Berna, gli abitanti scelgono di abbandonare il nucleare nel 2039 (e non nel 2030)
Oltre il 60% dei bernesi ha votato favorevolmente al progetto dell'amministrazione locale per interrompere la produzione e l'acquisto di energia nucleare nel 2039. I cittadini hanno invece bocciato il programma EnergieWendeBern, che prevedeva di anticipare l'addio all'atomo al 2030. Risultato analogo per un'altra consultazione a San Gallo, dove il nucleare non sarà dismesso prima del 2050
03 December, 2010
Gli abitanti di Berna hanno deciso che entro il 2039 la loro città smetterà di comprare e produrre energia nucleare. Il 60,6% dei cittadini, infatti, ha approvato un progetto del governo cittadino e federale che prevede, appunto, la rinuncia all'atomo entro i prossimi 29 anni. Attraverso un referendum popolare, la cittadinanza era chiamata a scegliere tra questo progetto e un'altra iniziativa, chiamata EnergieWendeBern, che fissava invece al 2030 l'addio al nucleare. Questo progetti più restrittivo è stato però bocciato dal 50,2 % dei bernesi. La consultazione è stata indetta in un momento in cui il dibattito intorno al nucleare nella capitale svizzera è molto infuocato. La richiesta di realizzare una nuova centrale nucleare di Mühleberg (sito che ospita già un impianto, ormai quasi giunto a fine vita), che l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (Ifns) ha già approvato pur se prescrivendo accertamenti supplementari, ha infatti suscitato violente reazioni in una parte della popolazione, che nelle scorse settimane è scesa in piazza per protestare. Il referendum consultivo, però, sembra aver dato ragione alla parte di cittadinanza favorevole alla persistenza dell'impianto.
Analoghi risultati ha dato la consultazione che si è svolta nella città di San Gallo, dove i cittadini hanno respinto l’iniziativa socialista “Stadt ohne Atomstrom” (Città senza energia atomica), che prevedeva l’immediata rinuncia al nucleare. Come nella capitale, gli abitanti hanno approvato una controproposta avanzata dal parlamento cittadino, che prevede la completa rinuncia all'energia atomica entro il 2050.
Tutto capovolto a Basilea, dove il cantone si era opposto alla costruzione di nuove centrali nucleari, puntando esclusivamente alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Il Consiglio degli stati ha però bocciato (con 24 voti contrari e solo 11 favorevoli) l'iniziativa cantonale, invitando la Camera a rigettare l'istanza. Secondo il consiglio, infatti, le varie misure in materia energetica (miglioramento dell'efficienza, potenziamento delle rinnovabili, importazione di elettricità e realizzazione di centrali anche nucleari) devono essere portate avanti simultaneamente, e le fonti “verdi”, da sole, non possono assicurare l'approvvigionamento energetico della Federazione.