I pannolini lavabili “usa e riusa”: un ritorno al futuro?
Ogni anno, nella sola Europa Occidentale, circa 24 miliardi di pannolini usa e getta finiscono in discarica. Il mercato degli usa e getta cresce nei Paesi in via di sviluppo ma sempre più famiglie stanno riscoprendo i vantaggi dei pannolini lavabili, una soluzione innovativa che viene dal passato
26 October, 2010
Massimiliano Milone
Nei suoi primi tre anni di vita un bambino cambia oltre 5000 pannolini usa e getta (valutando mediamente 6 cambi al giorno fino al primo anno di vita, 5 cambi fino al secondo anno e 3 fino al terzo anno), che si trasformeranno in una tonnellata di rifiuti non riciclabili. Ovviamente è possibile ridurre o aumentare il numero di cambi giornalieri, ma la sostanza non cambia.
L’impatto ambientale dei pannolini usa e getta
Per produrre i pannolini usa e getta vengono impiegati notevoli quantità di prodotti chimici (plastica, sbiancanti, ecc), ma anche acqua, energia e un’enorme quantità di polpa di legno (cellulosa). È come dire che ogni pupo contribuisca ad abbattere l’equivalente di una decina di alberi ad alto fusto, prima ancora di aver imparato a leggere! È stato infatti calcolato che 500 pannolini corrispondano ad un albero di medie dimensioni.
Per non parlare dell’inquinamento dovuto ai processi di produzione e al trasporto su tir in giro per l’Europa. Ma non finisce qui. I pannolini, a causa della loro particolare composizione e del contenuto di residui organici, rappresentano una delle tipologie di rifiuto più difficili da gestire e smaltire. Una volta finiti in discarica necessitano di circa 450 anni per decomporsi (Fonte Unesco, vedi documnto allegato) e possono essere causa di contaminazioni del suolo e delle falde acquifere. Se invece finiscono in inceneritore, la combustione dei materiali sintetici di cui sono composti può dare origine alla pericolosa diossina.
Il consumo di pannolini usa e getta in Europa
Affrontato su larga scala, questo argomento diventa di un’importanza cruciale. Ogni anno, infatti, circa 24 miliardi di pannolini usa e getta vengono usati da quasi 16 milioni di bambini in Europa occidentale (Fonte: Edana). Questo impatto ambientale è tale da non poterci lasciare indifferenti.
Ogni anno solo la Gran Bretagna consuma circa 3 miliardi di pannolini (il 4% dei rifiuti domestici), che finiscono in discarica. Per acquistarli, gli inglesi spendono ogni anno l’equivalente di 893 milioni di euro, 1.500 euro a bambino mentre lo stato spende oltre 60 milioni di euro per smaltirli in discarica o incenerirli.
Secondo gli ambientalisti con soli 223 milioni di euro si potrebbero regalare a tutti i genitori inglesi pannolini lavabili gratis e anche fornire loro i servizi gratuiti per il lavaggio. Un bel risparmio!
Usare i pannolini riutilizzabili in cotone piuttosto che quelli usa e getta farebbe inoltre risparmiare 890 euro per il primo figlio, 1200 per il secondo se si usano gli stessi pannolini.
Già oggi in Gran Bretagna molti comuni offrono sussidi ai genitori che usano pannolini riutilizzabili, in maniera diversificata: qualche comune lo fa temporaneamente, altri lo applicano nel lungo periodo, altri ancora offrono anche servizi di lavaggio pubblici.
In Germania già nel 2000, il 20% delle famiglie faceva già uso dei pannolini riutilizzabili: una soluzione che ha consentito alle famiglie di risparmiare circa 300-400 euro l’anno.
