Rinnovabili, in 14mila scrivono al governo. Mobilitazione sul web per salvare eolico e fotovoltaico
Circa 14mila cittadini, mobilitati spontaneamente sui social network, hanno scritto al premier e a tre ministri di modificare il testo del discusso decreto sulle rinnovabili che sarà approvato domattina dal Consiglio dei ministri. L'appello per "salvare le rinnovabili" è stato firmato anche da 65 parlamentari, quasi tutti della maggioranza
02 March, 2011
Una valanga di lettere che chiedono al Presidente del consiglio e ai Ministri Romani, Prestigiacomo e Sacconi di non chiudere l’esperienza delle rinnovabili in Italia con l’approvazione del decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue sulle energie pulite. Sono state fino a questo momento oltre 14.000 le persone che a partire da domenica sera si sono attivate rispondendo all’appello "SOS Rinnovabili", promosso dal tam tam della rete e dei social network e che hanno materialmente inviato un’ e-mail agli indirizzi dei ministri.
A fare le spese delle decisioni sul fotovoltaico che si stanno prendendo oggi nella riunione tecnica che precede il Consiglio dei ministri di domani, “saranno – spiega la lettera fatta propria in pochissimo tempo da migliaia di persone - circa 120.000 lavoratori impiegati direttamente e indirettamente nel fotovoltaico. In queste condizioni un'industria nascente è condannata a morte prima ancora di essere diventata pienamente adulta. Se nell’arco di pochi giorni non si riuscirà a introdurre dei correttivi, il fotovoltaico rischia una Caporetto, con ripercussioni molto pesanti sia in termini occupazionali che di credibilità del sistema Paese”.
“Il successo della mobilitazione dell’opinione pubblica è il più tangibile segnale che la stragrande maggioranza degli italiani sa che le rinnovabili sono una delle leve più importanti per il futuro economico, ambientale e occupazionale del nostro Paese”, ha commentato il segretario di Asso Energie Future Gaetano Buglisi. “Le rinnovabili sono un settore di innovazione e ricerca e costituiscono una reale speranza di lavoro per migliaia di giovani. La sospensione di tutte le politiche di incentivazione e l’annientamento di tutti gli iter autorizzativi in corso non solo condanna alla disoccupazione da qui a dicembre di tutti gli operatori del settore oggi impiegati nell’eolico e nel fotovoltaico, ma chiude anche le prospettive che si stanno aprendo in tutta Italia per una nuova e qualificata occupazione”.
Un’esperienza, quella delle 14 mila mail, che nasce dalla mobilitazione del web e dei social network. “È un numero enorme di persone quelle che si sono attivate per chiedere al governo di ripensare alla posizione di chiusura assunta, una posizione – continua Buglisi – che non è in linea coi pareri espressi dalle Commissioni competenti di Camera e Senato, che avevano indicato molte prescrizioni parecchie correzioni al testo del decreto legislativio, contributi migliorativi assolutamente ignorarti dalla bozza presentata al Governo in Consiglio dei ministri. Questo atteggiamento può chiudere per sempre l’esperienza delle rinnovabili in Italia”.
È anche per questo che 65 parlamentari, appartenenti per la maggior parte alla maggioranza, hanno finora firmato un appello rivolto al Governo in cui si chiede di recedere dalle posizioni assunte. “Anche questa raccolta di firme avviata in pochi giorni è il segnale che il progetto di fermare la riconversione ecologica del sistema energetico non rappresenta le aspettative del sistema Paese. Se alle firme dirette dei parlamentari sotto l’appello si aggiungono le prese di posizione delle decine di deputati e senatori che in questi giorni hanno fatto sentire la loro voce, il numero di parlamentari che si sono espressi per modificare il decreto legislativo praticamente raddoppia”, commenta Buglisi. Che sottolinea un’ulteriore incongruenza: “Se è vero che il governo intende recepire, con la norma che dovrebbe essere approvata domani, una direttiva Ue che mira ad aumentare il ricorso alle energie pulite, allora rispetterebbe maggiormente le intenzioni europee non approvando nessuna legge”. Sarà il Consiglio dei ministri di domani mattina a discutere il decreto legislativo: la delega al governo scade infatti il 5 marzo.
1 commenti
Scrivi un commentoSTOP CONSUMO TERRITORIO
02.03.2011 20:03
STOP AL CONSUMO DEMENTE DI TERRITORIO
http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=177&Itemid=1
La prima emergenza ambientale con imponenti ricadute socio-economiche a breve medio termine è il consumo irreversibile di TERRITORIO a fini speculativi di edificazione selvaggia abitativa, di servizi e finte soluzioni energetiche.
