Mar Piccolo di Taranto. Frutti di mare contaminati da diossine e PCB
Giovedì 13 gennaio 2011 il Fondo Antidiossina Taranto Onlus e l'Associazione PeaceLink hanno presentato i primi risultati di analisi svolte dall’INCA di Venezia. Su cozze pelose e ostriche, coltivate sul fondale del Mar Piccolo, riscontrati livelli di diossina abnormi. Il Presidente della Onlus Matacchiera lancia l’allarme: "Con 100 grammi di questi mitili, una donna di 50 chili supera di 13 volte la dose tollerabile giornaliera”
13 January, 2011
Fabio Matacchiera, presidente della “Onlus Fondo Antidiossina Taranto”, con la collaborazione di Marescotti, presidente di PeaceLink, ha presentato a Taranto i risultati delle analisi, commissionate dalla stessa associazione, sui mitili che popolano il fondale del Mar Piccolo di Taranto.
Il Fondo Antidiossina Taranto, dopo aver fatto analizzare il latte materno (indagine ancora in corso) e le lumache locali, si è interessato alle coltura dei frutti di mare, dell’area prospicente gli stabilimenti Ilva (in foto), per indagarne la possibile contaminazione da diossine.
Le analisi sono state effettuate su campioni prelevati due mesi prima, presso il laboratorio INCA (Consorzio Interuniversitario Nazionale di Chimica per l'Ambiente) di Venezia, centro altamente specializzato, che vanta una lunga tradizione nel campo delle diossine. Le analisi, finanziate da libere donazioni, fanno emergere un superamento dei valori di legge per le diossine e i policlorobifenili (PCB)
Marescotti precisa che l'allarme riguarda non tutte le coltivazioni, ma solo quelle che avvengono sul fondale (COZZE PELOSE, COZZE SAN GIACOMO E OSTRICHE DEL MAR PICCOLO). Dunque escluse dal campo di indagine le cozze nere che vengono coltivate su palo o su galleggianti long-line e che costituiscono il 90% della mitilicoltura tarantina. La scelta di escludere i mitili più conosciuti è stata determinata dal motivo secondo il quale “la diossina non è idrosolubile. Può essere assorbita dai molluschi se i fondali inquinati vengono smossi, essendo organismi filtratori di acque torbide capaci di trattenere il particolato in sospensione nell'acqua. Sottoinea Marescotti che “è la prima volta che a Taranto si rileva nei frutti di mare lo sforamento dei limiti di legge della diossina».
Il presidente della Onlus Fondo Antidiossina, il professor Fabio Matacchiera, spiega che “la pericolosità delle diossine è così elevata da essere misurata in picogrammi piuttosto che in nanogrammi. Nelle cozze di fondale e nelle ostriche del Mar Piccolo, i livelli di diossina sono elevati del 70% circa, ben oltre i limiti di legge”. Ecco i valori emersi. Diossine e PCB raggiungono i 13,5 picogrammi per grammo quando la legge fissa un limite di 8. C'è uno sforamento quindi del +69%.
Interessante il confronto effettuato sulle precedenti analisi; fra i “frutti di mare alla diossina” (del Fondo) e il “pecorino alla diossina” (di PeaceLink). Nel marzo del 2008 PeaceLink scoprì in un pecorino locale valori di diossine e PCB pari a 19,5 picogrammi per grammo di materia grassa, (quando il limite è 6). Il raffronto fra pecorino e frutti di mare di fondale ha evidenziato una maggiore contaminazione dei frutti di mare presi dal fondale del Mar Piccolo, in quel sito.
Qualche dato tecnico.
Il Pecorino di PeaceLink aveva un quantitativo di diossine e PCB pari a 975 picogrammi per 100 grammi di formaggio. Si superava la dose tollerabile giornaliera di quasi 7 volte per un uomo di 70 chili e di quasi 10 volte per una donna di 50 chili.
Con i frutti di mare si va ben oltre. 1314 picogrammi di diossine e PCB per 100 grammi. Si supera di 9 volte la dose tollerabile giornaliera se consideriamo una persona del peso di 70 chili. Una donna di 50 chili invece supera di 13 volte la dose tollerabile giornaliera”.
Il pericolo risiede nel fatto che queste sostanze si bioaccumulano nell'organismo, costituendo un rischio non solo cancerogeno ma anche genotossico (hanno il potere di modificare il Dna che viene trasferito ai figli). Ma non solo il passaggio da un organismo all'altro, dai mitili alle orate e ai saraghi determina il fenomeno della “biomagnificazione”, che si affianca per ciò che ci riguarda a quello della bioaccumulazione. Diossine e PCB dei mitili possono passare alle orate e ai saraghi che si nutrono delle cozze del fondale.
In seguito, i relatori hanno precisato che il loro scopo è quello di tutelare il mare e non quello di penalizzare i mitilicoltori, i quali vanno, indennizzati economicamente per i danni subiti, portando a Taranto gli interventi di sostegno economico del governo previsti per la mozzarella di bufala. Strategica è pertanto l'informazione della mappatura del fondale, in modo da individuare aree di sofferenza e fonti di inquinamento.