Perché è così facile tagliare sull'educazione ambientale?
Carlo Bonzanino, già dirigente della Regione Piemonte ed esperto di educazione ambientale oggi in pensione, spiega a Eco dalle Città perché è così facile tagliare sull'educazione ambientale
12 July, 2010
Carlo Bonzanino, che cosa pensa delle recenti dichiarazioni del neo assessore regionale Ravello sui tagli all'educazione ambientale, definito "un settore sul quale si possono ridurre le risorse messe a disposizione" per valorizzare intorno ad esso "interventi a costo zero"?
E' vero, parliamo di un settore su cui si può intervenire facilmente. Si tratta infatti di un prodotto culturale che non porta con sé risultati facilmente verificabili, misurabili e quantificabili nel breve periodo. Non percependo risultati, è normale che l'amministrazione pubblica tagli i fondi con più facilità. Questo però, secondo me, è segno di un fallimento dell'educazione ambientale stessa!
In che senso?
Nel senso che quello che oggi si sta facendo non basta. Le politiche complessive dell'amministrazione pubblica dovrebbero farsi portavoce e diventare loro stesse esempio di buone pratiche ambientali. Altrimenti, le iniziative di educazione ambientale rivolte all'esterno rimangono azioni pregevoli ma senza un reale impatto. Va bene creare attenzione sul tema, ma manca un atteggiamento generale nei confonti dell'ambiente, un'educazione più ampia su come relazionarci a ciò che ci sta attorno.
Che cosa propone quindi?
Affinchè si inizino a vedere cambiamenti nel concreto, ora che tutti quanti riconoscono i danni fatti all'ambiente, propongo che le ambizioni di chi ci governa cambino e che si cominci a gestire la società con iniziative di qualità.
La regione Piemonte finanzia l'educazione e l'informazione ambientale da quasi tre decenni: com'è cambiato il suo ruolo nel corso degli anni?
Inizialmente venivano dati contributi "a pioggia", senza un lavoro di programmazione a monte. Poi, con la nascita della rete In.F.E.A., è partito un percorso di razionalizzazione della spesa pubblica maggiormente finalizzato all'operatività. Il sistema piemontese si è articolato intorno alla Provincia, con il ruolo di "snodo" tra la Regione e il territorio, per la programmazione e la progettazione delle attività, mentre la Regione ha assunto le funzioni di coordinamento, di cofinanziamento e di guida delle linee d'azione più generali per dare un senso complessivo all'articolazione amministrativa del territorio.