Ferraris: «Taglio CO2 del 30% al 2020 è obiettivo ragionevole, ma vanno responsabilizzati gli enti locali»
A colloquio con Sergio Ferraris, direttore di QualEnergia, a proposito della possibilità di aumentare la soglia europea di riduzione dei gas serra entro il 2020. Secondo l'esperto, bisogna puntare a un obiettivo realistico, per evitare strumentalizzazioni. Indispensabile inoltre aumentare il protagonismo degli enti locali
23 September, 2010
Nell'ambito del dibattito sulla possibilità che l'Unione Europea adotti obiettivi di limitazione dei gas serra più ambiziosi di quelli attuali (già quasi raggiunti grazie alla crisi economica internazionale), Eco dalle Città intervista Sergio Ferraris, esperto del settore e direttore responsabile del magazine specializzato QualEnergia
Sembra sempre più probabile un innalzamento della soglia europea di riduzione dei gas serra dal 20 al 30% entro il 2020. Sarebbe un obiettivo adeguato, oppure si può fare ancora meglio?
Quello di tagliare i gas climalteranti su scala continentale del 30% entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990, ndr) mi sembra un traguardo realistico, e fa bene la Merkel, insieme a Francia e Inghilterra, ad insistere perché venga adottato. Puntare a un target ancora più ambizioso, come quello di tagliare il 40% entro la stessa scadenza, potrebbe cogliere il comparto industriale ancora impreparato e finire con il rivelarsi addirittura controproducente.
In che senso?
Una riduzione così drastica potrebbe essere strumentalizzata in favore del nucleare, che già è stato indicato dal direttore generale del ministero dell'Ambiente, Corrado Clini, come una strategia per ridurre le emissioni. Credo sia preferibile, invece, puntare ad obiettivi più realistici, dando il tempo al settore produttivo di adeguarsi. Il 40% potrebbe essere una soglia ragionevole per il 2030, come ha già proposto qualcuno.
Il ruolo degli enti locali nella lotta al cambiamento climatico è cruciale, ma non sempre valorizzato. Puntare a un obiettivo più spinto potrebbe aumentare questo protagonismo?
Credo che gli enti locali vadano responsabilizzati di più rispetto al loro contributo in termini di riduzione dei gas serra, tanto più in previsione di un eventuale aumento della percentuale di CO2 da tagliare. Purtroppo l'Italia non ha ancora attivato concretamente il cosiddetto burden sharing regionale, ovvero la suddivisione tra le regioni degli oneri per il raggiungimento del target assegnato all’Italia dall’Unione Europea (del meno 17%, entro il 2020, rispetto al 1990, ndr). In assenza di questo meccanismo, una regione poco virtuosa sa che sarà il governo centrale a sobbarcarsi eventuali sanzioni, per cui non è sufficientemente motivata a far meglio. Se l'obiettivo di riduzione divenisse ancora più severo, sarebbe indispensabile responsabilizzare maggiormente gli enti locali.