Il termovalorizzatore? Secondo uno studio del Politecnico di Milano emette meno polveri di un camino
Presentato uno studio triennale coordinato da alcuni docenti del Politecnico di Milano: una caldaia a gasolio inquina 100 volte più di un inceneritore. Galimberti (Amsa): “La termovalorizzazione rimane la via migliore per tutta la frazione non riciclabile”
03 December, 2010
Termovalorizzatori: nessuno li vuole a due passi da casa, creano accesi dibattiti e sollevano tuttora numerose perplessità. Ma un dato è certo: quelli di ultima generatore limitano molto le emissioni di nano particelle nell’aria. Tanto che, numeri alla mano, i quantitativi di polveri ultrafini sprigionate di poco superiori a quelle rilevate nei fumi delle caldaie per riscaldamento domestico a gas naturale, mentre sono ben 100 volte inferiori a quelle dei fumi di scarico delle caldaie a pellet di legna o a gasolio e dei caminetti chiusi.
A questa conclusione è arrivato lo studio "Emissioni di polveri fini e ultrafini da impianti di combustione" commissionato da Federambiente al LEAP (Laboratorio energia e ambiente di Piacenza), coordinato dai professori Stefano Cernuschi, Stefano Consonni e Michele Giugliano (Politecnico di Milano) con la partecipazione dei professori Aldo Coghe (Politecnico di Milano) e di altri docenti dell’Università di Brescia e dell’Università di Parma. Presentato ieri al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, lo studio ha analizzato criticamente le conoscenze scientifiche oggi disponibili sulla formazione di polveri in impianti di combustione fissi (caldaie per riscaldamento domestico e impianti di termovalorizzazione) e mobili (motori a benzina e Diesel), le emissioni che ne derivano, i meccanismi d'azione e i potenziali effetti sulla nostra salute.
In base alle misurazioni condotte, la concentrazione di particelle ultrafini nel fumo prodotte da questi impianti è in linea con quella dell'aria dell'ambiente, e in due casi su tre (Brescia e Milano) addirittura inferiore. In tutti e tre i casi le concentrazioni di particolato ultrafine del fumi dei termovalorizzatori, dotati di filtri a tessuto, sono inferiori a quella dei fumi delle caldaie civili alimentate a gasolio e a pellet.
Un esempio: il fumo prodotto dall'inceneritore Silla 2 di Milano ha una concentrazione di 11mila particelle al centimetro cubo, contro una concentrazione nell'aria di 14mila particelle al centimetro cubo. Le emissioni di una caldaia a pellet contengono 45 milioni di particelle ultrafini, quelle di un caminetto 51 milioni, quelle di un impianto a gasolio 1,3 milioni.
Lo studio è stato accolto con entusiasmo anche da Amsa, come ha sottolineato il presidente Sergio Galimberti. “L’analisi condotta dai professori del Politecnico nell'arco di tre anni, la prima in Europa, ha il pregio di certificare che le concentrazioni di polveri fini e ultrafini dei termovalorizzatori sono collocate sugli stessi livelli, e a volte inferiori, dell'aria ambiente. Valori da cento a oltre mille volte inferiori alle emissioni generate da centrali termiche alimentate a legna o a gasolio. L'energia elettrica e termica del nostro impianto Silla2 è energia pulita". "I rifiuti – ha proseguito ieri alla presentazione dei rilevamenti - sono una risorsa e il nostro consolidato sistema integrato di gestione dei servizi ambientali ci permette di utilizzarli al meglio. La raccolta differenziata in città raggiunge livelli di eccellenza, specialmente in termini di qualità, e la termovalorizzazione risulta essere lo strumento ideale per valorizzare la frazione non riciclabile". Anche l’assessore regionale al Territorio Daniele Belotti si è congratulato con gli autori. “Questo studio ci offre indicazioni importanti sui termovalorizzatori, impianti necessari per smaltire rifiuti: con impianti controllati e all’avanguardia l’inquinamento si può ridurre ai minimi”.