Decreto rinnovabili, i pareri delle associazioni di settore
La commissione Industria del Senato sta raccogliendo in queste settimane i pareri delle principali associazioni che si occupano di fonti energetiche rinnovabili. Molti i correttivi richiesti, dall'eliminazione dei limiti per gli impianti su terreno agricolo al “salvataggio” dei Certificati bianchi
28 January, 2011
L'iter per il recepimento della Direttiva 2009/28/CE sulle fonti rinnovabili è giunto ad una nuova fase. Dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri, lo scorso novembre, di una bozza di decreto legislativo, in queste settimane sono in corso le audizioni parlamentari delle principali associazioni del settore, oltre a gruppi Industriali e federazioni di enti locali. Molte le osservazioni e le richieste di modifica, delle quali pubblichiamo una sintesi.
Assosolare:
Diversi i correttivi proposti dalla delegazione di Assosolare (Associazione italiana dell’Industria fotovoltaica) ricevuta dalla commissione Industria del Senato. Il primo riguarda le limitazioni imposte alla costruzione di impianti fotovoltaici a terra su aree agricole, che secondo lo schema di decreto non potranno superare 1 megawatt di potenza. Secondo Assosolare, il provvedimento sarebbe in contraddizione con il Terzo conto energia, in cui gli impianti a terra sono ritenuti compatibili con la realizzazione su terreni agricoli in quanto facilmente eliminabili a fine ciclo di vita. L'altra perplessità riguarda la revisione del sistema di incentivi a partire dal terzo anno di vita dell'impianto, accusata di mettere in difficoltà gli investitori, in quanto «metterebbe in discussione gli incentivi già stabiliti, ponendo ulteriori incertezze per il settore su un piano che sembrava ormai stabilizzato almeno fino al 2013 e per il quale sono già stati avviati ingenti investimenti». La proposta è quella di seguire l’esempio della Germania dove è stata fissata una road map a lungo termine con il graduale calo degli incentivi, roporzionale alla diminuzione del costo per la realizzazione degli impianti.
Gifi/Anie:
Anche Gifi/Anie (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane) è stata ascoltata dalla stessa commissione, alla quale ha presentato sei suggerimenti di modifica del decreto: non lasciare alle Regioni la facoltà di estendere la procedura abilitativa semplificata a impianti fino a 1 mW di potenza; rimuovere la limitazione di 50 kW per ettaro (con una potenza nominale dell’impianto non superiore ad 1 mW) per gli impianti fotovoltaici su terreno agricolo; non intervenire sul periodo di garanzia dei moduli fotovoltaici, che rimane un aspetto strettamente contrattuale e quindi privato; affidare in via esclusiva all'Enea il ruolo di destinatario dei titoli di qualificazione degli installatori; riconoscere ai distributori di energia elettrica una maggiorazione della remunerazione del capitale investito anche per gli interventi di sviluppo fisico della rete nelle “aree critiche”; rivedere il meccanismo delle aste al ribasso gestite dal Gse (Gestore dei servizi energetici) proposte per stabilire le tariffe incentivanti applicate gli impianti con potenza superiore a 5 mW, in quanto «potrebbe introdurre elementi di incertezza tra gli operatori del settore».
Fiper:
La Federazione italiana di produttori di energia rinnovabile (Fiper) vorrebbe invece che fosse ulteriormente valorizzato il potenziale delle rinnovabili “termiche” nel raggiungimento dei target fissati per il 2020. Un obiettivo da raggiungere, ad esempio, contabilizzando gli usi termici da fonti rinnovabili e rendendo «più efficiente e diversificato l’approvvigionamento di materia prima, in particolare del cosiddetto “cippato” per gli impianti di teleriscaldamento». Per l'associazione sarebbe vantaggioso «puntare sull’incremento degli impieghi delle biomasse solide legnose a fini termici e/o cogenerativi non per la sola produzione elettrica così come avvenuto nel passato». Una strategia che richiede soprattutto «contributi agli utenti finali, più che incentivi alla filiera». Per Fiper, infine, nonostante problemi e difficoltà, lo strumento dei Certificati bianchi si sta rivelando una misura efficace per la promozione del comparto termico rinnovabile, per cui andrebbe potenziato e reso più flessibile.
R.ete imprese Italia:
Apprezzamento per lo schema di decreto è stato espresso da R.ete imprese Italia (Cassartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti), che ha però manifestato preoccupazione per i possibili lunghi tempi di attuazione. Inoltre, il consorzio di imprese raccomanda di rivedere la spesa complessiva per sostenere il settore delle rinnovabili, in modo che gli incentivi non pesino ulteriormente sulle bollette dei consumatori. R.ete. imprese Italia, inoltre, ha chiesto di fissare per ogni Regione «degli obblighi specifici per il raggiungimento dei target di produzione dalle rinnovabili, e di stabilire a livello nazionale un’unica soglia di potenza massima degli impianti autorizzabili». A proposito, infine, delle politiche di efficienza energetica, le associazioni hanno raccomandato di stabilizzare le forme di incentivazione, come le detrazioni del 55% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici.
Uncem:
L’Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) è stata ricevuta dalla commissione attività produttive del Senato. L'associazione ha sostenuto che «La soluzione più lineare per non fermare gli investimenti nel settore delle rinnovabili è la previsione di una norma di garanzia che assicuri un livello minimo, ma certo, di incentivo, al fine di programmare seriamente gli investimenti». Per quanto riguarda invece le agroenergie, Uncem propone l’introduzione di un criterio di premialità negli incentivi per le biomasse forestali montane a filiera corta, che puntano su impianti di piccola taglia inserendosi in processi di certificazione ambientale.
Acquirente unico:
Acquirente unico, la società per azioni del gruppo Gestore dei servizi energetici, cui è affidato per legge il ruolo di garante della fornitura di energia elettrica ai piccoli consumatori, ha chiesto alla commissione Industria, commercio e turismo del Senato di ridurre il peso degli incentivi sulla bolletta dei consumatori. Acquirente unico ha precisato che la riduzione degli incentivi deve avvenire con tempistiche prevedibili e con un maggiore coinvolgimento dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas.
Cogena:
Anche Ascomac Cogena, l’associazione per la promozione della cogenerazione, ha messo a punto una proposta di modifica allo schema di decreto. La prima osservazione riguarda la definizione di “edificio” contenuta nello schema di decreto, che a differenza di quella indicata nella Direttiva 2010/31/CE, non richiama espressamente diverse tecnologie di generazione di energia ad alta efficienza tra cui la cogenerazione. Inoltre, secondo Cogena, per snellire la burocrazia nel procedimento autorizzatorio sarebbe meglio richiamare la Dia introducendo alcune semplificazioni, riducendo così il rischio di confusione tra gli operatori.
Prima dell'inizio del ciclo di audizioni, un panel di associazioni (Greenpeace, Legambiente, Wwf, Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto club e Ises Italia) aveva già avanzato una serie di proposte di modifica al testo del decreto, dalla cancellazione dei limiti per gli impianti su aree agricole alla riduzione al 15% del deprezzamento dei Certificati verdi (lo schema di decreto parla del 30%), dalla rimodulazione del meccanismo delle aste al ribasso all'incoraggiamento a riutilizzare impianti già esistenti (il provvedimento concede incentivi anche gli impianti «realizzati a seguito di integrale ricostruzione»).