Rifiuti in Campania, una crisi mai finita
Intervento di Alessandro Bratti per Terra 30/10/2010
12 October, 2010
Alessandro Bratti
COMMENTI. La differenziata non decolla, il termovalorizzatore di Acerra ha tre linee su tre ferme, la provincializzazione del sistema non funziona. Ecco perché l’emergenza continua.
Credo che sulla situazione campana e con particolare riferimento a Napoli e Caserta sia necessaria un’operazione verità: troppe promesse, troppa propaganda, qualche bugia per trasmettere un messaggio che si è rivelato drammaticamente falso: “L’emergenza Campania è finita”. Purtroppo, e lo dico con amarezza, non è così. Le vicende di questi giorni lo testimoniano; ma a più riprese diversi deputati del Pd avevano segnalato che la camorra continuava ad essere attiva, la legislazione speciale non avrebbe funzionato, la provincializzazione del sistema era un errore, la raccolta differenziata andava a rilento, l’inceneritore di Acerra avrebbe avuto problemi seri di funzionamento, il controllo delle emissioni non veniva realizzato a norma di legge, gli altri impianti di incenerimento non sarebbero partiti, le ecoballe non avrebbero potuto essere smaltite in questi impianti, i fondi per pagare il personale dei consorzi erano esauriti, le misure di compensazione ambientale non sarebbero state finanziate e che in definitiva i Comuni sarebbero rimasti soli. Tutte queste questioni sono sempre state vissute con una sorta di fastidio da parte del governo che si è sempre trincerato dietro lo slogan: siamo quelli del fare e abbiamo risolto definitivamente l’emergenza. Purtroppo per la Campania e per l’Italia le cose non stanno così.
Nella seduta in sede Bicamerale “ecomafie” del 14 aprile 2010 così dichiarava il ministro Prestigiacomo: «...Possiamo affermare con soddisfazione che l’anno 2010 rappresenta davvero un importante traguardo per la regione Campania, perché è l’anno in cui viene sancita definitivamente la chiusura della fase emergenziale...». E ancora: «Occorre ricordare che nel 2007 la produzione di rifiuti indifferenziati era di 2 milioni e 600 tonnellate e che oggi il dato fornito dalla Protezione civile ci dice che si producono meno di 2 milioni di tonnellateanno. La stessa cosa dichiarava il Dr Bertolaso nelle diverse relazioni presentate al Parlamento. Il dubbio legittimo che viene è come sia possibile che nella realtà campana in un anno si sia ridotta la produzione di rifiuti di circa il 25%! Assolutamente non vero. Sarebbe un dato di efficienza del sistema superiore a quello delle realtà più virtuose del Nord Europa! Interessante è anche capire, con l’impiantistica in campo, quanto tempo il sistema campano dei rifiuti è sufficientemente garantito.
Qui le approssimazioni sono paradossali: si va dai quattro anni (dichiarazione di Bertolaso) ai tre anni della Prestigiacomo ai due anni di Caldoro. Allo stato dell’arte le quattro discariche funzionanti risultano avere i seguenti tempi di vita: Savignano (Av) si esaurisce entro il febbraio 2010, S.Arcangelo Trimonte (Bn) entro maggio 2012, San Tammaro (Ce) febbraio 2010, Chiaiano (Na) febbraio 2012 e Terzigno (Na) aprile 2011. Lo stesso ministro Prestigiacomo nella discussione relativa al DL 90/08 parlando delle risorse economiche ipotetiche messe a disposizione dal governo annunciava che l’«obiettivo di questi interventi “compensativi” è quello di operare una bonifica ambientale e paesaggistica di aree che sono state adibite a discariche o che sono contaminate da sedimenti pericolosi» e inoltre «…intendiamo assumere l’onere di riparare ai guasti ambientali che altri han commesso e che hanno defraudato uno dei territori più belli e floridi di Italia». Poi a proposito di Terzigno: «Il governo anziché scegliere la scorciatoia di rimpicciolire il Parco di Terzigno per escludere l’area delle discariche esistenti, ha scelto di mantenere i vecchi confini del Parco in una prospettiva di bonifica delle aree compromesse al suo interno».
