Legambiente fotografa la sosta selvaggia nelle piazze italiane, "gioielli deturpati dal parcheggio selvaggio"
Sosta selvaggia nelle piazze più antiche delle città italiane. Da Brescia a Palermo, passando per Torino, Genova, Roma, Padova, Milano, Napoli, Siena, Verona, Bologna, Legambiente ha fotografato scene di stra-ordinaria quotidianità, con l’obiettivo di stimolare i sindaci a immediate ordinanze di pedonalizzazione
29 December, 2010
A riguardare le immagini un po’ sbiadite delle automobili che riempivano Piazza Navona a Roma o Piazza Duomo a Milano o Piazza Plebiscito a Napoli viene da dire: certo che dovevamo essere proprio sciocchi se svendevamo i luoghi più pregiati delle città trasformandoli in parcheggi.
Ma quella stessa imbecillità è dura a morire, tanto che la ritroviamo in tanti luoghi storici d’Italia dove ancora oggi monumenti antichi o geometrie medievali altro non sono che gli spazi che delimitano garage di lusso. Questi spazi di Torino, Genova, Roma, Padova, Milano, Napoli, Siena, Brescia, Verona, Bologna e Palermo Legambiente li ha fotografati e li ha inseriti in un dossier intitolato “Questa piazza non è un parcheggio”, con l’obiettivo di stimolare i sindaci a immediate ordinanze di pedonalizzazione.
Prendiamo Piazza San Zeno a Verona. Ospita la basilica omonima, capolavoro di arte romanica, un monastero che tra il IX e il XII secolo fu il più ricco e potente della città, chiostri, giardini e orti. Oggi è un grande parcheggio. A Siena, invece, Piazza Provenzano, dominata dalla chiesa di Santa Maria di Provenzano, si trova in pieno centro storico, a un passo da piazza del Campo: nonostante sia all’interno della ZTL, auto e motorini sono parcheggiati ovunque. La palermitana Piazza Bellini, dominata dalle chiese della Martorana e di San Cataldo, rappresenta il centro civico della città medievale. Adibita a parcheggio per i consiglieri comunali, oggi è aperta a tutte le auto nonostante il Comitato per lo spazio pubblico ne chieda la chiusura permanente ai veicoli. E nell’elenco si può inserire anche il Colosseo, dove con la parziale chiusura alle auto nel 1980 è nata la prima isola pedonale italiana. Trent’anni dopo, però, quella pedonalizzazione è ancora parziale, così che il monumento italiano più noto al mondo e più visitato dai turisti è ancora degradato al ruolo di spartitraffico.
“Abbiamo raccolto una serie di casi emblematici di cattiva gestione degli storici spazi di aggregazione sociale e culturale nonché del patrimonio artistico e turistico italiano - dichiara Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane di Legambiente - Piazze storiche, veri e propri gioielli, deturpate dal parcheggio selvaggio. La domanda è: se le amministrazioni locali non sono in grado di migliorare la vivibilità urbana restituendo queste poche centinaia di metri quadrati ai cittadini, come si può sperare che quegli stessi amministratori abbiano le capacità di eliminare gli ingorghi e di assicurare una mobilità più spedita e sicura nel proprio territorio?”.
Ma vediamo, oltre a quelle già citate, le altre piazze-garage individuate da Legambiente.
Piazza Vittorio a Torino, orgoglio dei torinesi per essere la più grande piazza d’Europa interamente porticata. Pedonalizzata nel 2006 per i giochi olimpici invernali, nelle notti del fine settimana è tuttavia presa d’assedio da centinaia di auto in sosta selvaggia.
Che dire poi di piazza Paolo VI, nel cuore di Brescia, dove si affacciano il Broletto, antica sede del Comune medievale (attualmente sede della Provincia), il Duomo Vecchio in stile romanico e il Duomo Nuovo tardo barocco? Dopo anni di battaglia, la piazza era stata quasi completamente liberata dalle macchine, ma nel 2008 la nuova giunta comunale ha provveduto a reinserirvi i posti auto.
Piazza Sant’Ambrogio, invece, è uno dei luoghi simbolo di Milano e la basilica da cui prende il nome una delle più antiche chiese della città. L’amministrazione comunale ha, però inserito la piazza nel piano parcheggi del 2000, contro il parere di architetti, storici dell’arte e residenti: il progetto prevede 5 piani interrati per una capienza di 581 posti auto e 70 posti per motociclette. Oltre agli scavi in area a vincolo monumentale, preoccupa la costruzione della rampa di accesso che altererebbe la natura della piazza. Diversa, ma comunque emblematica, la storia di piazza Caduti della Resistenza a Padova, nel centro di un quartiere di edilizia popolare d’inizio 900, ristrutturato all’inizio degli anni 2000. Oggi tutta lastricata, la piazza si sta lentamente trasformando da luogo di aggregazione in parcheggio abusivo. Piazza Colombo, a Genova, con i suoi portici e la sua bella fontana seicentesca al centro, continua invece a servire da grande rotatoria, nonostante un progetto del Comune prevedesse nel 2009 la sua pedonalizzazione.
Altro angolo di città da preservare e valorizzare è piazza Aldrovandi a Bologna, a ridosso della vecchia cerchia muraria dei Torresotti e all’interno di quella del XIII secolo che circoscrive una zona dall’accesso limitato agli autoveicoli. Nonostante i divieti, il traffico in piazza non è trascurabile, a scapito della bellezza dei portici, degli alberi e del secolare mercatino.
A Napoli, suscitò sogni e speranze degli ambientalisti, la pedonalizzazione di Piazza Trieste e Trento (dove vige attualmente un divieto di sosta, spesso non rispettato) e di Largo Castello, nell’ambito di un progetto che prevedeva di pedonalizzare tutta l’area tra Piazza del Plebiscito e il Maschio Angioino. Ma piazza Castello è diventata l’area di sosta dei Citysightseeing, i bus a due piani per turisti. L’amministrazione comunale vi ha, inoltre, recentemente istituito uno di due nuovi parcheggi. L’altro è sugli spalti del Maschio Angioino, alla faccia delle speranze dei cittadini che sognano una città più vivibile.
Infine Roma, dove Legambiente ha fotografato piazza delle Cinque Scole, al ghetto. Nel 2005, i residenti protestarono a gran voce contro l’uso da “parcheggio di interscambio” che veniva fatto della piazza e la pavimentazione sconnessa, e chiesero l’inserimento nella Ztl diurna e notturna. Il Campidoglio rispose con un cambiamento dei sensi unici e una barriera sul lungotevere, che risolve in parte il problema, ma per la pavimentazione, niente da fare. E proprio a Roma vide la luce trenta anni fa la prima isola pedonale urbana della Penisola, con un nuovo assetto stradale dell’area dei Fori Imperiali e il divieto di circolazione delle auto per un tratto intorno al Colosseo. Il progetto si inseriva in un più vasto programma che prevedeva la chiusura domenicale del primo tratto di via dei Fori Imperiali tra Piazza Venezia e Largo Corrado Ricci e, in prospettiva, la chiusura definitiva dello stesso tratto. Nei 30 anni successivi, nessun sindaco è stato, però, in grado di portare a compimento l’ampliamento dell’originaria isola pedonale e il vagheggiato parco archeologico.
Fonte: Ufficio stampa Legambiente