Rinnovabili: in arrivo 20 milioni per gli edifici pubblici
Il bando POI, aperto dal ministero dello Sviluppo economico, riguarda le 4 regioni “Convergenza”: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, e prevede la copertura totale delle spese ammissibili. Le domande possono essere presentate dal primo al 20 aprile 2011. Tre gli obiettivi: aumento della quota di energia prodotta mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili, promozione dello sviluppo locale, aumento dell’occupazione
07 March, 2011
Dal primo al 20 aprile gli edifici pubblici di Campania, Puglia, Sicilia e Calabria possono presentare la domanda per usufruire dei fondi (20 mln in totale) messi a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico al fine di raggiungere l’autosufficienza energetica. Per edifici pubblici si intendono: Comuni, Comunità Montane, Province, Regioni, Università. L’importo del contributo concesso per singolo progetto è compreso fra 300.000 e 1.000.000 di euro.
I progetti presentati per ottenere il contributo – si legge nel bando del POI – devono essere esemplari e innovativi. Queste due caratteristiche vengono valutate mettendo l’idea in relazione con la natura e le funzioni degli edifici interessati dall’intervento. E’ inoltre considerato il grado di integrazione architettonica e ambientale con particolare riferimento alle iniziative che ricadono in aree di pregio ambientale. L’avviso ammette la possibilità di realizzare installazioni che prevedono l’utilizzo di un numero multiplo di fonti rinnovabili (per esempio fotovoltaico combinato con eolico, nda). E le tipologie? E’ possibile costruire impianti di cogenerazione e trigenerazione, solari termici anche con sistema “solar cooling”, pompe di calore geotermiche, impianti eolici che operano in regime di scambi sul posto.
Tre gli obiettivi da conseguire: aumento della quota di energia prodotta mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili, promozione dello sviluppo locale, aumento dell’occupazione.
Non possono accedere al finanziamento i consorzi, le unioni e le associazioni tra enti pubblici, le aziende sanitarie locali, le aziende con capitale sociale in tutto o in parte pubblico.
Il divieto viene applicato per evitare dispersione di fondi e anche perché si cerca di privilegiare delle strutture che sono maggiormente al servizio della collettività.
Per informazioni:
Sito internet POI
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