città, con alcune diapositive di fronte ad un folto pubblico, i suoi “Dieci comandamenti”. L'8 febbraio era un giorno particolare in quanto vi era la presentazione delle analisi del sangue commissionate da TarantoViva in cui si evidenziavano elevati livelli di diossina nel sangue di alcuni tarantini. PeaceLink, fra le “dieci cose da fare assolutamente per la salute dei tarantini”, presentava il “primo comandamento”: la riduzione delle emissioni di diossina sotto la concentrazione di 0,4 nanogrammi a metro cubo (http://www.peacelink.it/ecologia/docs/2529.pdf).
Da allora quel limite è diventato l'obiettivo di una vasta mobilitazione finalizzata a ottenere un'apposita legge regionale che ne sancisse l'obbligatorietà.
L'Ilva ha tentato in tutti i modi di rinviare l'adozione di tale limite, tanto che nel giugno del 2008 rinviava a dicembre del 2014 l'adeguamento delle proprie emissioni di diossina ai parametri europei.
L'11 giugno 2008, a nome di PeaceLink, diramavamo un duro comunicato stampa dal titolo “Con questo cronoprogramma nessuna AIA ad Ilva Taranto” in cui evidenziavamo la “strategia del rinvio” dell'azienda:
“Ci lascia sconcertati. Infatti si rinvia la realizzazione dell'impianto di abbattimento delle diossine ad un periodo che comincia nel settembre 2010 e finisce nel dicembre 2014!”.
Il comunicato è qui www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/26388.html
Sono passati esattamente due anni e, grazie alla mobilitazione dell'opinione pubblica, il panorama a Taranto è cambiato. Dopo la grande manifestazione di Altamarea del novembre 2008 è stata varata la legge antidiossina che ha fissato come limite alle emissioni di diossina la concentrazione di 0,4 nanogrammi a metro cubo. Le resistenze dell'azienda furono fortissime, tanto che l'ing. Luigi Capogrosso, dichiarò a Roma: "L'Ilva non può rispettare il limite, né 2,5 nanogrammi a metro cubo, né 0,4 nanogrammi a metro cubo anche in presenza dell'impianto urea".
(Ing. Luigi Capogrosso, Direttore Stabilimento ILVA Spa di Taranto, Roma 16 Febbraio 2009)
Era il vertice romano convocato subito dopo la legge regionale sulla diossina, nel quale il governo Berlusconi tentò un braccio di ferro con la Regione perché Vendola ritirasse la legge sulla diossina o la modificasse sostanzialmente.
Nei verbali di quel vertice burrascoso si leggono altre “perle”. Infatti a dare sostegno all'Ilva intervenne l'attuale presidente della Commissione AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che dichiarò testualmente: "Non esistono evidenze scientifiche o sperimentali emerse nel corso dei lavori preparatori e istruttori per il rilascio dell'AIA che giustifichino il valore di 2,5 nanogrammi a metro cubo come prestazione limite per le emissioni di diossina nei fumi dell'agglomerato". E non contento aggiunse: "Il limite previsto dalla Legge Regionale 19 dicembre 2008 n. 44, pari a 2,5 nanogrammi a metro cubo a partire dal dal 1° aprile 2009, non potrà essere rispettato dal Gestore in tutte le condizioni di esercizio". L'ing. Ticali (in rappresentanza del Ministero dell'Ambiente!) arrivò a sostenere che "il limite desumibile dalle tre campagne dovrebbe tendere a 3,5 nanogrammi a metro cubo, contemplando quindi valori emissivi fino a 5 nanogrammi a metro cubo"
(Ing Dario Ticali, Presidente Commissione AIA, Roma 16 Febbraio 2009).
Quindi fino a due anni fa sembrava che l'obiettivo di far scendere la diossina sotto il limite europeo di 0,4 nanogrammi a metro cubo fosse una pura chimera.
PeaceLink ha dovuto continuamente intervenire con comunicati dal forte taglio tecnico (si veda ad esempio il comunicato del 2 agosto 2008 per evidenziare che il limite europeo di 0,4 nanogrammi a metro cubo fosse raggiungibile anche a Taranto.
Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, non solo non voleva sentire parlare del limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo della legge regionale (per fine 2010), ma neppure di quello di 2,5 nanogrammi per metà 2009. Intervenne con una dichiarazione tanto allarmistica quanto infondata:
"Il disegno di legge proposto da Vendola sull'Ilva di Taranto, se approvato dal Consiglio regionale - dice il ministro - implicherebbe la chiusura dello stabilimento entro 4 mesi: un dato - aggiunge - che il presidente della Regione Puglia ben conosce e che rischia di innescare un problema sociale di enorme portata per Taranto e per la Puglia".
