Clima e salute: se n’è parlato ad Arezzo
Un workshop nazionale con tecnici ed amministratori locali per discutere il ruolo delle città davanti ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla salute umana. Ogni anno si perdono 5 milioni di anni di vita per il riscaldamento globale, mentre la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura
10 September, 2010
I cambiamenti del clima hanno effetti dannosi sulla salute umana. Questo è il dato di fatto, al di là di coloro che ancora oggi negano che il clima stia cambiando. Se n’è parlato nel workshop di Arezzo dedicato al ruolo delle città e dei territori davanti ai mutamenti climatici e al loro impatto sulla salute.
Al convegno nazionale c’erano amministratori e tecnici, medici ed esperti: a organizzarlo e promuoverlo il Comune di Arezzo, la Rete italiana Città Sane, Coordinamento Agende 21 locali, Coalizione in Marcia per il Clima, Centro Francesco Redi, Associazione Medici per l’Ambiente. Numerose le associazioni o istituzioni che hanno aderito all’iniziativa: dalla Fiab alla Regione Toscana, dal Ministero della Salute alla Provincia di Arezzo.
L’Organizzazione Mondiale della sanità ha stimato che ogni anno si perdono 5 milioni di anni di vita a causa del riscaldamento globale. E la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura. Le malattie legate al cambiamento climatico sono riconducibili a quelle da inquinamento atmosferico, da diffusione microbica, da stress idrico e da ondate di calore. Inquinanti presenti nell’aria come gli ossidi di azoto e le polveri sottili e ultrafini possono provocare malattie a livello polmonare (tumori), cardiocircolatorie (infarto), cerebrali (ictus). Le temperature elevate favoriscono invece la diffusione di microrganismi trasportati da insetti o da acque contaminate, diffondendo malattie di solito trasmissibili non per contatto umano ma indirettamente tramite insetti o acque.
Tutti gli interventi hanno riconosciuto l’impegno delle amministrazioni locali, negli ultimi anni, per frenare i cambiamenti climatici. Ma è ancora poco. I progressi ci sono stati, soprattutto sulle energie rinnovabili. Le previsioni per il futuro, però, non sono rosee: incremento della febbre del pianeta, ondate di calore, piogge e malattie.
Tanja Wolf è dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: qui ad Arezzo ha illustrato gli effetti indiretti del mutamento climatico sulla salute umana: allergie, malattie infettive e cardiovascolari. A provocare il cambio di clima è prevalentemente l’uomo. Lo dimostrano alcuni grafici che parlano chiaro: l’attività umana fa aumentare le emissioni di gas climalteranti molto più di quanto faccia la normale attività naturale.
Ma allora che fare davanti a questo? Per l’esperta dell’Oms è essenziale continuare sulla strada del monitoraggio delle malattie e della presa di coscienza dai cittadini. Soprattutto occorre puntare su azioni nella sanità pubblica che siano concertate con quelle ambientali. Per esempio buone pratiche e fonti rinnovabili nelle strutture sanitarie e ospedaliere. Due obiettivi che fanno parte del pacchetto di proposte approvato dal coordinamento degli enti locali durante il wokshop di Parma di qualche mese fa.
Carlo Cacciamani, direttore del servizio idro -meteorologico dell’Arpa Emilia Romagna, ha illustrato l’impennata degli aumenti delle temperature negli anni recenti. Il 2009 è stato il secondo anno più caldo in assoluto. Alla febbre della terra si accompagna la grande variabilità della caduta delle piogge. E le previsioni per il futuro non sono delle migliori: tra meno di cinquant’anni ci aspettano ondate di calore più frequenti e piogge che colpiranno più l’Europa del nord rispetto a quella del sud.
Gli enti locali sono impegnati in prima persona nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, come dimostrano i casi di buone pratiche illustrati nel corso del convegno. “Senza l’azione degli enti locali a livello territoriale l’Italia non potrebbe dire di avere una politica contro il cambiamento climatico e di agire concretamente per trovare nuove soluzioni”. E’ tassativo Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento nazionale di Agenda 21 in Italia, intervenuto al convegno di Arezzo. “Gli enti locali – riprende Burgin - i primi a dover rispondere quotidianamente alle problematiche che il cambiamento climatico presenta, in Italia sono lasciati soli. Non c’è una strategia nazionale che preveda un coordinamento delle azioni portate avanti a livello locale né tanto meno una regia”.
Anche il mondo non istituzionalizzato è coinvolto in questa sfida a fermare i cambi del clima e le emissioni di gas serra. Maria Maranò, della coalizione “In Marcia per il Clima”, ha messo in mostra proprio il coinvolgimento del mondo associativo e ha parlato di “rivoluzione dal basso” in corso in Italia. Negli ultimi anni sono aumentati i movimenti popolari contro l’energia a carbone e c’è stato il più grande sviluppo di rinnovabili nel campo energetico con migliaia di comuni che investono in fotovoltaico e pannelli solari.