Energie rinnovabili pugliesi: il tetto di Vendola
I tentativi della Regione Puglia di regolamentare il settore delle energie rinnovabili nonostante i ritardi del governo centrale nell'approvazione di norme e regolamenti, tra questi, la mancata assegnazione delle quote di produzione di energia rinnovabile a livello regionale. Il timore che in Puglia siano state autorizzate troppe installazioni. Il nuovo modello proposto da Vendola: autosostentamento, filiera corta, autoproduzione e solarizzazione dei tetti
01 February, 2011
«Da idea alternativa di sviluppo a nuova e devastante minaccia per il paesaggio». Il timore del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, è che i cittadini pugliesi finiscano col giudicare negativamente la rivoluzione della green economy e col ritenere lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili un possibile problema per il territorio.
Vendola contro l'energia “verde”?
In realtà la questione è più complicata, anche se le recenti polemiche sulle quote regionali di produzione di energia rinnovabile (burden sharing) sono state interpretate da qualcuno come una presa di posizione della Regione Puglia contro le fonti energetiche eco-compatibili. In sostanza, l'amministrazione Vendola rimprovera al governo centrale inadempienze e ritardi nell'approvazione di norme e regolamenti. Nonostante la competenza sull’energia, oltre che all’Unione europea, spettasse infatti allo Stato, secondo il governatore pugliese quest’ultimo è rimasto inerte di fronte alle impellenze legislative. Tanto che l'approvazione delle linee guida per l’autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili ha richiesto ben sette anni, e che l'Italia è già in ritardo di due sulla regolamentazione del burden sharing (lo stato, infatti, non ha ancora fissato le quote regionali e provinciali di riduzione delle emissioni di gas serra e di produzione di energia rinnovabile).
Le inadempienze di Roma
Di fronte a quella che ritiene un'inadempienza di Roma, la Regione Puglia ha tentato di bloccare o di regolamentare al di fuori delle regole nazionali i procedimenti autorizzativi. Tentativi tutti bocciati dalla Corte Costituzionale: la moratoria sull’eolico del 2005 (respinta nel novembre 2006), la legge n. 31 del 2008 (“Norme in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili e per la riduzione di immissioni inquinanti e in materia ambientale”), il regolamento 4 ottobre 2006, n. 16 (“Regolamento per la realizzazione di impianti eolici nella Regione Puglia”). A questo punto, Vendola si chiede quale sia il punto di saturazione del proprio territorio: «Qual è il limite oltre il quale non si può andare?». Il timore del governatore è che la Puglia abbia già autorizzato troppe installazioni, e per questo chiede al governo nazionale di regolamentare una volta per tutte il mercato locale delle rinnovabili, fissando le quote del burden sharing. Nessuna norma che vada in questa direzione è ancora stata varata, nonostante l'articolo 8bis della legge n. 13 del 27 febbraio 2009 concedesse al ministro dello Sviluppo Economico appena tre mesi per stabilire la ripartizione fra regioni e province della quota nazionale di incremento dell’energia rinnovabile che l'Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2010 (il 17% del consumo interno lordo).
Un mercato “drogato”
Secondo il presidente Vendola, due sono gli elementi che hanno finito col “drogare” il mercato delle energie rinnovabili: la quantità «incredibile di incentivi e risorse» resa disponibile dal Gestore dei servizi energetici (Gse), e l’assenza di regolamentazione, non ultima quella sul burden sharing. Senza una graduale riduzione degli incentivi, secondo il presidente pugliese, è difficile che si possa creare un modello differente da quello visto fino ad ora. Nell'opinione del governatore, la grande centrale fotovoltaica o il parco eolico rappresentano dei modelli di sviluppo che favoriscono il mondo imprenditoriale e il rischio di speculazione (moduli fotovoltaici per 400 ettari fruttano un miliardo di euro in 20 anni). «Senza una regolamentazione precisa, come ad esempio il paletto normativo del burden sharing – chiarisce il governatore della Regione Puglia – è difficile contrastare legalmente la diffusione delle grosse concentrazioni di fotovoltaico o di eolico». Il modello alternativo, per Vendola, si fonda sui principi dell’autosostentamento, della filiera corta e dell’autoproduzione, e prevede la solarizzazione dei tetti, il cosiddetto “fotovoltaico strutturale”, diffuso sul territorio e basato su impianti di piccola taglia. Un modello che però, non sembra trovare attuazione, «per colpa principalmente di un sistema di incentivazioni rigido e privo di scaglioni. Il sistema imprenditoriale, infatti, impiega le proprie risorse nelle grosse centrali, senza tenere conto di altri modelli strutturali perché meno redditizi». Secondo il governatore, dunque, una migliore distribuzione degli incentivi e una loro graduale riduzione consentirebbero di sviluppare il settore dell’energia rinnovabile evitando però grossi impatti sul territorio e sul paesaggio.
"Una situazione drogata" di GIORGIO NEBBIA - La Gazzetta del Mezzogiorno del 21.01.2011