Smog in città, Legambiente: Torino prima in Italia, a breve distanza gli altri capoluoghi piemontesi
Il dossier “Mal'Aria di città 2011” di Legambiente. Nella classifica sullo smog nelle città italiane, Torino in testa con 134 sforamenti nel 2010. “Nel 2011 tutti i giorni sopra i limiti!” Monitoraggio mobile di Legambiente a Torino: valore medio di PM10 registrato di 81 mcg/mc e 39 mcg/mc di PM2,5. Seguono a breve distanza gli altri capoluoghi piemontesi: Asti con 98 giornate oltre il limite, Alessandria con 89, Novara con 77, Vercelli con 50 e Biella con 41
31 January, 2011
Nel 2010, 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi/mc di polveri sottili oltre i 35 giorni consentiti dalla legge. Al primo posto per il PM10 Torino con 134 superamenti nel 2010 e tutti i giorni del 2011 con picchi anche molto alti (176 mcg/mc il 19 gennaio rilevati dalla centralina Grassi). Seguono a breve distanza gli altri capoluoghi piemontesi: Asti con 98 giornate oltre il limite, Alessandria con 89, Novara con 77, Vercelli con 50 e Biella con 41. Il dossier di Legambiente Mal’aria di città 2011 evidenzia la cronicità dell’emergenza smog italiana.
Lo scorso anno, in 21 città i giorni fuori limite sono stati oltre 70, ovvero più del doppio ammesso dalla normativa. Maglia nera alla Pianura Padana, dove si sono concentrati 30 dei 48 capoluoghi fuorilegge. Questo il bilancio di PM10 ti tengo d’occhio, il monitoraggio in tempo reale di Legambiente e www.lamiaaria.it, riportato nel rapporto. Livelli d’inquinamento elevati, e sostanzialmente invariati rispetto agli anni precedenti, anche per gli ossidi di azoto e i microinquinanti come il benzo(a)pirene, potente cancerogeno presente anche in città industriali come Trieste e Taranto o altre in cui il traffico è il principale responsabile dell’inquinamento come Torino, Padova e Milano.
Una situazione confermata dai dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che riporta ai primi posti della classifica delle città più inquinate Torino, Brescia e Milano, precedute solo da Plovdiv, in Bulgaria.
Dall’Europa, che da due anni esorta il nostro governo a rispettare i limiti imposti dalla normativa comunitaria, è arrivato, inoltre, un monito formale. Lo scorso novembre la Commissione europea ha deferito l’Italia presso la Corte di giustizia per non aver rispettato la direttiva sulla qualità dell’aria. Bruxelles contesta al nostro Paese la mancanza di un piano nazionale d’interventi concreti, mirati a migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane. Nonostante il governo italiano abbia approvato, ad agosto scorso, il Decreto legislativo n. 155/2010 in recepimento della Direttiva in materia di qualità dell’aria. Un provvedimento che, se da una parte, introduce nuovi limiti come quello per il PM2,5, dall’altra giustifica la mancanza d’interventi di riduzione dell’inquinamento in caso di costi sproporzionati. Allarga, inoltre, le maglie per il controllo del benzo(a)pirene, al punto che, per le ricadute sull’inquinamento atmosferico a Taranto, il decreto è stato definito “Salva Ilva”.
“Per curare la malattia cronica della cattiva qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico - dichiara Fabio Dovana, coordinatore trasporti Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta - servono interventi più ampi e strutturali, dal contrasto all’auto privata al rilancio del trasporto pubblico, che deve essere appetibile per i cittadini tramite l’estensione delle corsie preferenziali e un’adeguata offerta dei km percorsi. Come ha osservato la Commissione europea – prosegue Dovana - in risposta alla richiesta di deroga avanzata dall’Italia per i superamenti di PM10, è necessaria una legge quadro sulla mobilità, che stabilisca criteri uniformi per i provvedimenti comunali e provinciali in modo da garantirne l’efficacia e la durata nel tempo insieme allo stanziamento di adeguate risorse economiche per la loro realizzazione. Gli interventi spot come la giornata nazionale della bicicletta o parziali limitazioni al traffico non sono risolutivi ma le giornate senz'auto possono avere un particolare riscontro in termini di sensibilizzazione e educazione dei cittadini”.
