Bari, convegno "Ripensare la mobilità": analisi e proposte per un modello sostenibile
A Bari, aumenta la quantità di domanda di mobilità, ma non la qualità. Negli ultimi dieci anni, aumentano i cittadini che fanno uso del trasporto pubblico ma cresce anche il numero di auto per abitante. Analisi e proposte del convegno “Ripensare la mobilità. La mobilità sostenibile può contribuire ad un nuovo modello economico-sociale?”. Le idee di Antonio Decaro, delegato alla Mobilità urbana del Comune di Bari, per la "mobilità sostenibile"
17 February, 2011
Cresce la quantità di domanda di mobilità, ma non la qualità. In media l’80% degli italiani fa sempre uso di mezzi motorizzati (auto e trasporto pubblico). Quasi il 70% dei baresi usa sempre o spesso l’auto, mentre sono ciclisti o pedoni il 17% della popolazione. Oggi, solo un terzo della popolazione barese ricorre al trasporto pubblico locale, nonostante negli ultimi 10 anni, il numero dei passeggeri trasportati dai mezzi pubblici per abitante, sia cresciuto del 35%; da 56 del 2000 a 76 del 2009.
Sono alcuni dei dati emersi mercoledì 16 febbraio 2011, durante il dibattito “Ripensare la mobilità. La mobilità sostenibile può contribuire ad un nuovo modello economico-sociale?”, organizzato nell’ambito del progetto “Tri-Ciclo. Un approccio sistemico alle buone prassi eco-sostenibili”, promosso da CnosFap Regione Puglia, Costellazione Apulia e Anprori.
All’incontro, moderato da Antonio Stornaiolo, hanno partecipato Roberto Giannì, dirigente area “mobilità e qualità urbana” della Regione Puglia, Elio Sannicandro – assessore all’Urbanistica, del Comune di Bari, Antonio Decaro – delegato alla Mobilità urbana del Comune di Bari, consigliere regionale, e Vito Manzari, presidente di “Costellazione Apulia”. I relatori hanno avuto modo di commentare gli ultimi dati disponibili (tarati sul capoluogo pugliese) del rapporto della Fondazione Cittalia (Centro Europeo di studi e ricerche dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) su dati ISTAT e ISFORT 2010.
In apertura Manzari ha illustrato i dati: “Il mezzo di trasporto più diffuso nella città di Bari resta l'automobile mentre solo il 6% dei baresi utilizza sempre la bicicletta. Il 28% dei baresi usa sempre l'automobile e il 32% non usa mai i mezzi pubblici. Tuttavia una nuova mobilità - ha continuato Manzari - in grado cambiare profondamente la socialità e la cultura barese è possibile”.
In particolare nelle città metropolitane del Sud, vi è la tendenza ad affidarsi alla mobilità privata su gomma, tanto che il numero di cittadini che dichiara di utilizzare abitualmente il trasporto pubblico non raggiunge un terzo della popolazione. A Bari, tra il 2000 e il 2009, sebbene il consumo di benzina pro-capite per il trasporto privato su auto (in ambito urbano, stima - litri per abitante) sia diminuito del 37% circa (da 117 litri a 73), è aumentato più del 126% l'uso di gasolio (da 21 a 47 litri), mentre il consumo pro capite di GPL per il trasporto privato su gomma è diminuito del 30%. Positivo, invece, per la città di Bari il dato riguardante il numero dei passeggeri trasportati dai mezzi pubblici per abitante, cresciuto del 35%.
“Nel giro degli ultimi dieci anni, dunque, ci sono molti più cittadini che fanno uso del trasporto pubblico, ma è anche vero che è aumentato il numero di auto per abitante. E’ vero, dunque, - ha concluso Manzari - che a Bari è aumentata la quantità di domanda di mobilità, ma non la qualità, conseguibile solo con una maggiore sostenibilità”.
Per Giannì, la mobilità sostenibile si potrà raggiungere “non tanto con le infrastrutture quanto rendendo ospitale il nostro territorio”.
Per Sannicandro, “la strategia è quella di avere parcheggi periferici, potenziare e integrare le reti ferroviarie e sviluppare la mobilità dolce”. Nello specifico si vorrebbe incrementare il numero di utenti dei nodi di interscambio del campus e del policlinico, in modo da permettere il passaggio dalla gomma alla rotaia, e tramite i treni metropolitani raggiungere il centro della città.
Pragmatico Decaro, il quale ha dimostrato come “aumentando i chilometri di trasporto pubblico locale, aumenta il numero dei passeggeri”. Più chilometri e più passeggeri, sono direttamente proporzionali all’aumento dei finanziamenti. Negli ultimi anni la Regione Puglia ha stanziato tre milioni di euro in più. Aumentando il numero degli autobus, diminuisce il tempo di attesa e il traffico in genere.
L’analisi dei costi a cui amministrazione regionale e comunale fanno affidamento ha mostrato che “per ogni chilometro di TPL (trasporto pubblico locale) si spendono 3 euro”. E quindi, ha continuato Decaro “per dimezzare i tempi di attesa, ad esempio, da 20 minuti a 10, occorrerebbe raddoppiare [o forse triplicare] i finanziamenti da 10 milioni di euro l’anno a 20 milioni di euro”.
Inoltre la razionalizzazione del trasporto, migliora la mobilità sostenibile. Sempre per Decaro, “il nodo di interscambio di Bari-Mungivacca (zona est di Bari) non funziona”, non perché manchino i servizi (ci sono ampi parcheggi, bagni pubblici, un parco giochi per i bimbi), ma perché la cadenza dei treni delle Ferrovie Sud Est negli orari cosiddetti “morbidi” (ossia non di punta) è alta. Ogni ora passa un treno!” E ciò inficerebbe la politica di mobilità sostenibile.
Per questo, tra le proposte in corso per la redazione del PUG, il Piano Urbanistico Generale per la città di Bari, si sta vagliano l’introduzione dei collegamenti radiali. Degli autobus veloci, con poche fermate, collegheranno le periferie con il centro della città. I nodi periferici saranno collegati alle circolari di quartiere, che avranno il compito di “smistare” gli abitanti nelle varie zone rionali.
Tra le altre novità in arrivo, il portale dell’Amtab che mostrerà virtualmente tempi e percorsi delle linee degli autobus, e un nuovo percorso ciclabile (progetto da 300.000 euro) che dovrà svilupparsi da Largo 2 giugno al quartiere Japigia.
L’idea di Decaro, è quella di creare una mobilità sostenibile portatrice di benessere sociale dai tangibili riscontri pratici, come ad esempio, avere il tempo di mattina di poter fare colazione con i propri figli. Consapevoli del fatto, comunque, che la difficoltà a variare le proprie consuetudini, come afferma una delle conclusioni proposte in sede di dibattito, è strettamente legata alla scarsità di offerte e possibilità alternative e ad un servizio pubblico ritenuto non efficiente.