La cena dell\'immondizia
Venerdì pomeriggio, Piazza della Repubblica, Torino. Alla chisura Porta Palazzo è un luogo caotico e marcescente. Tutti i commercianti lasciano sempre alcune cassette sotto ai banchi, con dentro le verdure che sanno che il giorno dopo saranno invendibili. Ed è proprio all'ora di chiusura che alcuni torinesi si presentano armati di braccia, buona volontà e pochi problemi. L'esperienza spontanea di un gruppo di giovani amici raccontata da uno di loro
06 September, 2010
Giacomo Catellani
Venerdì pomeriggio, Piazza della Repubblica, Torino. Alla chisura Porta Palazzo è un luogo caotico e marcescente, dappertutto ci sono resti di verdure invendute, banchi smontati ma non ancora ritirati, e qualcuno che resta ancora, un pochino più degli altri, per vendere le rimanenze. Tutti i commercianti lasciano sempre alcune cassette sotto ai banchi, con dentro le verdure che sanno che il giorno dopo saranno invendibili. Per vendere ciò che conta è l’aspetto, e perciò se un frutto è ammaccato, se ha una parte marcia, se ha preso freddo nella notte e si sta annerendo, va buttato. Oppure mangiato. Ed è proprio all'ora di chiusura che alcuni torinesi di tanto in tanto si presentano armati di braccia, buona volontà e pochi problemi. Sono studenti universitari come tanti altri, uno fa filosofia, l’altro fisica, uno chimica, e poi lettere, lingue, matematica. Hanno tra i ventidue e i ventisei anni e non fanno parte di nessun movimento politico, vivono in case in affitto, chi ancora coi genitori, chi con amici. Sono ragazzi come tanti.
Fanno una cosa che si fa in molte parti del mondo, e che ha nomi diversi secondo le lingue. In Francia la chiamano “recoup”, in Inghilterra “recovery”, poco importa. Dappertutto, è sempre lo stesso: si arriva in due o tre verso le 2 del pomeriggio, ci si procura una cassetta a testa e si gira tra i banchi, alla ricerca di questi “avanzi”, di queste cose che nessuno vuole più. Per questo si chiama così: si recupera quello che altrimenti verrebbe buttato.
Là un pomodoro, lì una zucchina, qui un peperone, laggiù una melanzana,
Se trovi qualcosa, lo butti nel tuo cesto e prosegui. Spesso, se chiedi, i venditori ti aiutano. Capita spesso di trovare intere casse di qualcosa, per esempio di albicocche, o fragole, o peperoni. Prendi tutto quello che riesci e te ne torni a casa e ne fai quello che ti pare.
I ragazzi ci fanno una grande Cena, alla quale invitano tutti i loro amici. Si va a “recuperare” alle due e dopo, per tutto il pomeriggio si prepara, si taglia, si cucina. Ognuno propone una ricetta e si occupa di realizzarla, secondo quello che c’è. La peperonata è quasi immancabile, per il resto a volte è cous cous alle verdure, altre minestrone, oppure insalata, macedonia, melanzane coi pomodorini, zucchine saltate in padella, strudel di mele, crostata alle fragole. È un bel modo di passare un pomeriggio tra amici e di imparare a cucinare insieme. È bello. Alla sera arriva il resto degli invitati, chi porta un po’ di vino e chi qualche birra, e inizia il banchetto. Se la giornata è stata propizia, gli invitati tornano a casa con un vasetto di marmellata di albicocche, pesche, fragole.
È per affermare il valore del consumo intelligente, dove con appena un poco di creatività si può trarre dal nulla (quasi dall’immondizia) una bellissima giornata con gli amici e imparare qualcosa.
All’inizio si chiamava Cena del Recupero, ma da un po’ di tempo il nome è cambiato in Cena dell’Immondizia. Più provocante.