Convegno a Montecitorio per il dispositivo antismog della Dukic
Il 5 novembre 2010 si è svolto a Roma, presso la Sala delle Conferenze della Camera dei Deputati, un incontro sui temi dell'inquinamento veicolare, dei rischi per la salute causati dalle polveri sottili e delle possibili e concrete alternative sostenibili. Tra gli altri l'appoggio del professor Montanari, contestatore dei filtri antiparticolato
09 November, 2010
Paolo Procaccini
«I filtri anti-particolato sono un affare da 30 miliardi di euro in Italia», dichiara Michele Campostrini. «In circolazione nelle Regioni italiane - continua Campostrini - ci sono 5 milioni di auto diesel che per installare un filtro anti-particolato da 1000 euro spenderebbero complessivamente 5 miliardi di euro. A questi devono essere aggiunti i veicoli commerciali e industriali che sono 3,5 milioni e i cui filtri costano tra i sei e gli otto mila euro, ovvero una spesa complessiva di circa 25 miliardi». Cifre da far strabuzzare gli occhi, anche se a installare i Fap fosse soltanto il 20-25 per cento del parco veicoli complessivo, raggiungendo una spesa tra i sei e gli otto miliardi di euro.
L'inventore del “TreDCarVan” della DukicDayDream spara a zero in occasione della conferenza dal titolo: “DukicDayDream, la verità sui filtri anti-particolato”. L'appuntamento organizzato dal deputato Pdl, Francesco Aracri, non era un congresso sull'ambiente generico, bensì un consesso in cui fare il punto della situazione sulla faccenda filtri Fap e sulla mancata omologa del diverso dispositivo dell'azienda veneta.
Negli Stati Uniti l'incontro sarebbe stato esercizio (legale) di lobbying in grande stile: c'è l'azienda e i suoi soci, ci sono giornalisti (pochi) e televisioni (locali) e, naturalmente, non manca il deputato che porta avanti la causa in Parlamento.
A rimbalzare la lettura ipotetica dei fatti, ci pensa Anna Dukic: «Abbiamo conosciuto l'Onorevole Aracri quando mi sono incatenata davanti a Montecitorio: è l'unico che si è interessato della vicenda». Mal pensanti con le spalle al muro, i fatti sono altri.
Nonostante il “TreDCarVan” abbia superato tutti i test indicati dai decreti 39 e 42, l'invenzione non riceve l'omologazione necessaria per ufficializzare il passaggio di categoria dei veicoli. Quindi per passare dall'euro zero, uno o due, ad euro tre, quattro o cinque. Da oltre due anni, la vicenda tocca gangli di potere importanti, con la Dukic che ottiene come unico risultato che il suo prodotto resti al bando. Ed è questo il punto: perché? Questione di soldi, di potere, o forse di entrambi? Si mormorava che i rappresentanti dell'azienda avrebbero dovuto avere la scorta, per difendersi. Ma da chi? «Non c'è stato il tempo di chiederla», spiegano dalla Dukic e, per fortuna, neanche il rimorso di non averla avuta. L'intervento sul palco dei relatori è una smentita per chiunque non creda al nuovissimo dispositivo inventato a Vicenza. Il dispositivo abbatterebbe del 30, 40, fino a raggiungere in alcuni casi il 90 per cento dell'inquinamento prodotto dalla combustione del carburante.
«Io avevo fiducia nella giustizia, ma sono accadute vicende gravissime. La Procura di Milano e il Tar Lombardia hanno insabbiato la nostra denuncia penale contro Pirelli e la Regione Lombardia, presentata in dicembre scorso , mentre la Procura di Roma fa finta di indagare ormai da sette mesi», sostiene Campostrini.
Nella sala delle Colonne di palazzo Marini a Roma, l'azienda vicentina trova più di una sponda per le fatiche profuse. Il fermo intento di superare l'impasse lo promette l'onorevole Aracri, membro della commissione Ambiente e Territorio della Camera dei Deputati. «Ci troviamo davanti a una commistione di poteri forti e pezzi di burocrazia bacata», evidenza l'Onorevole, che chiude il problema con una presa di coraggio: «L'interrogazione (depositata dal deputato il 26 ottobre scorso e diretta al ministero dei trasporti, ndr) rimane lì, perché non risolvere il problema significa fregarsene del genere umano». Scroscio di applausi in sala.
