Non rubate quelle 192 ore ai bambini
Intercultura, ecologia e accoglienza dei disabili: tre motivi per difendere con forza la scuola elementare dallo scempio Tremonti-Gelmini. Insegno da 30 anni nella scuola elementare e sono avvilito e infuriato per ciò che sta accadendo - intervento di Franco Lorenzoni
24 October, 2008
A bambine e bambini verranno rubate ogni anno 192 ore di scuola. Molte maestre elementari (non ancora in ruolo) nei prossimi anni dovranno cambiare mestiere. In gran parte delle scuole, dal 1990, queste ore in più rispetto al vecchio orario che si vuole ripristinare hanno permesso di dare maggiore rilievo e dignità alla musica, alla pittura e al movimento, come linguaggi in cui i bambini si esprimono e conoscono il mondo, hanno permesso di avvicinare maggiormente i bambini all’ambiente, facendo muovere i primi passi a percorsi di educazione ecologica, capaci di individuare temi ineludibili per una vera educazione al futuro, che deve necessariamente partire dalla prima infanzia. Infine, e soprattutto, hanno dato più tempo perché i più lenti potessero sentirsi insieme agli altri, potessero essere seguiti da noi insegnanti con maggiore attenzione.
Il tempo necessario per permettere a tutti di arrivare
Chiunque abbia figli sa che ogni bambino ha un suo tempo per fare le cose e che la felicità è quasi sempre legata al tempo disteso con cui uno può dedicarsi a una attività e compiere una esperienza significativa. Non c’è bisogno di essere educatori per sapere che le cose che ricordiamo e conosciamo meglio sono quelle che abbiamo imparato con passione e felicità. Magari faticando, ma con una fatica che potevamo affrontare perché la strada iniziata aveva senso.
Tanti bambini faticano nella scuola elementare. Faticano perché a scuola si parla una lingua diversa da quella che parlano in casa con i loro genitori, faticano perché hanno alle spalle una situazione familiare difficile o vivono in condizione di forte disgregazione, privi di quell’ascolto che è il cuore di ogni crescita serena. Faticano perché hanno abilità diverse dagli altri.
Noi, che ci occupiamo ogni giorno di queste fatiche, sappiamo che il più grande nostro alleato è il tempo. Emma Castelnuovo, grandissima didatta della matematica, ora ultranovantenne, ha sostenuto ancora recentemente, con forza, che per imparare la matematica bisogna “darci il tempo di perdere tempo”. Si, perché per imparare qualcosa di nuovo, per entrare in un linguaggio e in una logica diversa, bisogna avere il tempo di sostare sulle cose, la possibilità di tornare indietro e ricominciare, lo spazio per discutere e ascoltare, ascoltare, ascoltare.
Un tempo lungo per costruire cultura tra diversi
Ma perché ci sia una condizione di ascolto reciproco ci vuole tempo. Tempo per fare ipotesi, tempo per confrontarsi, discutere, costruire cultura. In ogni classe che si rispetti, infatti, non si trasmettono informazioni ma si costruisce cultura. Ora, per costruire cultura, c’è bisogno di presentare in modo ricco e adeguato gli oggetti della conoscenza e, insieme, che ci sia cura del contesto, del forno in cui l’insieme dei pensieri lieviti e cuocia, per potere divenire nutriente. E non è cosa facile a farsi.
La mia rabbia è tanta perché, senza che nessuno ne parlasse, negli ultimi 20 anni le maestre della scuola elementare (donne al 98%) hanno svolto uno straordinario lavoro nel tentativo di dare dignità e garantire uguali diritti alle tantissime bambine e bambini stranieri che, anno dopo anno, hanno popolato in misura sempre maggiore le nostre classi.
È nella scuola pubblica che i bambini recentemente immigrati, oltre alla lingua, stanno imparando a conoscere il nostro paese, condividendo esperienze insieme ai bambini italiani. La scuola di base, infatti, è il primo e spesso unico luogo pubblico di accoglienza non solo per i bambini immigrati, ma anche per le loro famiglie, e tutti sappiamo quanto sia importante costruire luoghi concreti di socialità e di incontro per rendere più umane (e dunque più sicure) le nostre città, cosa di cui a parole tutti sembrano preoccuparsi...
Disabili con meno sostegno
Un altro aspetto non viene mai citato, quando si denuncia l’eccessivo numero degli insegnanti in Italia, riguarda la questione dei disabili. Il nostro è uno dei pochissimi paesi europei in cui, dal 1977, grazie a una legge lungimirante, i bambini disabili sono inseriti nella scuola e vivono moltissime ore insieme ai loro coetanei, spesso insegnando loro molto su alcune cose essenziali della vita, con la loro semplice presenza. Ma questo accade davvero quando c’è un lavoro di gruppo tra docenti e per l’impegno di 90.000 insegnanti di sostegno. Quei 90.000 non lavorano solo per i ragazzi disabili, ma per tutti. L’integrazione dei disabili funziona meglio nella scuola elementare perché noi maestri siamo gli unici a lavorare in equipe e abbiamo, nel nostro orario di servizio, due ore settimanali dedicate alla programmazione e ad una riflessione comune sul nostro lavoro.
Ora, invece di valorizzare questa particolarità e qualità della nostra scuola, tutti i governi negli ultimi anni, hanno operato tagli e riduzioni degli insegnanti di sostegno, rendendo più difficile e avvilendo il nostro lavoro che, seguendo il dettato costituzionale, dovrebbe contribuire a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”
Non sono certo tra coloro che pensano che la scuola italiana vada bene così, ma lo straordinario accanimento legislativo che gli ultimi due governi Berlusconi hanno riservato alla scuola elementare ha davvero dell’incredibile. Abitiamo in un paese curioso: mentre la scuola media e superiore andrebbero radicalmente ripensate in molti loro aspetti, si rovescia come un calzino l’unico grado di scuola che funziona bene, insieme a quella dell’infanzia, come dimostrano tutte le comparazioni con le scuole di altri paesi.
Si procede allora ad un taglio drastico di posti nella scuola elementare perché è più semplice (basta tagliare 6 ore a settimana e si elimina una maestra su 5). Se questo taglio si presenta poi al pubblico televisivo mescolando il ritorno al maestro unico con altri ingredienti amarcord come il ritorno del grembiule e del voto di condotta, ecco che la più ignorante ministra che abbia mai occupato il Ministero di viale Trastevere sale nei sondaggi, in un paese in cui i maggiori di 65 anni superano da tempo i minori di 18 anni.
Lasciate in pace la scuola elementare!
Per fortuna famiglie e studenti e professori stanno cominciando a muoversi. La nostra scuola e l’Università vanno ripensate radicalmente. La sinistra, purtroppo, non ha avuto modo di fare proposte e portare a termine progetti di riforma con sufficiente coraggio e determinazione , nel passato.
Ma lasciate in pace la scuola elementare perché rendere più difficile il nostro lavoro fa male alla società ben più di quanto si creda.
Non togliete tempo e respiro, per favore, a questo primo e necessario luogo pubblico di accoglienza ed educazione elementare per tutti.