Agenzia internazionale dell'energia: politiche sul clima troppo deboli, ancora lontani gli obiettivi internazionali
La Iea ha pubblicato l'edizione 2010 del rapporto World energy outlook, che traccia il quadro delle politiche energetiche globali, del mercato delle rinnovabili e della richiesta di fonti fossili. Se l'impegno dei governi per contrastare il cambiamento climatico non sarà rafforzato con decisione nei prossimi anni, la temperatura dell'atmosfera potrebbe aumentare di 3,5 gradi centigradi, e la domanda di petrolio salirà a livelli insostenibili
11 November, 2010
L'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) ha presentato l'edizione 2010 del World energy outlook (Weo 2010), rapporto annuale sul mercato energetico, sugli investimenti nel settore e sulle diverse fonti. Secondo il report, il futuro del mondo dal punto di vista dell'energia, sia per quanto riguarda l'approvvigionamento che la sfida al cambiamento climatico, dipenderà dalle politiche adottate dai governi nazionali. Non a caso Nobuo Tanaka, direttore esecutivo dell’Agenzia, ha invitato i governi a «utilizzare l’energia in modo più efficiente» a lavorare per «svezzarci dai combustibili fossili con l’adozione di tecnologie in grado di lasciare una ridotta impronta di carbonio». A seconda dell'efficacia delle politiche che saranno adottate, il Weo 2010 traccia tre possibili prospettive: lo scenario “Nuove politiche”, quello “Politiche attuali” e, infine, lo scenario “450”.
Il primo modello è quello analizzato più nel dettaglio dall'indagine della Iea. Prevede che vengano rispettati gli impegni assunti dai governi di tutto il mondo, a cominciare da quelli del vertice Onu di Copenaghen. In questo caso, la domanda di energia primaria potrebbe aumentare, entro il 2035, del 35% rispetto al 2008, e il 50% del fabbisogno sarebbe ancora soddisfatto dalle fonti fossili. In questa previsione, secondo Tanaka, «l’energia rinnovabile potrebbe svolgere un ruolo centrale nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nella diversificazione dell’approvvigionamento energetico, ma solo a patto che venga messo a disposizione un sostegno forte e costante». Secondo l'Agenzia, infatti, le politiche attuate finora sono «complessivamente insufficienti per soddisfare l'obiettivo globale di Copenaghen di tenere l'aumento della temperatura globale al di sotto dei 2° C». Lo scenario "Nuove politiche" potrebbe dunque realizzarsi solo a patto che l’intervento dei governi a sostegno delle rinnovabili aumenti in modo convinto, passando dai 57 miliardi di dollari del 2009 a 205 miliardi nel 2035. In questo caso, l'uso delle fonti “low carbon” potrebbe addirittura triplicare per quanto riguarda la produzione di elettricità, e superare il 30% della produzione globale di energia (a fronte del 19% attuale). L'idroelettrico rimarrebbe la fonte rinnovabile più rappresentativa, affiancata però dall’eolico e l’idroelettrico. Anche il fotovoltaico potrebbe crescere in modo significativo, ma al 2035 rimarrebbe comunque al 2% della produzione totale di energia. Lo scenario prevede anche una crescita consistente dei biocarburanti, che arriverebbero a coprire l’8% della domanda di combustibili per trasporti su gomma (a fronte del 3% odierno).
Se non dovesse esserci questo “salto di qualità” nelle politiche mondiali, e venissero invece confermate le tendenze attuali, la Iea prevede un panorama molto meno roseo, con concentrazioni di gas serra in atmosfera superiori a 650 parti per milione (ppm) di CO2 equivalente, «con un conseguente probabile aumento a lungo termine della temperatura di più di 3,5 gradi centigradi». L'invito finale di Nobuo Tanaka ai governi nazionali è dunque molto chiaro: «Dobbiamo agire ora per garantire che gli impegni sul clima vengano interpretati in modo più forte possibile e perché vengano adottati impegni molto più forti da attuare entro il 2020, se non prima. In caso contrario, l'obiettivo dei 2° C potrebbe essere fuori dalla nostra portata».