Servono nuove discariche
Da Il Denaro 24/09/2010
13 October, 2010
Che cosa si sta facendo a Napoli e nelle altre città assediate in Campania per scongiurare la nuova imminente crisi dei rifiuti?
La giornata di ieri scivola via con una riunione di circa un'ora, al mattino, a Palazzo San Giacomo, tra il sindaco Rosa Iervolino, il prefetto di Napoli, Andrea De Martino e il generale Mario Morelli (responsabile per la Protezione civile dei flussi per lo sversamento dei rifiuti). Un vertice che serve a tracciare l'ennesimo punto della situazione.
In contemporanea c'è l'audizione, in Commissione Ambiente del Consiglio regionale di Giovanni Romano, assessore regionale al ramo.
Quindi, nel pomeriggio, è la volta di un comitato per l'ordine e la sicurezza convocato in prefettura, al quale partecipano anche l'assessore provinciale all'Igiene Angelo Caliendo e l'Arpac (l'agenzia regionale per l'Anbiente).
Sul tappeto i provvedimenti da assumere per far riprendere lo sversamento dei rifiuti a Napoli e le misure da mettere in campo per fronteggiare una nuova stagione di roghi tossici alla diossina.
In pratica nulla che faccia pensare che la soluzione alla nuova emergenza sia vicina.
Quel che è certo è che la competenza principale oggi ricade sulle Province.
E dunque, poichè l'emergenza si concentra soprattutto a Napoli, spetta alla squadra di Luigi Cesaro che guida la giunta di Palazzo Matteotti indicare la soluzione percorribile.
Quella suggerita dalla protezione civile - ossia l'utilizzo di Cava Vitiello, vicino la discarica di Terzigno - è insomma solo un'ipotesi che toccherà a Cesaro vagliare, accettare o scartare per suggerire eventualmente altre strade.
L'attivazione di Cava Vitiello è duramente avversata dai comitati civici e dalle amministrazioni comunali del territorio che ancora attendono le opere per la messa in sicurezza della discarica oggi attiva.
L'unica certezza è che la soluzione va individuata entro i prossimi quattro mesi, ossia il lasso di tempo entro il quale le discariche di Chiaiano e Terzigno saranno sature.
1600 TONNELLATE
AL GIORNO
A Napoli si producono infatti ogni giorno 1600 tonnellate di rifiuti, circa 1 chilo e mezzo a persona. La discarica di Terzigno si esaurisce a fine anno e Chiaiano tra fine anno e metà dell'anno prossimo a seconda di come procede l'attività di sversamento. Nel giro di quattro, massimo sei mesi, dunque, il Comune di Napoli potrebbe avere dalle 1-000 alle 1.200 tonnellate al giorno (le altre andrebbero spedite con aggravio di costo, in altre province o in altre regioni).
E' questo il dato tecnico di partenza della crisi rifiuti cui si associa il nodo del funzionamento, a scartamento ridotto, del termovalorizzatore di Acerra che brucia attualmente solo 300 tonnellate al giorno con un solo forno attivo.
Gli altri due forni sono in manutenzione ordinaria. Lavori che dureranno per almeno tre mesi. Poiché uno dei tre forni è sempre spento Acerra può bruciare al massimo la metà delle tonnellate di rifiuti prodotti a Napoli. Il termovalorizzatore di Napoli est è già stato appaltato ma servono almeno tre anni per la realizzazione.
L'Asia dovrebbe innanzitutto incrementare la raccolta differenziata sia per ridurre il volume di spazzatura conferita in discarica, sia per ridurre i costi di depurazione del percolato sia per evitare il cattivo odore che rende insopportabile, alle popolazioni, l'idea di avere una discarica nel proprio quartiere. Ma sta di fatto che, anche raddoppiando il livello attuale di differenziata da 150 a 300 (fino a 700 tonnellate nel 2011 dice l'Asia) di tonnellate ne rimangono 900 da collocare ogni giorno. Tra l'altro in mancanza di isole ecologiche e di siti di compostaggio inviare fuori regione la parte organica dei rifiuti costa attualmente da 160 a 200 euro a tonnellata.
ENERAMBIENTE
Ma in attesa che questi nodi vengano al pettine alla base della crisi di questi giorni a Napoli c'è soprattutto la protesta per il lavoro. Protagonisti sono i cosiddetti stagionali della cooperativa Davideco utilizzati dalla Enerambiente, l'azienda che con l'Asia si occupa della raccolta e dello smaltimento rifiuti a Napoli.
Protestano perché è stato loro comunicato che per 400 addetti dal primo novembre - quando partirà il nuovo appalto che vede coinvolte due ditte liguri - non ci sarà più lavoro. Dietro la decisione un groviglio di norme interpretate all'italiana sul quale anche la procura vede vederci chiaro: secondo l'ispettorato del lavoro, infatti, Enerambiente si sarebbe servita di 300 lavoratori assunti tramite una società interinale, mettendo in atto di fatto un subappalto dal momento che la forza lavoro esterna rappresenta quasi la metà di quella in organico (700 persone).
GLI ESUBERI
Di qui l'esubero di 400 dipendenti e le azioni di guerriglia messe in campo con il blocco dei camion e lo stop alla raccolta che - si sospetta - vedrebbero alleati in un patto di solidarieta' anche alcuni lavoratori assunti di Enerambiente e i loro congiunti, molti dei quali sarebbero parenti di quelli stagionali. Per questi, qualora la circostanza denunciata dal Comune venisse confermata dai fatti, c'è il rischio di una denuncia per interruzione di servizio.