Patto dei Sindaci, Italia ancora indietro rispetto agli altri paesi europei
Alla Fiera di Roma, nell'ambito della manifestazione Zeroemission, una conferenza dedicata all'iniziativa europea di contrasto delle emissioni dedicata alle città. Sono 500 i comuni italiani ad aver aderito, ma non sempre la sottoscrizione si è poi tradotta in misure concrete. Ancora indietro le città del sud
10 September, 2010
Maria Letteria Donato
Forse non proprio una bocciatura, ma neanche un promozione piena. Questo il giudizio emerso, per il nostro paese, dalla conferenza “Il Patto dei Sindaci: un impegno per l'energia sostenibile verso il 2020”, che si è tenuta oggi alla Nuova Fiera di Roma nell'ambito della manifestazione Zeroemission Rome, dedicata alle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica. Se, infatti, sono già 500 le città italiane che hanno sottoscritto il Patto (iniziativa europea lanciata due anni nell’ambito della campagna Sustainable energy Europe (See) fa per coinvolgere le città nel perseguimento degli obiettivi comunitari fissati per il 2020), ad aver aderito sono state per lo più amministrazioni del centro-nord, che non sempre, tra l'altro, hanno già tradotto in pratica gli impegni teorici assunti con la loro firma.
Antonio Lumicisi, che coordina la campagna See per il ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ammette che l'Italia è piuttosto in ritardo rispetto agli altri grandi stati europei, e che la riduzione delle emissioni di gas serra, che pure si è registrata negli ultimi tempi, dipende soprattutto dalla crisi economica, più che da reali politiche di contenimento. Il suo, comunque, è un bilancio positivo: «Alla campagna hanno già aderito circa 1.900 città in Europa, di cui oltre 500 in Italia, che si sono impegnare a perseguire gli ambiziosi obiettivi dell’Unione Europea. La sfida consiste nel far convergere gli obiettivi vincolanti dei Paesi membri dell’Unione Europea con quelli volontari dei governi locali, che possono attingere a risorse messe a disposizione dall’Unione Europea e dagli Stati membri. Nell'ambito della campagna sono già state attivate oltre 700 partnership, di cui 130 in Italia, in prevalenza studi di fattibilità e rapporti sulle energie rinnovabili che offrono soluzioni sui percorsi da seguire nei vari comparti».
Meno entusiasta Francesco Ferrante, senatore del Partito Democratico e membro della Commissione Permanente Territorio, Ambiente, Beni Ambientali, che, intervenendo alla conferenza, ha sottolineato quanto sia «fondamentale che i Comuni non si limitino solo a un’adesione formale, ma comprendano che sono necessarie azioni concrete». Anche perché il rispetto degli impegni presi con il Patto sarà verificato dall’Unione Europea, che valuterà l’attuazione dei singoli Piani di azione per l’energia Sostenibile presentati da ogni governo locale.
Sembrerebbe, dunque, che la strada, per il Comuni italiani, sia ancora piuttosto in salita. Eppure, cambiare rotta gioverebbe anche alle finanze degli stati. Come è stato stimato nel corso della conferenza di Roma da Antonello Pezzini, consigliere del Comitato economico e sociale europeo, su base europea, ad esempio, un abbattimento delle emissioni del 50% richiederebbe, sì, un investimento di 46mila miliardi di euro, ma consentirebbe di recuperarne in totale ben 112mila solo grazie al mancato acquisto di petrolio. Un obiettivo ambizioso che anche iniziative come il Patto dei Sindaci dovrebbero contribuire ad avvicinare.
Lo hanno capito, a quanto pare, le città italiane che, oltre ad aderire formalmente all'iniziativa, hanno effettivamente presentato e attuato un piano di interventi per il contenimento delle emissioni (il tempo massimo a disposizione dei sindaci per proporre il proprio piano era inizialmente di un anno a partire dalla sottoscrizione del patto, ma, vista la scarsa reattività dei Comuni italiani, questa “regola” è stata per il momento sospesa). È il caso, ad esempio, di Verona, dove l'amministrazione ha puntato su semafori a led e pannelli fotovoltaici su piscine e altri edifici pubblici per ridurre le emissioni. Dopo l'adesione al Patto dei Sindaci, la città scaligera ha anche fatto progressi nella raccolta differenziata, anche se il risultato attuale del 50% non è ancora del tutto soddisfacente. Ad Avigliana, in provincia di Torino, la sottoscrizione del Patto ha significato la realizzazione di una pista ciclabile esterna al centro cittadino (a causa delle strade troppo strette) e l'avvio di un servizio di pedibus per i bambini delle scuole. In Piemonte si distingue anche il capoluogo, dove le emissioni sono state ridotte.
Esempi virtuosi, dunque, non mancano, ma la reale efficacia dell'iniziativa pare essere ancora lontana, anche a causa della difficoltà che i comuni italiani sembrano incontrare nell'accesso ai finanziamenti comunitari, che spesso vengono negati per lacune o errori nei progetti presentati. La sfida, dunque, come sottolinea Antonello Pezzini, consigliere del Comitato economico e sociale europeo, consiste anche nell'aumentare «la cultura in materia e la capacità progettuale, requisiti indispensabili per poter usufruire dei finanziamenti». Il modello da seguire, secondo Pezzini, è quello di paesi come la Svezia e la Danimarca, ma anche di alcune realtà mediterranee, come la città di Barcellona.