Il Bel Paese si va tristemente degradando a sozza, violenta, oscena periferia urbana omologata dove il territorio viene inteso come landa da conquistare per speculazioni cemento/asfaltatorie e adesso l'assalto ai rari terreni fertili con i finti ecologisti di terrifficanti distese di pannelli a terra: viscide sirene incantatorie del prendi i soldi e scappa contro un' agricoltura sempre più difficile e a scarso reddito , MA INSOSTITUIBILE .
L'agricoltura va protetta e sostenuta alla faccia del liberismo demenziale: se lasciata sul mercato ci ritroveremmo il bel paese definitivamente massacrato svilito in totale e capillare dissesto idrogeologico. La bellezza e il paesaggio sono il frutto millenario del lavoro agricolo, bastano pochi anni di abbandono per distruggere il cesello e la fatica del lavoro e della speranza di milioni dei nostri antichi e vecchi avi. Dopo forti piogge , subito grandi frane, senza il controllo costante e minuto del territorio (ma i continui morti non sembrano insegnare nulla)
L'armonia e gli ampi panorami delle campagne, dei colli, dei prati, dei terrazzamenti delle fattorie, dei borghi, delle città d'arte, verrebbe
spazzata via dall'orrore di strade, cemento, sterrati riarsi e luridi, plastica, ORRENDE DISTESE DI PANNELLI FOTOVOLTAICI e relativi accessori permanenti e deprimenti per km gli antichi paesaggi italiani,
antenne, recinzioni, auto gonfie di telelobotomizzati tronfi della loro
ignoranza, fanatismo spocchioso di ignorantoni, squallore delinquentogeno (già realizzata in gran parte in quella che era una delle meraviglie storiche: la Campagna Romana di Goethe e dei Romantici, ora misero susseguirsi di pacchiani agglomerati suburbani non solamente e genericamente brutti, ma globalizzati, spersonalizzati, omologati verso l'infimo, incattiviti dalla famelica voglia rapinosa dell'apparire e soprattutto senza storia e dignità).
L'agricoltura è importante non solo per le sue produzioni ma anche per il complesso, silenzioso e non retribuito lavoro di controllo e gestione del territorio, dalla regimazione delle acque, alla conservazione delle aree verdi di pregio, immenso patrimonio ambientale, culturale e storico del Paese. Un calcolo del valore di questa multifunzionalità porta a cifre astronomiche che nessuno sarebbe in grado di sostenere, in un processo difficilmente reversibile (adattato da Franco Scaramuzzi -254° anno Accademia dei Georgofili)
L'Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio. Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio. Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all'anno. Dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto tutto il nord Italia è stata seppellita sotto il cemento.
La natura, la terra, l'acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l'agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.
Nella Germania federale della cancelliera Angela Merkel sono state da anni avviate politiche urbane per privilegiare gli interventi sul recupero del patrimonio edilizio esistente. Lì lo Stato non è stato cancellato dal liberismo senza regole: ha misurato la quantità di terreni agricoli che ogni giorno vengono consumati: 100 ettari al giorno, qualcosa come 100 stadi di calcio. In vista della scadenza del 2020 il tetto massimo è stato fissato in 30 ettari giorno. Nel 2050 non sarà possibile consumare neppure un metro quadrato di terreno agricolo: si potrà soltanto recuperare
PANNELLI FOTOVOLTAICI SOLO SUI TANTI TROPPI ORRIDI TETTI DI CAPANNONI CHE HANNO UCCISO LA VOGLIA DI ALLUNGARE LO SGUARDO VERSO L'ORIZZONTE
O SUI TERRENI GIA' STERILIZZATI (24.000 ha!!!)
BASTA FINANZIAMENTI PUBBLICI PER LA DEFINITIVA DISTRUZIONE DEL BEL PAESE IN NOME DELL'AFFARISMO ENERGETICO PSEUDO-VERDE
Avidi e insaziabili, si sta DEVASTANDO DEFINITIVAMENTE E IRREVERSIBILMENTE il territorio di tutti, soprattutto dei nostri discendenti. IN NESSUN PAESE AL MONDO , tantomeno in Germania, si ANTEPONGONO interessi di pochi contro la catastrofe per tutti.
Nessuna (finta) emergenza energetica giustifica che le più belle CAMPAGNE Toscane, Marchigiane, Umbre…siano annullate da una colata di vomito nero….