Green jobs. Verso la sostenibilità ambientale e sociale
Pubblicato il primo rapporto delle Nazioni Unite che documenta la nascita di una “economia verde”, focalizzandosi sull'impatto che avrà sul mondo del lavoro.
23 October, 2008
Il rapporto esprime l'importanza e l'urgenza di regolamentare i nuovi lavori che nasceranno in questo settore economico, specialmente nei paesi in via di sviluppo, dove molto spesso gli impieghi nati per fronteggiare le problematiche ambientali non garantiscono le condizioni minime di decenza e sicurezza. Tra questi, non fanno eccezione i lavori legati alla gestione e al riciclaggio di rifiuti, settore che fornisce un notevole contributo alla riduzione dei consumi energetici.
Le pratiche di riciclaggio purtroppo non sono regolamentate da normative uniformi a livello internazionale: alcuni paesi osservano leggi molto severe impiegando tecnologie sofisticate nel processo di riciclaggio; in altri, in assenza di una normativa, il riciclaggio è eseguito per lo più manualmente. A causa delle grandi differenze esistenti nelle pratiche di riciclaggio non è semplice redigere statistiche riguardanti questo settore, e l'assenza di criteri universali per le stime nel settore del riciclaggio, rende difficile la stesura di rapporti uniformi, impedendo il confronto tra i diversi paesi.
Il “Bureau of International Recycilng” stima che nel settore, i 60 paesi membri, impiegano un milione e mezzo di persone e trattano annualmente 500 milioni di tonnellate di materiali, tra cui metalli, acciaio, carta, plastica, gomma, tessuti, per un fatturato di 160 miliardi di dollari. Questi dati, tuttavia, non rappresentano che una parte del settore del riciclaggio: un'altra statistica, ad esempio, riporta solo per gli Stati Uniti un fatturato annuo di 236 miliardi di dollari e impieghi per più di un milione di persone.
Il ricorso a discariche ed inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti, favorisce ancora l'impiego di molti lavoratori e produce grandi fatturati. Nonostante ciò, il riciclaggio genera più del doppio del reddito prodotto da queste pratiche di smaltimento, poiché recupera una parte consistente del valore economico dei prodotti eliminati, e crea più posti di lavoro.
Purtroppo, nei paesi in via di sviluppo, le pratiche di riciclaggio, così importanti per la conservazione delle risorse, possono tradursi in lavori insalubri e pericolosi, oltre che poco remunerati.
Le retribuzioni e gli standard di questo lavoro tuttavia possono migliorare attraverso la creazione di cooperative. Alcuni esempi vengono dal Brasile dove i lavoratori, che gestiscono il 90% del materiale riciclato, si sono organizzati in un movimento cooperativo nazionale che unisce 500 cooperative e 60mila lavoratori, o da Il Cairo, dove circa 70mila persone forniscono un servizio informale di raccolta della spazzatura porta a porta, raccogliendo circa un terzo dei rifiuti della città, per poi dividere i materiali riutilizzabili e rivenderli alle imprese del territorio, creando lavoro e reddito nella comunità.
In questa città la creazione di una rete di “zabaleen”, cioè di riciclatori informali, ha permesso ai lavoratori di ricevere aiuti internazionali per migliorare le condizioni di vita delle proprie famiglie, e per promuovere programmi sanitari e di istruzione.
Una tipologia di rifiuti destinata a crescere nei prossimi anni riguarda l'e-waste, i cosidetti rifiuti elettronici: In tutto il mondo si utilizzano e gettano sempre più prodotti tecnologici, che si trasformano in rifiuti pericolosi inviati, spesso illegalmente, in altri paesi per lo smaltimento.
La Cina riceve più del 70% delle spedizioni di e-waste mondiale, seguita da India, Pakistan, Banglaedsh e Myanmar. Solo in Cina circa 700mila persone lavorano nel riciclaggio di prodotti elettronici; di questi, il 98% lavora in stabilimenti informali, dove le condizioni di sicurezza non sono assicurate e vengono usate tecniche improprie per il recupero dei materiali.
Queste pratiche, tra cui il disassemblaggio manuale di componenti elettronici, non possono essere definiti “green jobs”, perché, pur permettendo il recupero di risorse altrimenti sprecate, non essendo regolamentate, impongono considerevoli costi umani ed ambientali.
Il rapporto si conclude con l'auspicio che il settore del riciclaggio cresca ulteriormente per i benefici di natura ambientale che può apportare, e che di pari passo crescano vantaggi economici e posti di lavoro con una adeguata regolamentazione per potersi considerare realmente “green job”.
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