Rinnovabili, secondo l'Aeeg gli incentivi sono «troppo generosi»
Nel corso di un'audizione al Senato, il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha chiesto che vengano rimodulati i meccanismi di funzionamento del mercato dei certificati verdi, i titoli negoziabili nati per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Secondo l'Autorità, gli incentivi sono troppo generosi e rischiano di diventare economicamente insostenibili per il sistema paese
22 October, 2010
È necessario rivedere il sistema di incentivi alle energie rinnovabili, oggi «troppo generoso», in modo da abbattere i costi che l'Italia sta affrontando per incoraggiare lo sviluppo queste fonti energetiche. Lo sostiene il commissario dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas (Aeeg), Tullio Fanelli, che è intervenuto nei giorni scorsi ad un'audizione presso la X commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato. L'Aeeg, in particolare, chiede che venga rivisto il meccanismo dei certificati verdi, sistema incentivante introdotto nel nostro paese dal “Decreto Bersani” sulla liberazione del mercato dell'energia elettrica.
In pratica, si tratta di titoli negoziabili con un certo prezzo di mercato – ad ogni certificato corrisponde una certa quantità di CO2 “risparmiata” rispetto alle fonti fossili – emessi ogni anno dal Gestore dei servizi energetici (Gse) su richiesta dei produttori di energia da fonti rinnovabili (sulla base di quanta elettricità gli stessi produttori contano di ricavare nell'anno in questione). I titoli vengono poi rivenduti dai produttori di energia “verde” alle aziende che utilizzano fonti tradizionali (petrolio, carbone, gas, etc), che in questo modo compensano le proprie emissioni, rispettando, pur se solo attraverso la compravendita dei certificati, l'obbligo di legge che impone loro di usare il 2% di fonti rinnovabili. Il meccanismo in vigore attualmente – ed ecco il sistema incentivante – prevede che i certificati in esubero vengano riacquistati a fine anno dal Gse, in modo che il prezzo di mercato dei titoli non subisca contraccolpi e le aziende di rinnovabili continuino a ricavarne un vantaggio.
Un sistema piuttosto generoso, che ha fatto sì, come rileva l'Autorità, che oggi in Italia ci siano «richieste di installazione di impianti rinnovabili per ben 100.000 megawatt, molte delle quali al Sud, una quantità superiore a tutta l'elettricità attualmente prodotta in Italia e pari ad oltre cinque volte l'obiettivo di sviluppo delle rinnovabili». In altri termini, la produzione di energia da fonti rinnovabili (e quindi i certificati verdi emessi) supera di gran lunga il 2% di quella ricavata da fonti fossili (e quindi i certificati verdi che trovano un acquirente) e il costo del surplus grava di fatto sul Gse. Un segnale, secondo Fanelli, che dimostra che «il sistema di incentivazione che abbiamo è un po' troppo generoso e che su questo sistema bisogna intervenire, non certo per ridurre gli obiettivi di sviluppo di queste fonti ma per ridurne il costo». E l'Aeeg fornisce anche una stima di questi costi: la spesa totale per i certificati verdi «è pari a quasi 1600 milioni di euro per una quantità di energia elettrica di circa 16 terawattora. L’incentivazione media, quindi, è di quasi 100 euro per megawattora». A questa cifra va aggiunto il ricavo che il produttore ottiene dalla la vendita dell’energia, mediamente pari a 70 euro per megawattora.
Alla luce di questa situazione, secondo l'Autorità «rischiano di emergere, nel medio termine, evidenti problemi di sostenibilità economica degli attuali meccanismi di incentivazione posti a carico dei consumatori». Per questo, Fanelli chiede che venga realizzata una «revisione del meccanismo dei certificati verdi al fine di ripristinare la struttura d’origine, prevedendo che i certificati verdi possano essere ritirati dal Gse solo a scadenza, e modificando le modalità di fissazione del prezzo di ritiro da parte del Gse degli stessi certificati in scadenza».