Confronto Ronchi-Ronco su obiettivi di raccolta differenziata e riciclo
Venerdì 12 novembre 2010 a Savigliano si è tenuta una lectio magistralis dell'ex Ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi, sul recepimento della nuova direttiva europea sui rifiuti. All'incontro era presente anche Roberto Ronco, assessore all'Ambiente della Provincia di Torino, che ha dialogato con Edo Ronchi. Tra gli argomenti affrontati: gli obiettivi di raccolta differenziata e riciclo
16 November, 2010
Venerdì 12 novembre 2010 a Savigliano (CN), nell'ambito della festa nazionale degli Ecologisti Democratici, si è svolta una lectio magistralis dell'ex ministro dell'Ambiente e presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, dal titolo “Quando i rifiuti è meglio non produrli. Perché negli altri Paesi non esiste l'emergenza rifiuti?”. All'incontro era presente anche Roberto Ronco, assessore all'Ambiente della Provincia di Torino, che ha dialogo con l'ex ministro. Tra gli argomenti affrontati, il recepimento della direttiva europea sui rifiuti e gli obiettivi di raccolta differenziata e riciclo
Ad Edo Ronchi non convince la proposta di abbassamento dell'obiettivo del 65% di raccolta differenziata: “Se dobbiamo arrivare ai livelli di riciclo indicati nella direttiva, 50%, almeno il 70% di raccolta differenziata lo devi fare, perché una quota di scarti piuttosto significativa ce l'hai. Migliorerai al meglio possibile la qualità ma quella è la dimensione su cui puntare”.
Edo Ronchi ha precisato ad Eco dalle Città la propria posizione sulle soglie di raccolta differenziata: “Se migliorasse la qualità delle raccolte potrebbe anche andar bene un livello più basso di raccolta differenziata. Io mi riferisco alla media attuale nel mix di domiciliare e stradale: non raggiungi il 50% di riciclo se non sei almeno al 70%. Se migliora la raccolta domiciliare, e se fatta molto bene, si può abbassare la quota di raccolta per arrivare al 50 per cento di riciclo. Ricordo però che l'obiettivo europeo del 50% non è l'obiettivo massimo, bensì il minimo: almeno il 50 per cento”.
“70% di raccolta differenziata come presupposto per il 50% di recupero di materiale: occorre vedere come si declina – ha affermato Roberto Ronco - Io terrei fermo idealmente, e anche dal punto di vista sanzionatorio, il 50% di recupero reale del materiale e costringerei a spiegare in un sistema dato qual è il modo con cui lo si raggiunge, partendo a volte dal 58% di raccolta differenziata, altre volte del 70%. Perché se il sistema della raccolta differenziata è un sistema soprattutto stradale siamo costretti a ragionare col 20% di perdita di qualità. E se non cambio il sistema, e non passo a sistemi di raccolta domiciliare, devo avere percentuali di raccolta stradale differenziata molto alti per arrivare a quel reale recupero di materiale. C'è però l'effetto combinato delle cose: se costringo al 65% un sistema che ha una forte spinta sul porta a porta corro il rischio poi di avere, sì un buon risultato in temi di riciclo, ma ho dei sistemi di costo fuori controllo perché il tutto va quadrato con la tariffa pagata dai cittadini, la Tarsu, in un momento in cui i Comuni sono sempre meno disposti a ripianare le parti mancanti di Tarsu rispetto al contributo dei cittadini”.
L'assessore Ronco ha illustrato la situazione della R.D. nel torinese: “La Provincia di Torino in questo momento ha raggiunto il 50% di raccolta differenziata. E' un buon risultato, considerando la media nazionale, e ha raggiunto questo livello con all'interno una città come Torino”.
“Quanto pesa una grande città rispetto al resto della provincia?” si chiede Roberto Ronco: “Torino è la migliore delle grandi città, con una percentuale di raccolta differenziata intorno al 43% mentre il resto della provincia ha ormai raggiunto un 62-63%. A Torino circa la metà dei cittadini è servita col porta a porta, il rimanente è servito con sistemi stradali. Sappiamo quali sono le condizioni degli enti locali, sappiamo quant'è difficile andar a fare investimenti per fa passare al porta a porta i quartieri complessi della città con alta densità abitativa. Abbiamo visto, infatti, che la densità abitativa è uno degli elementi problematici quando si parte con certi progetti. Un punto percentuale di raccolta differenziata recuperato sulla città di Torino costa stabilmente, ogni anno, tra 1 milione e mezzo e 2 milioni di euro. Vuol dire che se alla città di Torino imponiamo di passare dal suo 43% a un presunto 65% dobbiamo recuperare la bellezza di 22 punti percentuali. Vuol dire almeno 22 milioni di euro in più all'anno di costi. Stiamo facendo delle riflessioni con la città per verificare quanto può essere fatto realisticamente stante i conti e quanto non può essere fatto”.
Roberto Ronco ha inoltre parlato del dibattito, interno ed esterno all'amministrazione provinciale torinese, sugli obiettivi di raccolta differenziata: “La Provincia di Torino, nell'ambito della discussione sul programma provinciale dei rifiuti, ha avviato un confronto serio e serrato su quale obiettivo di R.D. fissare per i prossimi tre o quattro anni. Se dobbiamo scrivere d'ufficio 65% sappiamo che quell'obiettivo è irraggiungibile avendo una metropoli come Torino al suo interno”.
“Ci viene in aiuto la direttiva europea – ha continuato Roberto Ronco - che si concentra soprattutto sulla percentuale di materiale effettivamente avviati al riciclo perché è su questa tematica che abbiamo degli spazi di intervento che sono assolutamente importanti. Nel momento in cui siamo andati ad analizzare la caratterizzazione dei rifiuti raccolti in modo differenziato, ci siamo accorti delle percentuali di scarto che sono assolutamente inquietanti: 20 – 25% sull'organico prodotto. Per quanto riguarda la plastica: fatto 100 cento la quantità di plastica raccolta, il 27% viene stoppato “in bocca d'impianto” perché non è imballaggio e un altro 18-20% viene trattato successivamente perché, pur essendo un imballaggio, non è un imballaggio conforme ai criteri degli accordi Anci – Conai”.
“Non è facile ottenere risultati a breve – ha concluso Edo Ronchi -. La direttiva europea ci chiede però un impulso diverso. Senza fare paragoni azzardati: ricordo quando introducemmo la raccolta differenziata con l'obiettivo minimo del 35%. Non immaginate la fila di sindaci e amministratori che dicevano: Ma che ti è saltato in mente? Questa è una cosa ideologica, la raccolta differenziata i cittadini della mia città non la faranno mai. Sul 35% dicevano che era un obiettivo impossibile. Poi invece il sistema è partito e adesso ragioniamo a partire da risultati come il 50% della provincia di Torino”.