Calo delle emissioni, Silvestrini: «Innalzamento obiettivo Ue è necessario, Italia miope»
Eco dalle Città intervista Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed esperto internazionale di energia e cambiamento climatico. L'adozione, da parte dell'Europa, di un target più ambizioso in materia di contenimento dei gas serra sembra l'unica scelta plausibile, ma l'Italia continua ad andare controcorrente
21 September, 2010
Secondo l'Agenzia europea per l'ambiente, le emissioni di gas climalteranti dell'Europa sono diminuite del 17% rispetto al 1990, rendendo molto prossimo il raggiungimento dell'obiettivo che la stessa Ue si era prefissa, ovvero di tagliare i gas serra del 20% entro il 2020. Si aprono dunque nuovi scenari per l'immediato futuro, che prevedono la possibile adozione di target più ambiziosi. Ne parliamo con Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed esperto internazionale di cambiamento climatico ed energia.
L'Unione Europea ha già quasi raggiunto l'obiettivo della riduzione del 20% delle emissioni di gas serra entro il 2020. Si trattava di un impegno troppo modesto, oppure la crisi economica ha cambiato del tutto le carte in tavola?
La crisi internazionale ha avuto sicuramente un ruolo importante nel calo delle emissioni, ma l'obiettivo era davvero troppo modesto. Non è un caso che già in occasione della COP 15 di Copenaghen l'Unione Europea era pronta ad alzare la soglia al 30%, qualora in quella sede si fosse raggiunto l'accordo per il dopo Kyoto (come poi non è stato, ndr). Non credo, tra l'altro, che la riduzione delle emissioni sarà completamente annullata dalla ripresa economica, e dubito che si riesca a ritornare, perlomeno nel prossimo futuro, ai livelli pre-crisi.
È scontato, dunque, che l'obiettivo del 20% verrà ritoccato al rialzo?
L'innalzamento dell'obiettivo è necessario non solo per ragioni strettamente ambientali, ma anche perché rappresenterebbe una opportunità di sviluppo importante per tutte le industrie “verdi” degli stati membri. Consentirebbe inoltre all'Europa di dare un segnale negoziale forte in un momento in cui l'ecodiplomazia mondiale è evidentemente in crisi. Per questo si spiega la reiterata proposta di Germania, Francia e Gran Bretagna di puntare a un risultato più ambizioso, richiesta che non a caso è stata sottoscritta anche da diversi gruppi industriali europei (tra cui, unica fra le aziende italiane, la Barilla). Dubito comunque che si riesca a presentare un nuovo obiettivo già a Cancun (in occasione della Conferenza Onu sul clima in programma a novembre, ndr), ma nel 2011 questo potrebbe sicuramente avvenire.
L'Italia, intanto, continua a dichiararsi contraria all'innalzamento degli obiettivi...
Si tratta di una posizione minoritaria e miope, che, per assecondare una minoranza del mondo dell'industria, rischia di penalizzare la gran parte dei settori industriali attualmente in sviluppo.