Vesuvio, "la discarica non s'ha da fare"
Ancora proteste alle falde del Vesuvio e ancora rifiuti in strada a Napoli. Gli abitanti di Terzigno e dei comuni limitrofi sono preoccupati per l’economia locale, per la loro salute, e vivono come una forma di sacrificio la realizzazione di un’ennesima discarica nell’area. Intanto, mentre Comune e l’Asìa negano una loro responsabilità, il presidente della Regione, Caldoro, decide di mandare i rifiuti napoletani nelle altre discariche campane
20 October, 2010
È uno stato di vero e proprio caos quello che regna a Napoli in questi giorni. 400, 1100, 1800 tonnellate di rifiuti ancora a terra, i giornali “danno i numeri”, ma basta camminare per le strade del capoluogo per avere reale percezione del problema. Ci sono giacenze ad ogni angolo.
I rifiuti vengono raccolti, ma arrivati a Terzigno i camion diventano per ore ostaggio dei manifestanti: sono i cittadini di Terzigno che non vogliono una nuova discarica sul loro territorio. Chi abbia ragione e chi torto è difficile dirlo, ma un dato di fatto c’è: dalla metà degli anni ‘90 Monte Somma e Vesuvio hanno ospitato tre discariche mai bonificate, oltre 2 milioni di tonnellate di rifiuti, 10 discariche abusive ed altre non ancora censite. Una situazione diventata insostenibile per gli abitanti dell’area. La discarica del Monte Somma, ormai chiusa, si trova a Somma Vesuviana, mentre le discariche vesuviano sono ad Ercolano (ora chiusa) e a Terzigno, la famosa cava Sari, attualmente ancora in funzione e contro la quale, vale la pena sottolinearlo, non si mai alzato un grido di protesta. L’indignazione e la frustrazione dei cittadini sono arrivate dopo, quando nel febbraio 2010, il Consiglio dei Ministri decideva di aprire una seconda discarica a Terzigno, Cava Vitiello di dimensioni quasi cinque volte più grande della contigua ex-Sari.
Ci ha pensato il Tar del Lazio, a cui hanno fatto ricorso Legambiente Campania ed Ente Parco, a bloccare la decisione. La normativa vigente, si legge nel documento del collegio giudicante, ha disposto il subentro delle Province, anche per il tramite delle società provinciali, nella gestione dell’ intero ciclo dei rifiuti, per cui l´ente competente all´eventuale attuazione dell´intervento di realizzazione della discarica Cava Vitiello é la Provincia di Napoli, per il tramite della propria società provinciale. In sostanza è la Provincia, non il Consiglio dei Ministri, che deve decidere sul da farsi.
Una boccata di ossigeno breve per i comitati contro la discarica, visto che la nuova emergenza, cominciata a metà settembre, ha reso evidente che le discariche attualmente attive (Chiaiano e Terzigno – Cava Sari) raggiungeranno nel giro di qualche mese la saturazione, e allora cosa fare? Si aprono nuovi fossi, un progetto già c’è e la Provincia ha ricominciato a guardare a Cava Vitiello come possibile soluzione.
Ma perché i cittadini di Terzigno non vogliono la nuova discarica? È solo la logica del “Not in my Backyard”a muovere tutta la comunità (intendendo con questo termine, i sindaci, le donne e anche i bambini delle scuole)?
In una lettera diffusa dai Comitati si legge: Gli abitanti del territorio vivono una condizione di sofferenza continua, con un fetore che avvolge e appesta tutta l'area a valle rendendo la vita impossibile. Le aziende sono in crisi; uno dei migliori vini campani ed anche uno dei più antichi vini del mondo ha i vitigni che sorgono nei pressi della discarica e in una zona che puzza all'inverosimile. Lo stesso dicasi per il Pomodorino piennolo DOP, per l' albicocca vesuviana e per le imprese alberghiere: tutte con serie prospettive di fallimento.
Paura condivisa da Gennaro Langella, sindaco di Boscoreale, comune adiacente a Terzigno, che ha dichiarato: qui se chiudono i ristoranti rischiamo che si perdano settecento posti di lavoro, e a pensarci bene sono numeri non tanto lontani da quelli della crisi Fincantieri a Castellammare.
Un tentativo di difendere l’economia locale quindi, ma non solo. C’è anche preoccupazione per la salute dei cittadini.
Il 12 ottobre, il Commissario Regionale dei Verdi, Francesco Borrelli ha presentato un esposto alla Procura: la falda acquifera sottostante la Cava Vitiello, dove si dovrebbe realizzare la seconda discarica di Terzigno, è inquinata e fortemente compromessa. La denuncia di Borrelli si basa su delle analisi realizzate da Settore Ambiente della Provincia di Napoli, che hanno interessato i pozzi della Cava Sari adiacente Cava Vitiello.
E poi c’è la rabbia. Si sentono messi sull’altare del sacrificio gli abitanti di Terzigno e dei comuni vicini. Hanno accettato la prima discarica, scendendo a patti tutti i giorni con l’aria che loro dicono insopportabile. Vivono l’apertura di un altro fosso come una forma di accanimento nei loro confronti. In questi giorni gli scontri si sono fatti molto duri. C’è un’intera comunità contro la polizia. Terzigno un po’ come Chiaiano. Ma se la storia insegna qualcosa, allora c’è da aspettarsi che la protesta non scemerà facilmente. Nel quartiere a Nord di Napoli, dopo due anni e la militarizzazione dell’area, continuano quotidianamente i presidi dei comitati contro la discarica.
Altro tassello è la questione normativa. L’area in cui sorgono Cava Sari e Cava Vitiello è stata dichiarata Riserva Mondiale dell’Unesco, Sito d’importanza Comunitaria (Sic), ai sensi della Direttiva “Uccelli” dell’Unione Europea e Zona di protezione Speciale (Zps) ai sensi della direttiva “Habitat” dell’Unione Europea. Basandosi su questo non solo le associazioni ambientaliste, ma anche i sindaci dell’area ed il Presidente dell’Ente Parco, si oppongono strenuamente alla realizzazione della discarica in Cava Vitiello.
Ma intanto la protesta continua, i rifiuti si accumulano in strada. E allora che si fa? Il Comune si scarica di ogni responsabilità. Non è un problema di raccolta, ma di conferimento, quindi di competenza della provincia. Fortini, amministratore delegato di Asìa, finora sotto accusa per l’ennesima emergenza napoletana, dichiara: non è un problema di differenziata, ma di un sistema rigido e fragile.
E allora la Regione scende in campo: Stefano Caldoro firma un’ordinanza con la quale, evocando motivi di ordine pubblico e di tutela della salute, cercherà di alleggerire i flussi di rifiuti destinati alla discarica di Terzigno. In sostanza, "i Comuni ed i gestori degli impianti STIR della provincia di Napoli, che attualmente conferiscono i propri rifiuti alla discarica di Terzigno, conferiranno gli stessi presso le discariche di Savignano Irpino (AV), San Tammaro (CE) e Sant'Arcangelo Trimonte (BN)".
Il Presidente della Regione assicura che il provvedimento avrà durata brevissima, al massimo fino a martedì 26 ottobre, quando dovrebbe ripartire la seconda linea di Acerra, e già comincia la protesta delle province che dovranno ospitare i rifiuti napoletani, ma questa è un’altra storia…