Le amministrazioni locali e il governo centrale non hanno, di fatto, ancora messo in campo azioni efficaci contro l’avvelenamento e l’intasamento dei centri urbani., lo confermano i primi dati sugli sforamenti da PM10 del 2011. La principale fonte d’inquinamento urbano deriva proprio dai trasporti che su strada emettono annualmente circa il 34,7% del PM10, il 55,5% del benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto, il 43,1% del monossido di carbonio. L’industria siderurgica e petrolchimica produce il 75% degli ossidi di zolfo (SOx), il 31,5% degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e il 28,8% delle polveri sottili (PM10). Se si aggiungono le emissioni prodotte dai riscaldamenti domestici (il 18,7% delle polveri sottili e il 46% degli idrocarburi policiclici aromatici), il quadro delle cause della scarsa qualità dell’aria è completo. E in Italia, ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa delle polveri sottili.
Cattive notizie anche sul fronte dell’inquinamento acustico, un problema decisamente sottovalutato nelle città italiane. Solo 10 capoluoghi di provincia, infatti, si sono dotati di centraline fisse per il monitoraggio del rumore, 80 hanno effettuato qualche controllo nel 2009, spesso in seguito a segnalazioni di cittadini che vivono nei pressi di luoghi di svago o zone industriali e aeroporti e quindi non indirizzato a monitorare la principale causa di rumore, ovvero il traffico.
Nel mese di gennaio 2011 Legambiente ha percorso le strade di dieci grandi città italiane per monitorare il livello di PM10 e PM2,5 a cui quotidianamente siamo esposti mentre camminiamo andiamo a scuola o al lavoro. A Torino il monitoraggio è stato effettuato l'11 gennaio scorso da Piazza Carducci fino a Lungo Dora Siena per un totale di circa due ore. Il valore medio di PM10 registrato è di 81 mcg/mc. e di PM2,5 di 39 mcg/mc.
Il rilevamento è stato fatto con l’unità è stato fatto con un’unità portatile per monitoraggio polveri fini Personal Dustmonit della Con.tec Engineering Srl (in allegato la scheda descrittiva dello strumento e il dettaglio dei monitoraggi in ogni singola città), uno strumento facilmente trasportabile in uno zainetto che è stato portato in spalla dai tecnici di Legambiente percorrendo le vie, le piazze e le aree delle città considerate.
Anche se i valori non sono stati calcolati nell’arco di 24 ore, come prevede la normativa per valutare la soglia dei 50 mcg/mc, i risultati ottenuti sono comunque indicativi dell’inquinamento da PM10 presente e soprattutto indicano la concentrazione di polveri presenti nell’aria respirata durante il monitoraggio. Oltre il PM10 sono state rilevate anche le concentrazioni di PM2,5, il particolato di dimensioni ancora più piccole che più facilmente penetra nel nostro organismo. Per questo parametro la legge prevede un limite medio annuo di 25 mcg/mc in vigore da quest’anno.
"Il percorso scelto comprende alcune strade del centro cittadino che saranno o sono state oggetto di provvedimenti di mobilità urbana, per questo i dati vogliono essere un utile strumento per valutare e capire l’importanza dei provvedimenti - continua Dovana - Ad esempio sull’asse di via Ormea, San Massimo, Montebello, il Comune ha fatto sua la proposta avanzata dalle associazioni dei ciclisti urbani per l’istituzione di una zona 30 in grado di unire i diversi poli universitari presenti nell’area. Un provvedimento che metterebbe al primo posto la sicurezza stradale per gli utenti più vulnerabili (pedoni, ciclisti, bambini, disabili), la vivibilità e la condivisione degli spazi, oltre a contribuire all’abbassamento dell’inquinamento acustico e dell’aria. Dai dati del monitoraggio mobile sembra emerge inoltre come la ZTL, anche nella sua nuova veste (controllata da varchi elettronici e per un numero maggiore di veicoli ma ridotta a sole 3 ore giornaliere), risulti ancora insufficiente a portare i valori di polveri sottili entro i limiti di legge. Il problema è da ricercarsi nell’elevato numero di permessi di circolazione rilasciati ma anche dall’ancora inadeguato potenziamento del trasporto pubblico locale e dalla scarsa promozione dei parcheggi d’interscambio alle porte della città".
Il dossier "Mal'Aria in citta 2011" di Legambiente