Ilva di Taranto: al via il nuovo impianto per portare la diossina entro i limiti di legge
L’Ilva di Taranto ha avviato, dal 22 dicembre 2010, il nuovo sistema di iniezione a carbone attivo che dovrebbe portare le emissioni delle diossine entro i limiti di legge. “Rispettati gli impegni”, sostiene l’ing. responsabile Capogrosso. Di altro avviso il presidente di Peacelink, Marescotti: “Mancano misurazioni continuative e indipendenti”
11 January, 2011
Un successo per l’Ilva, solo un punto di partenza per l’associazione Peacelink di Marescotti.
E’ finalmente entrato in funzione il nuovo sistema a iniezione di polvere di carbone attivo, posto a monte degli elettrofiltri (chiamati MEEP e ESP). Come descrive il Rapporto dell’Ilva “Sicurezza e Ambiente 2010”, questo sistema (vedi foto), sarebbe in grado di abbattere le emissioni di diossina, facendole rientrare nei limiti stabiliti dalla legge regionale, 0,4 nanogrammi per metro cubo di tossicità equivalente (0,4 ng TEQ/Nm3. La polvere di carbone, infatti, dopo aver assorbito le diossine, viene eliminata negli elettrofiltri più facilmente che non le sfuggenti diossine. In tal modo il livello totale di sostanze tossiche emesse si riduce notevolmente.
Circa sei mesi fa l’Ilva aveva trasmesso alle Istituzioni che avevano sottoscritto il Protocollo Integrativo dell'Accordo di Programma ("Area Industriale di Taranto e Statte" del 19 febbraio 2009) i risultati positivi delle prove di rilevamento di diossine (PoliCloroDibenzoDiossine/Furani - PCDD/PCDF), risultati che facevano sperare il raggiungimento del valori di 0,4 ng TEQ/Nm3 emessi dall'impianto di agglomerazione. E' durante la fase del processo di agglomerazione , infatti, che si viene a formare la temibile sostanza inquinante, a causa della compresenza (ad alte temperature) di carbone, metalli, cloro e ossigeno. La diossina verrà poi espulsa dalle ciminiere (tra tutte, in particolare, il camino E312).
I positivi risultati registrati hanno determinato il consenso alla realizzazione del nuovo sistema a iniezione. L’introduzione di questa tecnologia, secondo gli studi condotti in fase sperimentale, ha permesso di abbassare ulteriormente i valori delle emissioni di diossine, facendoli finalmente rientrare nei limiti stabiliti dalla legge regionale (L.R. n. 44 del 19 dicembre 2009).
In effetti, sempre secondo il Rapporto Ambiente e Sicurezza 2010 del’Ilva, il primo intervento di ammodernamento tecnologico e ambientale dell’impianto di agglomerazione aveva tenuto i livelli comunque al di sopra di quelli consentiti, nonostante un investimento iniziale di 800.000 € e costi di gestione pari a 2,5 milioni.
La riduzione del 90% delle emissioni di diossine (da 9 ng TEQ/Nm3 a 1 ng TEQ/Nm3) si è potuta raggiungere solo grazie all'azione combinata di diverse tecnologie: l’impianto di iniezione di urea (in luogo della più nociva ammoniaca), la riduzione del 50% dell’uso di cloro e, in ultimo, il sistema di iniezione controllata di carbone a monte degli elettrofiltri MEEP ed ESP.
Questi dati, seppur confortanti, fanno comprendere quanto fosse sregolata, fino a qualche anno fa, l’emissione delle diossine, e quanto sia stato inquinato il territorio jonico dagli inizi degli anni ’60 fino ad oggi.
Il direttore dello Stabilimento Ing. Luigi Capogrosso ha commentato: "Siamo soddisfatti di essere riusciti ancora una volta a rispettare gli impegni che avevamo assunto in tema di riduzione delle emissioni di diossine. Dopo la firma del protocollo integrativo avvenuto nel febbraio 2009 abbiamo compiuto un importante sforzo in termini di ricerca e innovazione tecnologica, per adeguare l'impianto di agglomerazione ai nuovi limiti".
Di tutt’altro avviso il Presidente di Peacelink Marescotti, che, invece, ridimensiona tale successo, sottolineando come la semplice apertura dell’impianto non implichi automaticamente il mantenimento degli impegni. L’Ilva di Taranto, tutt’oggi, “non ha presentato il piano di campionamento continuo per la diossina. Senza un monitoraggio continuo i cittadini e le istituzioni non sapranno mai quanta diossina emette”, specialmente "di notte” e soprattutto “quando l'Arpa non può controllare”.
Nei giorni scorsi numerosi cittadini hanno potuto riscontrare, con i propri occhi o tramite fotografie messe in rete, che di notte i fumi dell’Ilva, rischiarati dalle numerose fonti luminose terrestri, sembrano aumentare rispetto al giorno. Se si tratti di un effetto ottico o di un reale preoccupante accumulo dei fumi, può rivelarlo solo un monitoraggio ininterrotto, continuo.
Denuncia Marescotti che “dal febbraio dello scorso anno l'Arpa non effettua controlli sul camino E312 dell'Ilva. Quindi non c'è alcuna misurazione indipendente a certificare che l'Ilva si mantenga entro i limiti previsti per la diossina dalla legge regionale”.
I dati presentati, dunque, non solo non sono rilevati da soggetti terzi, ma sono effettuati in maniera discontinua.
Solo da un monitoraggio costante da parte dell’Arpa Puglia potranno venire notizie positive, che testimonino, cioè, reali inversioni di tendenza.
da Repubblica TV - video inchiesta di Antonio Cianciullo