Rifiuti: a fine anno la prevista abolizione degli ATO. L'incertezza sull'affidamento delle competenze
La legge nazionale 42/2010 prevede entro il 31 dicembre 2010 la chiusura delle autorità d’ambito territoriale che organizzano, affidano e controllano la gestione del servizio idrico e dei rifiuti. La legge assegna alle Regioni il compito di decidere a chi trasferire le competenze. Ma a pochi giorni dalla fine dell'anno regna l'incertezza
10 December, 2010
L'ambito territoriale ottimale (ATO) è un territorio su cui sono organizzati servizi pubblici integrati, tra cui l'idrico e quello dei rifiuti. Su questi ambiti, individuati dalle Regioni, agiscono le Autorità d'Ambito, strutture con personalità giuridica che organizzano, affidano e controllano la gestione del servizio. Entro il 31 dicembre 2010 le autorità d’ambito territoriale dovrebbero chiudere i battenti. Lo prevede un provvedimento legislativo nazionale, la legge 42/2010, che mette in chiaro come a partire dalla fine dell’anno saranno nulli gli atti assunti da questi enti e demanda alle Regioni l’emanazione delle norme che disciplinano il trasferimento delle funzioni.
“A partire dal primo gennaio saranno illegittimi gli atti degli ATO. Si corre il rischio di un vuoto di potere e di ruolo. Se chiude una discarica chi deciderà sul flusso dei rifiuti? Chi vigilerà sull'affidamento dei contratti?”. Si domanda Paolo Foietta, presidente dell'ATO Rifiuti Torinese, interpellato da Eco dalle Città.
“Il provvedimento nazionale – ha continuato Foietta - ha demandato alle Regioni il compito di emanazione delle norme che disciplinano il trasferimento delle funzioni degli ATO senza indicare a chi affidarle. E questo ha creato una situazione di confusione: alcune Regioni si stanno indirizzando verso il passaggio alle Province, come il Friuli Venezia Giulia. Altre optano, Toscana ed Emilia-Romagna, per un concentramento regionale delle funzioni. E ancora, la Sicilia, prevede il mantenimento degli ATO in quanto Regione a statuto speciale”.
La confusione regna sovrana. “E' necessario fare chiarezza sulle competenze delle istituzioni sul ciclo dei rifiuti e delle acque, sia nella fase di programmazione che in quella di gestione” ha dichiarato presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione. "Mancano davvero pochi giorni al termine della scadenza fissata dalla manovra finanziaria per il 2010. Credo sia urgente che Regioni, Province e Comuni si incontrino per fare il punto su quanto sta avvenendo nei territori e tracciare un quadro complessivo che definisca, in maniera uniforme su tutto il territorio, le nuove competenze di Province e Comuni".
Le Province rivendicano l'affidamento delle competenze finora assunte dagli ATO. “Noi siamo convinti - aggiunge Castiglione - che le competenze di programmazione e regolazione esercitate fino ad ora dagli Ato debbano essere poste in capo alle Province. E siamo altrettanto convinti che la gestione dei rifiuti e delle acque debba essere affidata ad aziende specializzate siano esse pubbliche che private, tramite gare e non con concessioni dirette. Abbiamo predisposto una nostra proposta che, attraverso le Upi Regionali, stiamo sottoponendo a tutte le Regioni. Siamo pronti a discuterne da subito con l'Anci, il Governo e le Regioni, per trovare soluzioni condivise che consentano al Paese di avere un quadro di riferimento univoco in tutti i territori ''.
Anche i Comuni rivendicano la competenza in materia di rifiuti e acqua. Il 2 dicembre 2010 il Comitato direttivo dell'Anci ha approvato all'unanimità un ordine del giorno con le proposte dei Comuni in merito alla soppressione degli ATO. “La titolarità della definizione dei criteri ai quali dovrà sottostare la gestione integrata dei rifiuti è ora delle Regioni che stanno legiferando in materia, togliendo competenze comunali in tema, anche per quanto riguarda la raccolta differenziata'' ha dichiarato Filippo Bernocchi, vice Presidente Anci. ''A nostro avviso - sottolinea Bernocchi - si tratta di interventi legislativi illegittimi e contrari ai principi della leale collaborazione fra istituzioni in un settore che, e la Campania ce lo insegna, è particolarmente sensibile e merita unitarietà di intenti. Il rischio che discende da questa situazione è che venga messo a repentaglio un sistema che e' stato faticosamente realizzato nel corso degli anni e che questo ci porti ad una "campanizzazione” del Paese, con tutte le conseguenze negativa che sono facilmente immaginabili''.
A meno di un mese dalla prevista chiusura degli ATO il dialogo istituzionale sembra non avanzare. Nel corso dell'ultimo consiglio direttivo l'Anci avevano chiesto di inserire all'ordine del giorno della riunione straordinaria della Conferenza Unificata Stato-Regioni, prevista per il 9 dicembre, le problematiche relative all'abrogazione delle autorità d'ambito territoriale ottimale con particolare attenzione al trasferimento di competenza sulla gestione dei rifiuti in atto nella Regione Campania. All'ultimo momento la decisione di rinviare la riunione dopo la richiesta di slittamento da parte delle Regioni (per un altro punto all'ordine del giorno). Dura la reazione del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca: “Non possiamo che esprimere sconcerto per una decisione di una gravità inaudita. In questo modo si rischia ora di aggiungere, ad una emergenza drammatica (come quella della igiene urbana a Napoli) anche una situazione di caos istituzionale. Adesso infatti i 551 Comuni campani sono in una situazione di sbando, sia per quanto riguarda servizi pubblici essenziali, sia per la predisposizione dei loro bilanci”.