Mobility Manager a convegno
Il resoconto dell'incontro di Parma. E gli atti
23 February, 2004
di Paolo Carli Venerdì 20 febbraio 2004 si è svolta a Parma presso Palazzo Soragna, sede dell’Unione degli Industriali Parmensi, la quarta Conferenza Nazionale di Mobility Management. La partecipazione è stata numerosa. Gli stessi organizzatori di Euromobility hanno registrato un incremento esponenziale di pubblico rispetto alle prime tre edizioni, indice del fatto che il problema della mobilità comincia ad essere avvertito in modo preoccupante da molte realtà nazionali. La Conferenza è stata divisa principalmente in tre parti. La prima, moderata da Lorenzo Bertuccio, Direttore Scientifico di Euromobility (Associazione dei Mobility Manager), costituiva una sorta di “punto della situazione” del Mobility Management in Italia. Sono intervenuti i M.Managers del Comune di Rimini, dell’ A.S.L. di Sinigallia e dell’Ikea di Firenze, presentando i loro lavori. Molto più interessanti sono stati però gli interventi di Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico Kyoto Club, e di Maria Pia Marini, Responsabile delle Politiche di Settore dell’Unioncamere della Lombardia. L’ingegnere Silvestrini ha infatti posto l’attenzione sui futuri sviluppi della figura professionale del M.M., ipotizzandone un crescendo con l’introduzione dell’”Emission Trading”in Italia nel gennaio 2005. A questa data le aziende italiane più grandi ed energivore dovranno dichiarare per legge la quantità di Co2 che immettono nell’ambiente, tale quantità, ancora non meglio specificata, non potrà superare un livello massimo. (Ovvero: le emissioni sopra quel livello saranno pagate, viceversa la riduzione di emissioni sotto il livello definito saranno "vendibili"). Potrà diventare quindi importante calcolare anche il Co2 prodotto dai movimenti casa-lavoro dei dipendenti: la direttiva non lo prevede esplicitamente ma sarebbe un'allargamento logico e si potrebbero così premiare le aziende che dimostrano di ridurre. Mentre Unioncamere della Lombardia ha presentato il suo innovativo punto di vista sul Mobility management partendo dallo studio del caso della Lombardia. Se infatti l’esistenza del M.M. dipende principalmente dal numero di dipendenti di un’impresa, la peculiarità del sistema produttivo lombardo, composto principalmente da piccole e medie imprese con meno di 300 dipendenti, ne rovescia l’impostazione concettuale arrivando all’organizzazione di bacini di dipendenti che lavorano in imprese diverse. In pratica in Lombardia l’organizzazione di un M.Management potrà trascendere i limiti principali intrinseci alla figura del M.Manager stesso, contribuendo a creare un’analisi approfondita della mobilità nella regione. La seconda parte si riferiva invece alla mobilità scolastica. Il dibattito, moderato da Riccardo Canesi, Responsabile delle Relazioni Istituzionali di Euromobility, ha visto la partecipazione di Andrea Costa, Presidente Tep S.p.a. di Parma, di Franco Pertugi, Mobility Manager del Comune di Pistoia e di Andrea Leveranno, Coordinatore del progetto Schoolway.net. Parliamo approfonditamente di mobilità scolastica nell'articolo Mobilità scolastica: ne parlano i mobility manager Ed infine la conferenza si è conclusa con un dibattito, dal titolo:”Nuovi scenari e politiche innovative per il Mobility Management”, al quale avrebbe dovuto partecipare anche il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Altero Matteoli, assente per motivi istituzionali. Sono tuttavia intervenuti al dibattito gli Assessori (o i loro sostituti) alla Mobilità del Comune di Parma, di Milano, Venezia e Firenze, moderati dall’architetto Paola Villani dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e servizi Tecnici (A.P.A.T). Il bilancio della Conferenza è stato dunque positivo. Si è documentata una positiva tendenza all’organizzazione della mobilità da parte delle imprese private, ed una consolidata pratica pubblica, soprattutto per le città medie, vere innovatrici in questo campo disciplinare. Appaiono però comunque sempre limitati gli strumenti a disposizione del Mobility Manager per disincentivare l’uso dell’auto privata.