Benedetta recessione: sarà quasi raggiunto nel 2010 l'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni al 2020
Nel 2009 le emissioni di gas ad effetto serra all'interno dei paesi dell'Ue-27 sono calate del 6,9 per cento rispetto all'anno precedente, merito soprattutto della recessione economica. E' quanto afferma l'Agenzia europea per l'ambiente che ritiene molto vicino il taglio del 20 per cento previsto entro il 2020. Per ora le emissioni si attestano approssimativamente al 17,3 per cento al di sotto dei livelli del 1990. WWf Italia: "Occorre innalzare l’obiettivo europeo al 40%"
13 September, 2010
L'Unione Europea è vicina all'obiettivo della riduzione del 20% delle emissioni di gas serra entro il 2020. E' quanto afferma nel report annuale provvisorio (la versione definita sarà pubblicata nella primavera 2011), l’Agenzia europea per l'ambiente, secondo la quale, le emissioni dell’intera Unione europea, sia quelle del gruppo di paesi che costituiscono il gruppo Ue-15, “sono diminuite entrambe del 6,9 per cento nel 2009, rispetto al 2008”. In questo modo “le emissioni dell’Ue si attestano approssimativamente al 17,3 per cento al di sotto dei livelli del 1990”. Con questi dati, evidenzia l'Eea, “è molto vicino il taglio del 20 per cento entro il 2020 per quanto riguarda l’Ue-27”. Per quanto riguarda l'Europa a 15 tra il 1990 e il 2008 le emissioni di gas serra sono diminuite del 12,9% rispetto all'anno di riferimento (anno 1990). L'obiettivo fissato per l’Ue nell'ambito del Protocollo di Kyoto è una riduzione dell'8%.
Il fattore che ha contribuito al netto calo delle emissioni nel corso del 2009 è la recessione economica, soprattutto per il rallentamento di settori produttivi ad alta intensità energetica come la siderurgia, la chimica e il cemento: nei settori soggetti all'Emission trading scheme europeo (Ets) il calo è delle emissioni arriva all'11,6%. Ma non solo. L'Agenzia europea per l'ambiente è convinta che la crisi sia solo una delle ragioni che hanno portato al crollo nei consumi energetici e che un'eventuale ripresa economica porterebbe a cali meno vistosi nelle emissioni, ma difficilmente a un'inversione di tendenza. L'Eea ha registrato anche l'aumento dell'uso di energie alternative, cresciute dell'8,3 per cento (biomasse escluse). L'uso di combustibili fossili (carbone, petrolio e metano) è sceso invece del 5,5% (con una punta del meno 1,7% per il carbone), in modo particolare in alcuni settori ad alto consumo energetico come le industrie del cemento, della chimica e dell'acciaio.
Anche l'Italia nel 2009, ha fatto registrare una consistente riduzione dei gas serra: meno 9% rispetto all'anno precedente, stando ai dati preliminari Ispra dello scorso aprile, ripresi da un articolo di Zeroemission, ma nel complesso è molto indietro rispetto al suo obiettivo specifico di ridurre le emissioni del 6,5% rispetto al 1990. Fino al 2008, infatti, nel Belpaese c'era stato addirittura un aumento dei gas serra del 4,7 per cento rispetto a 20 anni fa (da 517 a 541 milioni di tonnellate), con la CO2 a fare la parte del leone (+7,4% dal 1990 al 2008). Non è detto, quindi, che il calo delle emissioni registrato negli ultimi mesi riesca ad annullare l'aumento degli anni precedenti.
Secondo molte associazioni ambientaliste, gli ultimi dati dovrebbero spingere l'Europa ad osare di più e tagliare le emissioni non del 30 ma del 40% entro il 2020 (la Scozia, ad esempio, ha già adottato un obiettivo del meno 42%, mentre la Svezia addirittura del meno 49%). "Con riduzioni già ora del 17,3% l'idea che l’Europa tagli le emissioni solo del 20% per il 2020 è ridicola – ha dichiarato Mariagrazia Midulla responsabile clima e energia WWF Italia - vorrebbe dire smettere di ridurre le emissioni e aspettare il 2020 a braccia conserte. Occorre innalzare l’obiettivo europeo al 40%: questo è in linea con quanto necessario per evitare pericolosi cambiamenti climatici e porterebbe enormi benefici alla popolazione e all'economia dell'Europa, offrendo un reale impulso all’innovazione tecnologica”. Secondo Mariagrazia Midulla l'eventuale ripresa economica non fermerà il calo delle emissioni: “E’ vero che la recessione ha contribuito a far scendere le emissioni (specie nei paesi che non hanno fatto quasi nulla e non hanno una strategia, come l’Italia), ma le emissioni europee scendono da diversi anni, anche prima della crisi. L'economia si riprenderà proprio grazie alle nuove industrie a bassa emissione di carbonio, e non agli inquinatori del passato”.
Già durante la scorsa primavera la Commissione Europea si era accorta di quale fosse il trend e di quanto fossero più abbordabili, anche economicamente, gli obiettivi di contenimento dei gas climalteranti. Se prima della crisi economica, infatti, il costo per tagliare del 20% era stimato in 70 miliardi di euro annui, ad aprile 2010 questo si era ridimensionato a 48. E, secondo la Commissione, spingersi fino al meno 30% avrebbe richiesto solo 11 miliardi in più che puntare al meno 20%. Cifre che, alla luce dei nuovi dati diffusi dall'Eea, potrebbero essere ulteriormente rivisti al ribasso. L'Italia, finora, ha guidato, insieme ad altri paesi come la Polonia, il fronte del "no" ad un aumento della soglia di riduzione.
I prossimi mesi, in generale, saranno molto delicati, perché l'attesa ripresa economica potrebbe determinare una nuova impennata delle emissioni (già i dati del 2010 si prevedono peggiori rispetto a quelli dell'anno precedente). Il primo appuntamento per verificare le intenzioni degli stati membri sarà la Conferenza Onu sul clima, a novembre in Messico.
Recession accelerates the decline in EU greenhouse gas emissions - comunicato stampa dell'Eea del 10.09.2010
Taglio della CO2, se la crisi ci dà un'occasione - da QualEnergia del 14.09.2010