In Gran Bretagna il primo impianto di riciclo per pannolini usati
L’azienda Knowaste ha avviato in forma sperimentale la costruzione di un impianto pilota per il riciclo dei pannolini usati, ubicato presso una zona industriale vicino a West Bromwich, nella regione dei Midlands in Gran Bretagna. Si tratta del primo impianto di riciclaggio in grado di autoalimentarsi attraverso l’energia generata dal recupero dei materiali organici dei pannolini stessi. L’impianto, che darà lavoro a 25 persone e sarà attivo 24 ore su 24, dovrebbe essere operativo entro la fine dell’anno. L’impianto si propone dunque quale alternativa economica e ambientale alle discariche e agli inceneritori.
Secondo i piani dell’azienda la percentuale trattabile rappresenterà il 2% del rifiuto integro, la rimanente frazione verrà invece essiccata, sterilizzata e separata in pasta cellulosica e plastica da reimpiegare in nuovi processi produttivi: i prodotti che usciranno dall’impianto verranno utilizzati per fabbricare tegole e materiali di copertura, carta da parati e addensanti industriali.
Roy Brown, Presidente di Knowaste ha dichiarato: «Più di 750.000 tonnellate di pannolini sono smaltiti nel Regno Unito ogni anno, una cifra che sottolinea l’importanza dello sviluppo di usi alternativi per la fase di smaltimento».
Cina e India: un mercato in espansione?
Nei paesi in via di sviluppo il mercato dei pannolini usa e getta sta facendo gola alle grandi industrie del pannolino, partite all’assalto di Cina e India. Secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano inglese The Independent, India e Cina contano rispettivamente 55 e 40 milioni di bambini sotto i due anni, tutti probabili acquirenti di pannolini. Tuttavia solo il 2% dei bambini in India e il 6% in Cina utilizzerebbe i pannolini usa e getta essendo ancora molto diffusa la pratica dei pannolini di stoffa. In India le mamme restano per ora fedeli alle tradizioni ed utilizzano ancora i pannolini di stoffa, realizzati anche con vecchi tessuti poiché c’è la credenza che la stoffa assorba l’essenza della persona che li indossa ed assicuri nel contempo la protezione spirituale per il benessere del bambino. Inoltre sembra che alle mamme indiane piaccia riciclare la maggior parte dei prodotti utilizzati per la famiglia. La Cina invece sembra più propensa all’introduzione del modello occidentale usa e getta, soprattutto la classe media del paese.
I pannolini lavabili “usa e riusa”
Esistono valide alternative all’usa e getta? Ci sono due possibilità: i pannolini usa e getta ecologici e quelli lavabili. I primi sono realizzati in mater-bi o in pla (prodotti ricavati dagli amidi vegetali), ma la soluzione realmente innovativa va a pescare nel passato, quando si utilizzavano pannolini di stoffa lavabili, ma non bisogna pensare ai classici ciripà e alle fasce di una volta.
I lavabili di oggi, che potremmo battezzare “usa e riusa” perché una volta usati finiscono in lavatrice anziché in pattumiera, sono pratici da mettere e togliere, garantiscono una buona tenuta e sono anche graziosi.
Qui in Italia sono ancora poco diffusi, ma nel modo anglosassone, in Francia e in Germania, sempre più genitori “eco-sensibili” scelgono di utilizzare i pannolini lavabili per i propri figli.
Ne esistono di vari modelli: a taglia unica o variabile, pre-piegati, anatomici, in cotone bio, in spugna, in flanella, in bambù o canapa, in poliestere; la varietà di prodotti disponibili è veramente impressionante ed all’inizio si rischia di rimane disorientati. Sono suddivisi in tre parti:
- un “prepannolino” e cioè un velo sottilissimo di carta biodegradabile o tessuto naturale, a contatto diretto con la pelle del bambino: è l’unica parte che si getta e la sua funzione è quella di impedire che il pannolino lavabile si sporchi eccessivamente;
- un nucleo centrale assorbente, formato (a seconda dei modelli) da una fascia, da una mutandina o da un panno in cotone 100% o altra fibra assorbente;
- una mutandina esterna unita al pannolino (la chiusura è con bottoncini o velcro) in microfibra, impermeabile e traspirante (permette cioè all’aria di passare ma non all’acqua di fuoriuscire), facile da lavare e rapida da asciugare.
