"L’Italia del Riciclo", pubblicato il rapporto 2009
Gli effetti della crisi non hanno mancato di farsi sentire nemmeno nel settore del riciclo, che registra una riduzione del 24,7% dei quantitativi gestiti, conseguente al calo di produzione. Aumentano però i tassi di riciclo in tutte le filiere e l’esportazione dei prodotti riciclati verso i Paesi in crescita. On line il testo del rapporto 2009 "L'Italia del Riciclo"
28 October, 2010
FISE Unire e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile hanno presentato a Palazzo Montecitorio il Rapporto 2009 "L’Italia del Riciclo", uno studio annuale che raccoglie i dati relativi ai flussi di materiali conferiti negli impianti di riciclo e alla domanda di mercato.
Il primo elemento che emerge dal rapporto è che complessivamente la quantità di rifiuti destinati agli impianti di riciclaggio è calata del 24,7%, passando da 31,88 tonnellate a 24 milioni. Un dato che non sorprende se messo in relazione con la crisi del 2008-2009.
La riduzione è dovuta in gran parte al calo di produzione della siderurgia, a cui fa seguito una riduzione nell’impiego di rottami ferrosi del 34,4%.
In forte calo anche la quantità di alluminio riciclato, che diminuisce del 27,9%. In calo anche la carta (-10,8%), la plastica (-9,9%), il legno (-4,4%) e il vetro (-3,2%). Per quanto riguarda il bilancio import-export “fatta eccezione per la carta da macero, l’Italia è importatrice di materiali destinati al riciclo per circa 6 milioni di tonnellate e il saldo negativo del commercio estero di tali materiali nel 2009 è calato di ben il 60,5%, passando da 6,17 milioni di tonnellate a 2,44 milioni il 60,5%, passando da 6,17 milioni di tonnellate a 2,44 milioni di tonnellate: data la crisi della domanda interna quindi la carta ha aumentato ulteriormente le esportazioni, mentre gli altri settori hanno ridotto le importazioni e aumentato le esportazioni”.
Parallelamente al calo dei quantitativi destinati agli impianti di riciclaggio, aumentano le percentuali di riciclo relativamente ai quantitativi immessi in commercio: l’acciaio cresce tra 2008 e 2009 dal 70 al 78%, la carta dal 74 all’80%, il legno dal 53% al 58%, la plastica dal 31 al 33%, il vetro dal 65 al 66%. Tendenza negativa solo per l’alluminio, in calo di 8 punti percentuali, dal 58 al 50%.
“Anche in un periodo di crisi economica – ha commentato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – un settore cruciale della green economy, come quello del riciclo dei rifiuti, non solo regge, ma riesce a fare passi in avanti significativi. Questo Rapporto sull' Italia del riciclo, ci fa vedere che non c'è solo la crisi dei rifiuti di Napoli, ma che esiste ormai in questo Paese una vasta attività di riciclo dei rifiuti che, in non pochi settori, è fra le più avanzate d'Europa. Abbiamo intere Regioni dove le raccolte differenziate sono intorno al 50% e settori come quello degli imballaggi dove si ricicla il 64% dell'immesso al consumo."
Per quanto riguarda i RAEE, per i quali il 2009 è stato l’anno del decollo di questa tipologia di raccolta, i dati sono in crescita, da 126.000 tonnellate nel 2008 a 193.000 nel 2009, anche se il rapporto fra apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato e RAEE raccolti è di circa 935.881 tonnellate contro 193.037, dunque circa 5 a 1.
Nel complesso però il recupero dei rifiuti si rivela un punto di forza in crescita nell’economia nazionale, come ha evidenziato Corrado Scapino, Presidente di Unire. “Nonostante la contrazione della produzione e della domanda interna, che ha avuto inevitabili riflessi negativi anche sui volumi riciclati, le raccolte sono in crescita e i tassi di riciclo (già elevati) si avvicinano sempre più ai picchi di eccellenza europei. Ma per poter compiere quel salto di qualità necessario ad uscire definitivamente dalla crisi le aziende devono vedere affiancati i propri sforzi da un reale impegno del Governo per un sistema davvero efficiente sotto diversi aspetti: quello della concorrenza nel mercato (in particolare tra soggetti pubblici e privati), quello della semplificazione delle norme e delle procedure, in una parola, quello della convenienza a investire in tecnologie e rimanere in Italia. Altrimenti si corre il rischio che, come è avvenuto per altri settori economici, anche il riciclo si sposti all’estero, in particolare nelle economie emergenti, sottraendo occupazione e risorse attualmente impiegate nel nostro Paese.”