La video-inchiesta condotta dal giornalista David Gramiccioli e il regista Marco Carlucci commuove Anna Dukic, che sale sul palco con occhi umidi e arrossati. È lei che alterna ai dati le accuse. «Solo a Roma ci sono 2mila morti all'anno per inquinamento, e crescono continuamente». Ponendo nero su bianco le contraddizioni della vicenda, Dukic afferma: «Come si fa a montare dei filtri anti-particolato sui veicoli, se in commercio esistono Fap solo per mezzi pesanti? Evidentemente chiedono di comprare un'auto nuova...». Il riferimento è alla recente modifica del codice della strada: chi viaggia in zone a traffico limitato senza Fap è soggetto ad una sanzione amministrativa variabile da 155 a 624 euro la prima volta, a cui segue la sospensione della patente dai 15 ai 30 giorni se lo sfortunato autista si fa cogliere in fallo entro i due anni successivi dalla prima infrazione.
Il mondo della ricerca e della scienza è rappresentato da Antonietta Morena Gatti e Stefano Montanari. Ricercatrice sulle nano particelle, direttrice del laboratorio di biomateriali presso l'Università di Modena e consulente per la Commissione Europea nei settori di biotecnologia, bio materiali e dei dispositivi medici, la prima; uno dei maggiori esperti mondiali nello studio delle nanopolveri e conseguenti nanopatologie e direttore scientifico del laboratorio “Nanodiagnostics” di Modena, il secondo. Detto che i Fap si intasano e producono nanoparticelle (attraverso un prodotto chimico, le polveri raccolte dal filtro sarebbero ridotte di dimensioni in modo da poter fuoriuscire dalla marmitta e quindi disperdersi nell'aria, “pulendo” in parte il filtro prima intasato, ndr), Montanari, davanti ad una platea attenta e numerosa, osserva: «L'unico rimedio di oggi contro l'inquinamento è di ricavare più energia possibile dal carburante». Ovvero, una tra le tante qualità che avrebbe il “TreDCarVan” targato Dukic (le prove indicano un abbattimento del consumo di benzina dell'11 per cento, ndr). Lo scienziato, garantendo assoluta imparzialità e autonomia di analisi del dispositivo Dukic, afferma: «Questo filtro funziona ed io, non avendo alcun interesse, dico che oggi, in questo momento, l'approccio è quello giusto: consumare meno carburante. Non esistono altre possibilità». Anticipando qualsiasi accusa, Montanari tiene le distanze dall'azienda. A lui non interessa della Dukic; quel che conta è che il dispositivo funzioni e abbatta le emissioni di nanoparticelle. E se in futuro arriverà di meglio, ben venga. Una posizione a cui fanno eco le parole di Gatti: «Dobbiamo cercare di diminuire le polveri, perché hanno impatto sulla salute umana, soprattutto su anziani e bambini. Bisogna trovare soluzioni integrate che diminuiscano globalmente le polveri». Evidenziato che: «Gli scarichi dei motori a scoppio sono tra i maggiori produttori di polveri sottili (pm10), insieme con gli incendi boschivi, le eruzioni vulcaniche, nonché i processi di combustione degli impianti di riscaldamento, di molte attività industriali, degli inceneritori e delle centrali termoelettriche recando, pertanto, una situazione emergenziale soprattutto a livello urbanistico», come scrive l'Onorevole Aracri nella sua interrogazione, Gatti chiude mettendo l'accento sulla spesa sanitaria nazionale. «Non esistono farmaci che eliminino le polveri che provocano nano patologie». L'azienda ha ottenuto anche un appoggio da Unioncamere. Un atto preparato dall'unione delle camere di commercio nazionali è pronto per essere inviato ad un destinatario di tutto rispetto. «Se non otterremo risposte in breve tempo - conclude Anna Dukic -, entro la prossima settimana il fascicolo (sulla vicenda, ndr) sarà inviato alla Commissione Europea, perché l'Italia non ha ottemperato alla normativa europea». Sulla questione, Giuseppe Sant'Unione, presidente del collegio dei chimici di Modena si esprime nel video inchiesta firmata dal duo Gramiccioli-Carlucci, con una dichiarazione che probabilmente farà discutere. «Il caso più eclatante è avvenuto circa due anni fa a San Benedetto del Tronto. Abbiamo eseguito le prove in presenza dell'Arpa e il funzionario che seguiva il tutto, insieme ai suoi colleghi, è rimasto assolutamente meravigliato, perché la mattina abbiamo eseguito le prove senza dispositivo, poi nel pomeriggio abbiamo eseguito le prove sullo stesso automezzo, con il dispositivo acceso. Non voleva credere che fosse lo stesso automezzo. E infatti è andato a controllare il contachilometri, il numero di targa e il numero del motore, ed era quello. La cosa più divertente è che poi tutti questi dati son spariti... Compreso il funzionario».