Il 14 novembre 2008 questo è il lancio delle agenzie stampa:
ILVA: PRESTIGIACOMO, CON DDL VENDOLA STABILIMENTO CHIUDEREBBE IN 4 MESI
(ASCA) - Roma, 11 nov - ''Il disegno di legge proposto da Vendola sull'Ilva di Taranto, ove fosse approvato dal Consiglio Regionale, implicherebbe la chiusura dello stabilimento entro 4 mesi. E' un dato che il Presidente della Regione ben conosce e che rischia di innescare un problema sociale di enorme portata per Taranto e per la Puglia''. Lo ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo.
''Sono sinceramente esterrefatta - aggiunge il Ministro - dall'iniziative di Vendola, il quale nelle riunioni al Ministero appare consapevole dei problemi e soddisfatto del livello di collaborazione messo in campo per risolverli, ma poi tornato in Puglia si mette a capo della protesta ambientalista producendo un disegno di legge che avrebbe come unica conseguenza immediata quello della cessazione delle attivita' di uno stabilimento che fra diretti ed indotto da lavoro a mezza Taranto''.
Il Ministero crede invece che su questa materia ''occorra agire con grande determinazione e senso di responsabilita', non inseguendo gli effetti annuncio mediatici. Va recuperato il tempo perduto e va imposta all'Ilva una scaletta di interventi tali da conseguire in tempi brevi l'abbattimento delle emissioni nocive in modo da raggiungere entro il 2012 il livello di 0,4 nanogrammi a metro cubo di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani come gia' previsto dalla normativa vigente e dall'Ue''.
Come è noto, nulla di tutto ciò è avvenuto. Ma è ben evidente che vi fosse un piano dell'Ilva di rimandare il più possibile l'adozione del limite europeo (fine 2014) e che il piano del Ministero dell'Ambiente facesse uno “sconto” di due anni (2012).
Il 13 novembre 2008 scrivemmo al ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo
(www.peacelink.it/ecologia/a/27782.html) una lettera dal titolo: “Ecco come abbattere del 97% la diossina in 16 mesi”. E inviavamo come PeaceLink una scheda tecnica sulla fattibilità dell'abbattimento della diossina sotto i livelli definiti nel Protocollo di Aarhus.
Come si può ben evincere, negli ultimi due anni vi è stato un braccio di ferro nel quale il peso dell'opinione pubblica e del movimento ambientalista – riunitosi sotto il coordinamento di Altamarea - è stato talmente forte da prevalere. Oggi l'Ilva sembra rivendicare quasi come proprio merito, facendo buon viso a cattivo gioco, il positivo esito del test di abbattimento della diossina sotto il livello “europeo” di 0,4 nanogrammi a metro cubo. Ma senza la mobilitazione di Altamarea, che ha trovato sponda nella Regione Puglia, nulla di tutto ciò che leggiamo oggi sarebbe diventato realtà.
Il nuovo impianto per l'abbattimento della diossina tramite “carboni attivi” costerà all'Ilva due milioni di euro e avrà un costo di esercizio annuo di 2 milioni e mezzo di euro, nell'ambito di un progetto di ammodernamento dell'impianto che farà spendere complessivamente 13 milioni di euro, somma che l'azienda avrebbe preferito ovviamente risparmiare rimanendo al primo step dell'”impianto urea” che costava solo 800 mila euro.
Detto questo ci chiediamo per quale motivo l'azienda non voglia spendere altri 150 mila euro per adottare il “campionamento continuo”, come previsto dall'articolo 3 della legge regionale sulla diossina.
Solo tramite il “campionamento continuo” potremo infatti avere la “prova della verità” che l'Ilva si attiene per tutto l'anno al limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo.
Su questo continueremo ad insistere perché la legge va applicata integralmente.
Se l'Ilva non ha nulla da nascondere attui il campionamento continuo e dimostri che riesce a rimanere stabilmente sotto il limite europeo.
Ed inoltre chiediamo che venga rispettato il parametro standard del 15,5% dell'ossigeno nei fumi al fine di evitare ogni possibile diluizione delle concentrazioni di diossina.
Va infine osservato che le ridotte emissioni di diossina dal camino non devono farci dimenticare due cose:
le emissioni diffuse dagli elettrofiltri, che continuano a costituire una criticità e che dovranno essere monitorate con appositi deposimetri; la contaminazione dei terreni circostanti l'area industriale; questa emergenza è destinata a diventare la principale questione da affrontare per evitare l'allargarsi dell'avvelenamento da diossina della catena alimentare.
2 giugno 2010 - Alessandro Marescotti, Biagio De Marzo (Peacelink)