Discariche in Campania, quanto servono i conflitti
È per il momento congelata l’apertura di cava Vitiello, ma è sempre così che finisce? A quanto servono i conflitti generati dalle comunità locali? Eco dalle Città ha provato a ripercorrere la storia delle discariche aperte negli ultimi anni in Campania
25 October, 2010
Simona Cipollaro
“Congelamento” di Cava Vitiello a Terzigno come seconda discarica, bonifica immediata della ex Cava Sari che resterà aperta fino a esaurimento e l'impegno di Bertolaso a presentare la richiesta di escludere Cava Vitiello dalla legge del 2008. E' il documento congiunto stilato in Prefettura a Napoli dal capo della Protezione Civile, il governatore Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli e i sindaci dei Comuni interessati dall'apertura del secondo invaso.
Ma quale è stata la sorte delle discariche che il governo, il commissario straordinario e le amministrazioni hanno deciso di aprire in Campania negli ultimi cinque anni?
Abbiamo provato a riassumere le sorti delle discariche campane dal 2004 e l’esito dei conflitti sociali che si sono scatenati attorno alla decisione di aprire nuovi invasi.
I comitati, e i cittadini che hanno lottato contro l’apertura delle discariche, sei volte su 15 sono riusciti ad ottenerne la chiusura o la sospensione. Da segnalare che le maggiori difficoltà per i comitati locali ci sono state nelle aree a bassa densità abitativa, dove poco hanno potuto gli scontri e le manifestazioni. Idem per la discarica di Chiaiano, dove la militarizzazione ha avuto la meglio.