Simpa, la ricerca pugliese che svela, per la prima volta in Europa, l’identità del PM10
Più leggere e pericolose per la salute al nord, più pesanti e meno dannose le polveri del sud provenienti in larga parte dal Sahara. Questo uno dei sorprendenti risultati della ricerca Simpa, condotta dalle Università di Bari e del Salento con la collaborazione di Lenviros e Fai Instrumental, finanziata dalla Regione Puglia
17 December, 2010
Si tratta di una vera e propria svolta nella lotta all’inquinamento. Stiamo parlando della ricerca pugliese pubblicata nei giorni scorsi che svela l’identità del Pm10, le polveri sottili. Una svolta che avrà ricadute sia sulla valutazione delle polveri e della loro pericolosità in base alla provenienza, sia sul piano economico. Ma andiamo con ordine.
La scoperta dei ricercatori pugliesi con il progetto denominato Simpa (Sistema Integrato per il Monitoraggio del Particolato Atmosferico) ha svariate applicazioni. Serve ad individuare le sabbie sahariane e in generale i trasporti transfrontalieri; intercetta la produzione di benzopirene nelle aree industriali; dimostra che l'Italia è divisa in due per le polveri fini, più leggere e pericolose al Nord, più grosse ma meno pericolose al Sud e che quindi è sbagliato misurare con lo stesso criterio le polveri fini al Nord e al Sud; permette le misurazioni su microaree per pianificare azioni come il blocco del traffico; individua zone più ampie di misurazione attraverso l'uso del satellite.
Questa novità permetterà di applicare criteri diversi sulle diverse zone delle emissioni inquinanti. Per questo motivo potrebbe rivelarsi economicamente una vera e propria rivoluzione. L’Unione Europea infatti, in base alle direttive comunitarie, prevede multe salatissime per le macroaree che non rispettano i limiti massimi delle emissioni inquinanti, basandosi sul peso e non sulla provenienza di tali polveri. Lo studio pugliese riesce invece a dare una vera e propria carta d’identità alle polveri sottili italiane che permetterà all’Ue di emettere multe in base all’effettivo pericolo per la salute e non in base al peso. Infatti, come spiegano i ricercatori, attualmente il parametro che viene preso in considerazione non è la pericolosità delle polveri ma il peso. Per le regioni del basso Mediterraneo, si tratta spesso di un onere notevole, perchè le loro polveri spesso sono pesantissime, proprio come avviene in Puglia. Ma in Italia sembrerebbe esserci una correlazione inversamente proporzionale tra peso e pericolosità: “Le polveri fini del Tavoliere - spiega Gianluigi De Gennaro, giovane chimico dell'Università di Bari, responsabile scientifico del progetto e coordinatore della ricerca - sono diverse da quelle della Pianura Padana. A Milano le polveri prodotte dal traffico restano lì, come imprigionate in una piccola scatola. Il nostro territorio invece ha capacità disperdenti migliori perchè c'è vento, sole, scambi di calore terra-aria. Ecco perchè in Puglia siamo più soggetti agli eventi transfrontalieri cioè ad apporti di polveri da altre parti del mondo. Noi abbiamo concentrazioni di PM10 molte alte. Provengono dal Sahara e dal Nord Est dell'Europa, però per fortuna non sono così pericolose come quelle prodotte dal traffico”.
"Gli strumenti tradizionali - dice De Gennaro - misurano il particolato, cioè le polveri, ma ignorano da dove provenga. Noi invece abbiamo sviluppato strumenti e metodi per capire l'origine delle particelle, se sono locali o se provengono dall'estero. Questo ci permette, tra l'altro, di fornire all'Ue le prove richieste per ridurre le infrazioni". Pochi fino ad oggi infatti sono i tentativi di individuare tra le particelle quelle provenienti, ad esempio, dall'Africa. Ci ha provato la Spagna, utilizzando un metodo statistico. "Siamo stati noi i primi in Europa", ribadisce De Gennaro. "Ci siamo serviti di tanti strumenti già esistenti e li abbiamo usati insieme. L'idea vera è stata l'integrazione". Il prototipo realizzato dai ricercatori adesso si trova a Bari nel Dipartimento di Chimica ed è già richiestissimo da varie regioni italiane per misurare le polveri. Adesso è in partenza per Taranto dove avrà il compito di svelare la provenienza del benzoapirene.
Simpa è una ricerca finanziata dalla Regione Puglia e condotta dalle Università di Bari (Dipartimento di Chimica) e del Salento (Dipartimento di Fisica) con la collaborazione di due imprese (Lenviros srl, società spin off dell'Ateneo barese, e Fai Instruments srl), la svela per la prima volta in Europa con strumenti e metodi completamente innovativi, che segnano un significativo passo avanti nella lotta contro l'inquinamento.
La ricerca, durata 48 mesi, è costata in tutto 1 milione e 168 mila euro ed è stata possibile grazie a finanziamenti pubblici pari a 800mila euro erogati dalla Regione Puglia. "Gli esiti di questo progetto - ha detto la vice presidente Capone - rappresentano per la Regione Puglia il ritorno, moltiplicato, di un investimento rilevante per la ricerca, che quota 1 miliardo 762 milioni per la programmazione 2007-2013".
I protagonisti
Il progetto strategico (il suo nome per intero è SIMPA, Sistema Integrato per il Monitoraggio del Particolato Atmosferico), coordinato dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, ha visto il coinvolgimento di due Unità di Ricerca e di due imprese. In particolare:
Unità di Ricerca 1: Dipartimento di Chimica, Università di Bari;
Responsabile Scientifico: dott. Gianluigi de Gennaro / prof. Maurizio Caselli;
Staff: Martino Amodio, Eleonora Andriani, Isabella Cafagna, Paolo R. Dambruoso, Barbara E. Daresta, Annamaria Demarinis Loiotile, Alessia Di Gilio, Pierina Ielpo, Miriam Intini, Annalisa Marzocca, Jolanda Palmisani, Claudia M. Placentino, Livia Trizio, Maria Tutino; Unità di Ricerca 2: Dipartimento di Fisica, Università del Salento;
Responsabile Scientifico: prof.ssa Maria Rita Perrone;
Staff del Dipartimento di Fisica, Università del Salento: Ilaria Carofalo, Ferdinando De Tomasi, Adelaide Dinoi, Gianandrea Mannarini, Anna Tafuro;
Staff del Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università del Salento: Riccardo Buccolieri, Silvana Di Sabatino, Laura S. Leo.
Hanno inoltre partecipato al progetto FAI Instruments s.r.l, azienda italiana (con sede a Roma) leader nello sviluppo di strumentazione per il rilevamento e la misura dell'inquinamento atmosferico e LEnviroS s.r.l, società spin off dell’Università di Bari che fornisce servizi ambientali ad alto contenuto scientifico.
Fonte: http://www.regione.puglia.it/index.php?page=pressregione&opz=display&id=9392&keysh=benzoapirene