Rinnovabili, approvato il decreto. Sparito il tetto degli 8 Gw di fotovoltaico, ma gli incentivi cambieranno a giugno (con un altro decreto)
Il Consiglio dei ministri ha approvato il discusso decreto sulle fonti energetiche rinnovabili. Gli incentivi per il fotovoltaico non spariranno automaticamente al raggiungimento degli 8 Gw di potenza installata, ma un secondo decreto atteso per la primavera dovrà rimodularli a partire da giugno. Per gli impianti a terra rimane il limite di 1 Mw di potenza. Introdotto inoltre l'obbligo di usare fonti energetiche "verdi" nelle nuove costruzioni. Il testo, i primi commenti e la rassegna stampa. Le associazioni: possibili elementi di incostituzionalità
03 March, 2011
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea 28/2009/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Si tratta di un testo costituito da 43 articoli, divisi in nove titoli, e da quattro allegati tecnici. Il provvedimento prevede la definizione di un nuovo sistema di incentivi, differenziato in base alla taglia degli impianti, che sarà applicato alle installazioni che entreranno in esercizio a partire dal 1 gennaio 2013. Il governo ha deciso inoltre di prolungare il ritiro dei certificati verdi fino al 2016, fissando il prezzo di ritiro al 78% di quello massimo di riferimento (anziché al 70% come era stato previsto inizialmente).
Per quanto riguarda in particolare il fotovoltaico, un successivo provvedimento dovrà rimodulare le soglie e gli incentivi in vigore a partire dal prossimo giugno, quando sarà presumibilmente raggiunto l'obiettivo nazionale degli 8mila MW di potenza fotovoltaica installata, inizialmente fissato per il 2020. Nel testo del decreto appena approvato, infatti, si legge che «l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo successivamente al 31 maggio 2011 è disciplinata con decreto del ministro dello Sviluppo economico, da adottare, di concerto con il ministro dell'Ambiente, sentita la Conferenza Stato-Regioni, entro il 30 aprile 2011».
Il provvedimento “bis”, dunque, dovrà essere messo a punto nei prossimi mesi dal ministero dello Sviluppo economico di concerto con il ministero dell'Ambiente, e dovrà stabilire nuovi parametri per gli incentivi, nonché le quote per le varie fonti rinnovabili previste per raggiungere gli obiettivi comunitari per la produzione di energia pulita. In particolare, il "decreto di primavera" potrebbe introdurre un limite annuale di potenza elettrica totale degli impianti fotovoltaici che potranno accedere alle tariffe incentivanti. Tariffe che saranno determinate tenendo conto della riduzione dei costi delle tecnologie e della realizzazione degli impianti, nonché del valore degli incentivi concessi dagli altri stati europei. L'ammontare dei sussidi, inoltre, sarà probabilmente differenziato in base al tipo di superficie in cui si intende realizzare l'impianto.
In seguito alle proteste di ambientalisti, associazioni di produttori, sindacati e cittadini, dunque, è stato eliminato dal decreto lo stop immediato e totale degli incentivi al raggiungimento degli 8 Gw di fotovoltaico, inserito inizialmente nel testo proposto dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Per quanto riguarda invece i moduli fotovoltaici realizzati su terreni agricoli, il decreto introduce un limite massimo di 1 Mw di potenza per impianto (come già previsto dalla prima versione del testo). La superficie degli impianti, inoltre, non dovrà utilizzare più del 10% del terreno coltivabile.
Un'altra norma, inoltre, introduce un nuovo obiettivo in materia di edilizia sostenibile: entro il 2017, le case italiane dovranno utilizzare almeno il 50% di energia "verde" per la produzione di acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento. Un target ambizioso, per il quale l'articolo 9 del decreto stabilisce che «i progetti di nuova costruzione e i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti prevedano l'utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento». Le soglie di energia rinnovabile da utilizzare cresceranno progressivamente da qui al 2017. Negli allegati al decreto legislativo, infatti, si precisa che gli impianti di produzione di energia termica nelle nuove abitazioni dovranno «essere realizzati in modo da garantire (…) le seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l'acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento: a) il 20% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013; b) il 35% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e' presentata dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2016; c) il 50% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e' rilasciato dal 1 gennaio 2017». Gli obblighi, ha chiarito il legislatore, «non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica». Non solo fotovoltaico, insomma. L'adempimento di queste prescrizioni sarà indispensabile per il rilascio del titolo edilizio.
Quanto alle misure necessarie per evitare truffe e speculazioni, un rischio paventato dallo stesso ministro Romani nelle scorse settimane, il decreto legislativo stabilisce che la presentazione di documenti o dichiarazioni false comporteranno un'esclusione dagli incentivi per un periodo di 10 anni. L'esclusione, in dettaglio, riguarderà «i soggetti per i quali le autorità e gli enti competenti abbiano accertato che, in relazione alla richiesta di qualifica degli impianti o di erogazione degli incentivi, hanno fornito dati o documenti non veritieri, ovvero hanno reso dichiarazioni false o mendaci». La misura si applica «alla persona fisica o giuridica che ha presentato la richiesta, nonché ai seguenti soggetti: il legale rappresentante che ha sottoscritto la richiesta; il soggetto responsabile dell'impianto; il direttore tecnico; i soci, se si tratta di società in nome collettivo; i soci accomandatari, se si tratta di società in accomandita semplice; gli amministratori con potere di rappresentanza, se si tratta di altro tipo di società o consorzio».
Una certa soddisfazione trapela dal comunicato diffuso dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. «Il decreto approvato oggi dal Consiglio dei Ministri - si legge nella nota - punta a dare stabilità e “moralità” a un settore chiave per l’energia del futuro». Prestigiacomo sottolinea che «non è stato fissato alcun tetto, a 8mila megawatt, per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi».
Critico invece il commento delle opposizioni. «Alla fine se ne occuperà Romani - ha dichiarato il senatore del Pd Francesco Ferrante - e delegare a lui la riforma del fotovoltaico è come affidare a Dracula la riforma dell'associazione donatori di sangue». Polemico anche Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, che ha definito la versione definitiva del testo «il peggio possibile». «L'introduzione di tetti annuali alla potenza incentivabile - ha dichiarato - rende il quadro per chi deve tirare fuori i soldi di massima incertezza, scoraggiando gli investimenti».
«Preoccupate» anche le principali associazioni del settore (Aper, Assosolare, Asso Energie Future, Ises, Grid Parity Project e Gifi), che temono «gravi conseguenze che tale decreto avrebbe per il settore fotovoltaico» e hanno annunciato l'intenzione di valutare «se nel testo non vi siano elementi di incostituzionalità». In questo caso, le associazioni si appelleranno al presidente della Repubblica per chiedergli di non procedere alla firma.
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