Ma parliamo dei dati relativi alla raccolta differenziata raggiunta nei comuni campani. Così si esprime Bertolaso: «Per quanto concerne i dati relativi all’anno 2009 rappresento che la maggioranza dei Comuni (quindi più della metà dei 551) che, come evidenziato, hanno il compito di fornire i dati relativi al proprio territorio di competenza, nonostante le varie diffide, a tutt’oggi non hanno ancora ottemperato a tale obbligo. Pertanto attualmente non è possibile comunicare dati attendibili in merito all’attuale andamento della raccolta differenziata». Quindi queste ipotetiche percentuali sono o non sono vere? Ma guardiamo la questione degli inceneritori. Bertolaso ha spesso dichiarato che l’impianto di Acerra funziona e funzionerà a pieno ritmo dichiarando che «non vi sono problemi se non quelli legati alla normale manutenzione e che le emissioni sono tutte rispettate».
Intanto, le tre linee sono ferme. Non è chiaro però perché queste misure in autocontrollo e soprattutto le analisi effettuate da Arpac non sono pubblicate sul sito dell’Osservatorio cosiddetto della trasparenza né tantomeno si ritrovano sul sito dell’ARPAC. Ma dove sono questi dati? E sempre sul funzionamento di Acerra come si conciliano i dati snocciolati da Bonomo, responsabile del gestore dell’impianto di Acerra, che sostiene che l’inceneritore ha trattato sino ad ora, nei primi nove mesi, 397mila tonnellate di rifiuti, con i dati forniti ufficialmente dall’Osservatorio che indicano che dall’inizio del funzionamento ad Agosto 2010 sono stati trattati oltre 588mila tonnellate di rifiuti, producendo più di 588mila megawatt di elettricità. Ancora una volta siamo in presenza di cifre sparate a caso, magari corredate di grafici e istogrammi. E degli altri tre inceneritori si sono perse le tracce. Soprattutto non è chiaro come verranno smaltite le 7000 ecoballe. I dispositivi legislativi riportano che verrà costruito un impianto a Santa Maria la Fossa ma non parte nulla.
Lascia inoltre molto perplessi la nomina del prof. Gennaro Volpicelli a Direttore generale di ARPAC dopo che lo stesso professore è stato presidente della Commissione di collaudo dell’inceneritore di Acerra. Qualche dubbio permane sul funzionamento dei bruciatori. Ci si chiede se non vi siano difetti strutturali dell’impianto. Risulta inoltre un uso di gasolio frequente al posto di rifiuti da bruciare. Il dubbio che al contrario di ciò che ha detto Berlusconi questo non sia un impianto tra i più moderni esistenti è più che lecito. Ma è interessante riportare cosa dice a proposito della situazione della regione il 14 luglio 2009 il Prefetto Pansa sempre in Bicamerale: «Ebbene, stimo che queste quattro discariche (riferendosi a quelle in funzione) consentiranno, insieme a tutte le altre strutture, di raccogliere rifiuti perlomeno per altri tre anni».
E ancora: «In questo momento, invece, viviamo una fase particolarmente felice, in quanto sia le discariche, sia i siti di stoccaggio, sia gli impianti di trattamento hanno una capienza e una capacità tali da consentire l’autonomia per qualche anno ancora. In poche parole, abbiamo un arretrato che pesa anche sulle strutture. I nuovi termovalorizzatori dovranno servire per bruciare questo materiale». Una dichiarazione quanto meno incauta! In definitiva un mare di imprecisioni, di dati non veri e soprattutto molta propaganda. A questa va aggiunta una situazione complicata relativa al personale degli ex consorzi di Napoli e Caserta ora uniti in una società provinciale di difficile gestione. Come Pd abbiamo proposto più volte una disponibilità a lavorare insieme per risolvere le emergenze che riguardo ai rifiuti stanno attanagliando il sud dell’Italia. Non c’è soddisfazione nel vedere che le cose non funzionano. Abbiamo fatto proposte ma ancora oggi l’unica risposta che abbiamo avuto del governo è che l’emergenza in Campania non c’è. E su questo ritengo abbiano ragione nel senso che dall’emergenza purtroppo la Campania non è mai uscita!