Napoli, 250 tonnellate di rifiuti in strada, ma il Comune stavolta non vuole colpe
Le prime giacenze si erano accumulate sabato 16 ottobre, quando 45 camion carichi di rifiuti erano rimasti bloccati a causa delle proteste contro la realizzazione di una nuova discarica a Terzigno. Domenica 17 le tonnellate di rifiuti non raccolti sono diventate 250. Stavolta però il Comune di Napoli non ci sta a fare da capro espiatorio, e l’Assessore Giacomelli dichiara: “deve essere chiaro che con la legge di fine emergenza, la raccolta è stata affidata alla Provincia e alla Regione”
18 October, 2010
Il primo a comunicare quanto sta accadendo a Napoli è stato l’assessore comunale all’igiene Paolo Giacomelli, che attraverso un comunicato stampa ha avvertito: in strada ci sono più di 250 tonnellate di rifiuti non rimosse.
Questa volta il problema è Terzigno. La protesta contro la realizzazione di un’altra discarica nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio sta impedendo, infatti, i normali conferimenti di rifiuti. I camion, carichi dell’immondizia raccolta a Napoli, vengono bloccati, restano pieni e non possono ripartire per altri turni di raccolta. L’assessore Giacomelli, ha dichiarato, alle 13 di oggi (per chi legge, si tratta di domenica 17 ottobre) i mezzi carichi che non hanno potuto sversare sono 60, sabato erano 45. Gli stessi camionisti, avendo responsabilità dei mezzi che portano, non possono andare via e restano per ore prigionieri dei blocchi. Le criticità maggiori riguardano i quartieri di Montecalvario, Chiaia, Posillipo, Avvocata e Mercato Pendino.
I rifiuti, quindi, restano in strada. Ma questa volta il Comune non vuole responsabilità. Sempre nella nota diffusa da Giacomelli ci legge: deve essere chiaro che con la legge di fine emergenza, la raccolta è stata affidata alla Provincia e alla Regione. Ai comuni, per poter avere un efficiente ed efficace servizio di raccolta, si deve assicurare la certezza dei conferimenti. Il Comune di Napoli si mette sulla difensiva e prende le distanze dalle tonnellate di rifiuti che da sabato si stanno accumulando in strada.
Secondo Giacomelli, a questo punto, si rende necessario un incontro tra Regione, Province e Comuni, per individuare delle soluzioni ed evitare ulteriori blocchi alle attività di raccolta.
I manifestanti, intanto, continuano con la loro protesta: Sappiamo che bloccando la discarica e impedendo lo sversamento, dichiarano, la conseguenza sarà l’aumento della spazzatura nelle strade, e in questo momento c’è una volontà politica di facilitare una nuova emergenza. Ma noi difendiamo il nostro territorio. A Terzigno, infatti, protestano tutti, anche le mamme e i bambini a scuola. Hanno paura delle conseguenze che un’altra discarica potrebbe avere sulla loro salute. Al coro di voci dei comitati e dei manifestanti si è unita fin dall’inizio anche quella di Legambiente Campania. Diciamo che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Già l’apertura della discarica Sari, una della discariche dell’ecomafia degli anni ’90 era chiaramente un errore ed una ferita dal punto di vista ambientale, sociale, economico e sanitario, ora dopo la notizia dell’inquinamento delle falde acquifere cosa altro dobbiamo aspettare affiche’ si abbandoni la scellerata idea di aprire la cava vitiello nel pieno del Parco Nazionale del Vesuvio. È quanto dichiarato sulla vicenda da Michele Buonomo e Paquale Raia, rispettivamente presidente e responsabile Aree Protette di Legambiente Campania.
Una porta per il dialogo è stata aperta da Cesaro, il presidente della provincia di Napoli, che ha promesso di trovare un’alternativa valida all’apertura della discarica di Terzigno. Resta necessario però, per Cesaro, trovare un luogo in cui sia possibile realizzare una discarica con una capienza di 3 milioni di tonnellate, in territorio partenopeo.