Piste ciclabili, quelle romane non raggiungono la sufficienza
Presentato un rapporto sulla viabilità ciclabile realizzato dal gruppo Ciclomobilisti per conto dell'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune di Roma. Il voto complessivo raggiunto dalle piste della capitale non supera il cinque e mezzo, soprattutto a causa di segnaletica carente, attraversamenti pedonali e carrabili poco sicuri e presenza di ostacoli lungo i tracciati
17 December, 2010
Veronica Ulivieri
Non più di un cinque mezzo. E’ questo il voto che, in media, ottengono le piste ciclabili romane, analizzate da un rapporto dell’agenzia Roma (che ha il compito di controllare la qualità dei servizi pubblici del Comune), realizzato in collaborazione con il gruppo Ciclomobilisti. Le piste migliori sono quelle più recenti; le peggiori quelle molto periferiche, oltre ad alcuni percorsi centrali ma poco curati. Lo studio ha analizzato 68 tratti ciclabili sulla base di un’ampia serie di parametri: l’accessibilità, il fondo stradale, la protezione dei ciclisti, gli attraversamenti stradali e quelli pedonali e carrabili, la visibilità, la segnaletica, gli intralci, la sicurezza e i servizi offerti ai ciclisti. A rilevare i punteggi sono stati gli stessi Ciclomobilisti (un gruppo di ciclisti che usa la bicicletta per andare al lavoro), attraverso la compilazione di questionari. I dati sono poi stati analizzati e aggregati per formare una statistica. «Nel complesso – si legge nel rapporto – 42 dei tratti monitorati raggiungono un punteggio compreso tra 50 e 75, mentre i restanti 25 si posizionano tra 26 e 49, con un punteggio medio pari a 53».
Attualmente a Roma ci sono circa 115 chilometri di piste ciclabili, quasi raddoppiate tra il 2004 e il 2008. Il municipio più ricco di percorsi per le due ruote è il quinto (via Tiburtina), mentre il terzo (piazza Bologna), il diciottesimo (Aurelio) e il diciannovesimo (Monte Mario) non contano neanche una pista. Il Piano quadro della ciclabilità, approvato dalla Giunta comunale a marzo scorso, prevede, secondo il rapporto, la costruzione di «13 percorsi già finanziati per ulteriori 65 km di piste, nonché un’altra ventina di interventi da avviare nel breve e medio periodo, per un totale di 137 km e quasi 19 milioni di euro di spesa». Alla fine dei lavori, nel 2016, Roma dovrebbe contare su una vera e propria rete di piste ciclabili per circa 1.000 km. L’elemento risultato maggiormente positivo tra quelli indagati da Agenzia Roma e Ciclomobilisti è l’accessibilità, «ossia quanto è facile capire che inizia la pista o che prosegue dopo un’interruzione rilevante»: qui il punteggio medio dei 68 tratti è pari a 70 e solo due piste (viale Oxford e i lungotevere della Vittoria e Oberdan) sono gravemente carenti da questo punto di vista. Abbastanza positivi risultano anche i punteggi riguardo alla visibilità, gli elementi di protezione per i ciclisti e lo stato e la manutenzione del fondo stradale. In questi casi, il punteggio medio supera comunque la sufficienza, andando da 62 a 65.
L’aspetto che causa maggiore preoccupazione è invece la sicurezza: le piste periferiche, buie, isolate, spiegano i Ciclomobilisti, sono pericolose di sera, al contrario di quelle che attraversano zone densamente abitate. In due casi (viale Togliatti e viale Ciamarra), sulle piste ci sono punti Sos, un elemento considerato importante, soprattutto da donne, bambini, anziani. La segnaletica carente, gli attraversamenti pedonali e carrabili poco sicuri, la presenza di gli intralci sulla pista e la mancanza di servizi sono gli altri mali diffusi delle piste ciclabili romane, che in media ottengono per questi parametri un punteggio medio che a da 42 a 44 punti. La realizzazione di attraversamenti pedonali sicuri è addirittura, per i Ciclomobilisti, «l’elemento da tenere in maggiore considerazione per aumentare l’uso delle bici e la percezione di sicurezza da parte dei ciclisti».
«La costruzione dei percorsi ciclabili appare come il risultato di troppi compromessi con le esigenze della viabilità, compresi gli impianti semaforici non progettati appositamente per il passaggio dei ciclisti, che paradossalmente rendono le piste poco sicure, tanto che spesso i tratti vengono “declassati” facendo finire la pista proprio nel punto di attraversamento», lamentano nel rapporto. La bicicletta, spiega Marco Ricco, fondatore del forum on line che ha dato vita al gruppi dei ciclisti romani, potrebbe risultare addirittura un mezzo competitivo con gli altri, permettendo una certa velocità negli spostamenti brevi. Per questo anche il servizio di bikesharing, dicono i ciclomobilisti, dovrebbe essere potenziato. A maggio 2010, secondo il rapporto, contava 27 stazioni e circa 150 bici a disposizione per oltre 8.300 iscritti al servizio. Certo, la diffusione della bicicletta a Roma per ora non è stata facile. Alle difficoltà legate alla conformazione geografica della città, costruita sui sette colli, e a quelle causate dal traffico, si aggiunge lo scarso amore dei romani per le due ruote. Secondo dati dell’Osservatorio Audimob dell’Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti), l’81,7% dei cittadini della capitale non usa mai la bicicletta, il 10,7% la utilizza solo raramente e solo il 7,6% almeno una o due volte alla settimana.
Il rapporto contiene anche una decina di osservazioni e proposte per migliorare le piste ciclabili e aumentare la diffusione della bicicletta tra i cittadini. Punto fondamentale è la soluzione delle criticità più gravi: piste ancora interrotte per lavori, segnaletica mancante, pulizia e manutenzione, fondo stradale sconnesso, attraversamenti poco sicuri. Nel documento si chiede anche all’Amministrazione di realizzare la rete di piste ciclabili privilegiando i tratti più utili e frequentati, e di fornire informazioni più aggiornate e più dettagliate sugli spostamenti in bicicletta in città (creando un sito internet ad hoc, per esempio). Altri punti su cui lo studio insiste sono la necessità di monitorare la rete ciclabile romana e di integrarla con quella dei mezzi pubblici. Serve insomma una maggiore attenzione ai ciclisti in tutto il quadro della mobilità urbana, senza dimenticare che la bici può diventare anche una risorsa turistica. Coinvolgendo i bambini, si potrebbe poi tentare, sperano i Ciclomobilisti, di avviare un «cambiamento culturale e psicologico dei romani». Solo dopo un mutamento di abitudini e di mentalità, le due ruote potrebbero affermarsi nella capitale, contando anche sui vantaggi che potrebbe offrire una bicicletta negli spostamenti di tutti i giorni: «gran parte degli spostamenti dei cittadini romani nei giorni feriali – con la parziale eccezione di quelli casa-lavoro – sono effettuati su percorsi limitati, in termini sia di lunghezza (nel 32,1% dei casi inferiori a 2 km e nel 20,4% tra 3 e 5 km) sia di durata (per il 44,6% inferiori a un quarto d’ora), dove le bici possono essere facilmente impiegate».