Lombardia in Bici: intervista a Eugenio Galli, presidente Fiab
Inizia la settima edizione di Lombardia in Bici, la manifestazione annuale dedicata alla mobilità ciclabile. Nata per richiamare l’attenzione sugli spostamenti “dolci”, Lombardia in Bici viene organizzata in concomitanza con la Settimana Europea della mobilità sostenibile.Intervista di Eco dalle Città al Presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta Eugenio Galli.
14 September, 2010
Lombardia in Bici è alla sua settima edizione. Era nata per sensibilizzare i cittadini sul tema della mobilità sostenibile. Oggi ha ancora questo ruolo?
Certamente. In questi anni i cambiamenti ci sono stati. E’ aumentata la partecipazione della gente. C’è stato un maggior coinvolgimento e tante adesioni a livello istituzionale.
Gli effetti di Lombardia in Bici si vedono nel lunghissimo periodo. L’attenzione del pubblico, i mutamenti di opinione rispetto a certi temi, richiedono infatti tempi lunghi. Perché si tratta di ottenere un consenso attorno ad un aspetto della vita cittadina. E per vedere risultati ci vogliono anni.
Quindi Lombardia in Bici si sta avvicinando a questo obiettivo?
La manifestazione sta gradualmente cercando di fare questo. Consideri che in questa edizione si è alzata la qualità delle iniziative. Ci sono, ad esempio, convegni di buon livello che puntano a fare la differenza rispetto al passato. E’ una manifestazione a 360° che si rivolge alla bici non solo come strumento per il proprio tempo libero, ma soprattutto come mezzo di spostamento, da mettere al centro di qualunque politica cittadina per la mobilità. Se un limite c’è stato, è quello della mancanza di una presa di coscienza a livello politico. Come esempio è sufficiente pensare alla mancanza di coordinamento: non c’è tra i comuni, e neppure tra comune e provincia. Così capita di vedere un’amministrazione comunale che realizza una ciclabile fino ai propri confini territoriali, ma il percorso poi non continua dall’altra parte.
E infatti l’impressione che si ha è quella di una scarsa concretezza. Prendiamo a Milano il Piano della Mobilità ciclistica che anche la Fiab aveva contribuito a preparare. Che fine ha fatto?
E’ un’impressione pienamente condivisibile. Il Piano non ha fatto né un passo in avanti, né uno indietro. Era nato con due grandi propositi. Il primo di mettere a fuoco i temi della mobilità ciclistica su cui il Comune di Milano doveva investire. Il secondo di essere uno strumento aperto al pubblico, di stimolare la partecipazione dei cittadini. Invece ha fallito su entrambi i fronti. Non c’è stato nessun ulteriore sviluppo dopo la sua presentazione. E non è mai “uscito” dal Palazzo verso i cittadini. Il risultato è che siamo ancora fermi al punto di partenza.
In vista delle prossime comunali presenterete un pacchetto di richieste da sottoporre ai futuri candidati e da illustrare alla città?
Lo faremo, ma le dico già da ora che la risposta è molto facile: presenteremo nel 2011 le stesse priorità già illustrate nella campagna elettorale del 2006. Perché siamo fermi allo stesso punto. Ad eccezione del bike-sharing che comunque è rimasto fermo alla fase 1. Troppe le promesse e pochi i fatti concreti: i parcheggi che vengono presentati per bici e invece sono solo per moto, i cantieri bloccati, le piste e le corsie mai realizzate.
Occorre come dicevo cambiare ottica e avere una visione del ciclista non più occasionale ma che fa un uso della bici quotidiano per andare al lavoro. Per questo si deve affrontare il problema in modo serio e occuparsi di segnaletica, moderazione di traffico, parcheggi, accordi con Atm per un uso intermodale dei diversi mezzi. Milano deve essere accessibile in bici a tutti e in condizione di sicurezza, prendendo a modello realtà vicine come Reggio Emilia, Parma, Bolzano e più lontane come Copenaghen.
In conclusione, a proposito di intermodalità, a che punto siamo con l’integrazione bici-mezzi pubblici?
Anche qui siamo completamente fermi. Avevamo fatto una proposta all’Atm presentando un nostro progetto per l’intermodalità ma non abbiamo mai avuto una risposta.