Recupero in crescita
Aumentano i quantitativi di rifiuti avviati al riciclo; continuiamo ad importare dall’estero “materie prime riciclate”; il settore dei “recuperatori” conferma un ruolo strategico per lo sviluppo dell’industria nazionale, ma oggi sta già subendo i primi effetti negativi della crisi dei prezzi delle materie prime
19 November, 2008
E’ questa, in sintesi, la fotografia del comparto del recupero che emerge dallo studio annuale “L’Italia del Recupero” presentato da FISE Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) a Rimini, nel corso della Fiera Ecomondo.
Il Rapporto evidenzia l’importanza del settore del riciclo, confermata dalla sua continua crescita: se negli ultimi anni la produzione industriale ha subito una contrazione dell’1,6%, le attività di recupero sono cresciute complessivamente dell’8,2%.
Il mercato del riciclo produce ogni anno 35 milioni di tonnellate di materiali recuperati sostitutivi delle materie prime vergini e di cui, in particolare: 20 sono costituiti da metalli, 5,5 da carta e cartone, 4,8 da legno, 1,8 da vetro e 1,3 da plastica. I recuperatori privati agiscono su un quantitativo di rifiuti raccolti di oltre 23 milioni di tonnellate.
L’Italia si conferma anche nel 2007 un Paese importatore di materie prime seconde riciclabili. I quantitativi di rifiuti avviati a recupero sono, infatti, ancora superiori al totale della raccolta differenziata in quasi tutti i settori industriali; discorso a parte vale per la carta, comparto in cui da qualche anno si registra un’esportazione del macero raccolto.
La costante importazione dei materiali recuperati indica che esistono ulteriori spazi per lo sviluppo della raccolta dei rifiuti. Inoltre, le alte percentuali di riutilizzo del materiale recuperato rispetto a quello vergine (generalmente più costoso sia economicamente che in termini di impatto ambientale) segnalano che il settore del recupero costituisce un giacimento potenzialmente in forte crescita di materie seconde, che occorrerebbe altrimenti importare.
Anche se, avverte Corrado Scapino, presidente di Fise Unire “Alla luce della crisi attuale è evidente che il mercato non può costituire l'unico volano per lo sviluppo di questo comparto. Appare quindi ancor più necessario puntare sull'efficienza, sulla qualità, sul contenimento dei costi dei servizi e considerare per le filiere di recupero (la cui responsabilità ricade sui produttori iniziali dei beni) più stringenti meccanismi di polluter pays (chi inquina paga)”.
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