Una volta effettuato il cambio il velo di carta va gettato mentre la parte in cotone può essere lavata tranquillamente in lavatrice a 60 gradi.
Purtroppo non è facile trovare i pannolini lavabili nei negozi vicino casa (ho verificato personalmente), ma basta navigare qualche minuto su internet per decidere dove acquistare modelli di ogni tipo e per tutte le tasche.
Pannolini lavabili per la salute del pianeta, del bambino e... del portafoglio!
Secondo Acquisti verdi «l’impatto ambientale del ciclo produttivo di un pannolino usa e getta è elevatissimo rispetto a quello di un pannolino lavabile: 3,5 volte più energia, 8 volte più materie prime non rinnovabili, 90 volte più risorse rinnovabili, 2,3 volte più acque di scarico, 30 volte più di rifiuti solidi. Per produrne 500 occorre abbattere un albero di medie dimensioni».
Dopo tutta questa serie di controindicazioni appare evidente che i pannolini lavabili non rappresentino un ritorno al passato, ma anzi una scelta valida per la salute dell’ambiente.
Un fattore di non secondaria importanza da considerare è il sensibile risparmio economico, che deriva dall’acquisto dei pannolini lavabili. La spesa per i pannolini incide in modo determinante sul bilancio familiare soprattutto se si opta per le marche più note.
Proviamo a fare qualche semplice conto partendo dal dato dei 5000 pannolini, che mediamente un bambino utilizzerebbe in due anni e mezzo. Quanto si spenderebbe scegliendo pannolini usa e getta? Considerando un prezzo medio tra 0,23 e 0,36 euro (prezzi da supermercato variabili a seconda del modello prescelto) si arriverebbe ad una spesa compresa tra 1150 e 1800 euro.
Di contro, per l’acquisto di un kit di 20 pannolini lavabili più 6 mutandine (due per taglia) più una scatola di veli (si trovano scatole con 100 veli a 5 euro) si spenderebbe in tutto tra i 500 e i 650 euro, a seconda dei modelli e della marca scelta. Quindi più o meno un terzo rispetto alla spesa richiesta per i monouso.
Altroconsumo ha calcolato una spesa per i pannolini riutilizzabili compresa tra i 500 e i 1.100 euro, contro i 1.600 dell’usa e getta.
Se poi aggiungiamo che questi pannolini possono essere riutilizzati per altri figli a “costo zero” il risparmio aumenta! Se invece non servono più invece di buttarli si possono donare ad associazioni, che li danno in beneficenza a mamme e bambini che ne hanno bisogno.
I costi dei pannolini in Italia sono i più alti d’Europa
Un’inchiesta condotta tempo fa dal quotidiano Il Tempo ha rilevato che in Italia i costi dei prodotti per l’infanzia sono i più alti d’Europa e aumentano di anno in anno. Anche i pannolini fanno una pessima figura! Un capofamiglia in Italia può spendere anche il 300% in più rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Acquistare una confezione da 45 pezzi (da 3 a 6 chilogrammi, secondo il modello e la marca) costa nel Bel Paese 16 euro. In Francia lo stesso prodotto viene venduto a 11,30 euro, in Belgio a 10,99, in Irlanda a 7,98 e in Inghilterra, dove il risparmio è notevole, soltanto 6,83 euro.
Prosegue Il Tempo: «Alle mamme e ai papà del Nord Italia quasi converrebbe prendere l’automobile un giorno qualunque della settimana, varcare i confini della Penisola, entrare per esempio in Francia o in Austria e fare una grande scorta di pannolini».
Una curiosità: esisterebbe un rapporto diretto tra il costo dei prodotti per l’infanzia e il tasso di natalità. In Irlanda e in Francia dove si applicano politiche a sostegno della famiglia il tasso di natalità ha segno positivo. Dove ciò non avviene si passa al segno negativo, come in Italia!