Micropolveri killer, a Madrid scoppia l’allarme per la salute
Spagna. Una ricerca mette sotto accusa i motori diesel. Sono dannosi per l’uomo e aumentano il rischio di ischemie, ictus e infarti. Per i medici, la direttiva Ue sull’inquinamento va rivista - da Terra del 7 gennaio 2011
13 January, 2011
Peggio del famigerato pm10 c’è solo il suo cugino minore: il pm2,5. Non si tratta di formule astratte, ma delle polveri sottili che respiriamo ogni giorno e che - purtroppo - ci fanno ammalare, a volte in modo irrimediabile. A scoprire che il pm2,5 che fuoriesce dalle marmitte dei motori a diesel fa più male delle polveri provenienti dalla combustione della benzina tradizionale è stato un recente studio congiunto dell’ospedale clinico di Valladolid e dell’Istituto sanitario Carlos III di Madrid. Medici e ingegneri hanno analizzato i dati di 27 stazioni di monitoraggio della capitale spagnola tra il 1 gennaio 2003 e il 31 dicembre 2005. Tra le migliaia di persone morte per malattie cardiovascolari, i ricercatori hanno riscontrato una «relazione lineare positiva» tra decessi e alte concentrazioni di pm2,5. In particolare hanno individuato tre specifiche complicazioni mortali: l’infarto del miocardio, malattie ischemiche del cuore e patologie cerebrovascolari.I grafici elaborati hanno evidenziato che la soglia oltre la quale cresce la mortalità è quella dei 25 microgrammi per metro cubo,
ovvero la massima concentrazione giornaliera di pm2,5 che l’organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non superare e che anche l’Italia ha adottato come soglia di guardia nel cosiddetto “decreto salva Ilva” dell’agosto 2010. Da qui sono partite le forti accuse dei medici spagnoli contro i limiti troppo alti stabiliti dalla direttiva europea sull’inquinamento dell’aria. Contrariamente al pm10, il pm2,5 ha un origine esclusivamente antropica: vale
a dire che, se il primo può essere originato anche da incendi e da fenomeni di normale erosione, il secondo esce solo dai tubi di scappamento delle automobili, e i motori diesel emet-tono particelle fino a sei volte più dannose rispetto ai motori a benzina. Molte città, inoltre, non possiedono nemmeno le tecnologie per misurare la concentrazione di pm2,5 che, essendo una frazione ancor più sottile delle micropolveri, è in grado di penetrare più a fondo nell’organismo. «L’inalazione di inquinanti gassosi - spiega lo studio - promuove la coagulazione del sangue che aumenta il rischio di infarto e colpisce soprattutto le arterie». Un altro studio, condotto dal Centro ricerche per la epidemiologia ambientale di Barcellona, ha rilevato che le persone che vivono in prossimità di una strada trafficata «soffrono di un deterioramento delle arterie due volte più rapido rispetto a coloro che vivono in zone meno inquinate». I medici spagnoli non hanno dubbi: la direttiva va rivista. «È chiaro - dicono a conclusione dello studio - che non può essere ridotta a zero la concentrazione di pm2,5 a Madrid o in qualsiasi altra grande città, ma è altrettanto necessario fare un grande sforzo per ridurre questi livelli, nell’interesse del nostro bene più prezioso collettivo: la salute».