Ritiro dei RAEE: dopo la denuncia di Greenpeace, l’Unione Europea chiederà spiegazioni all’Italia
L’Unione Europea risponde alla video inchiesta lanciata da Greenpeace, che denunciava i problemi di applicazione del decreto “Uno contro uno” riscontrati da molto consumatori. A spingere la Commissione a chiedere ulteriori chiarimenti al Governo italiano, l’interrogazione parlamentare presentata a Bruxelles dall’eurodeputato Sonia Alfano
10 March, 2011
L’Unione Europea risponde alla video inchiesta lanciata da Greenpeace, che denunciava i problemi di applicazione del decreto “Uno contro uno” riscontrati da molto consumatori. A spingere la Commissione a chiedere ulteriori chiarimenti al Governo italiano, l’interrogazione parlamentare presentata a Bruxelles dall’eurodeputato Sonia Alfano.
Sebbene il decreto preveda per il rivenditore di apparecchiature elettriche ed elettroniche l’obbligo di ritirare il prodotto a fine vita a fronte di un nuovo acquisto, nella prassi molti consumatori lamentano il mancato servizio.
Dai dati raccolti da Greenpeace in 107 esercizi commerciali sparsi in 31 città italiane, è emerso che il ritiro avveniva effettivamente in modo gratuito solo nel 49% dei casi. Per il 25% il costo di consegna risultava gonfiato per mascherare la non gratuità del ritiro. Nell’8% dei casi il ritiro gratuito non veniva effettuato, e nel 4% non era disponibile nessun tipo di ritiro. Inoltre, nel 63% dei casi, inoltre, -afferma il gruppo ambientalista- non veniva neanche fornita la giusta informazione ai clienti sul ritiro gratuito, nonostante il decreto fosse entrato in vigore da sei mesi.
Nell'interrogazione, l'eurodeputato Alfano chiedeva alla Commissione se i risultati delle indagini di Greenpeace non ponessero dubbi sulla concreta attuazione della Direttiva sui rifiuti elettronici in Italia. A distanza di poco più di un mese, il Commissario per l'Ambiente Janez Potocnik risponde che “la Commissione chiederà alle autorità competenti di fornire maggiori informazioni in merito”.
“Ancora una volta, su una materia scottante come la gestione dei rifiuti dobbiamo arrivare all'Unione europea, per ottenere risposte – commenta Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – E' sconcertante il silenzio tombale del ministero dell'Ambiente italiano che non si espone, nonostante venga sistematicamente messo a conoscenza dei risultati delle nostre indagini".
“Nell'interrogazione - riferiscono da Greepeace “l'eurodeputato Alfano aveva informato la Commissione anche sui risultati dell'indagine sui centri di raccolta dei rifiuti effettuata nel 2009. Questi centri, che dovrebbero accogliere i rifiuti di privati cittadini e dei distributori sono insufficienti, non sempre accessibili alla grande distribuzione e in alcuni casi fatiscenti”.
“Ci chiediamo cosa stia aspettando il ministero dell'Ambiente a mettere l'Italia al passo con la Direttiva sui rifiuti elettronici del 2002 - conclude la Polidori – La fase di raccolta di questi pericolosi scarti è determinante non solo per tutelare ambiente e salute ma anche per ottimizzare il sistema, incrementare l'occupazione e garantire il recupero, o il corretto smaltimento, di tutti i rifiuti hi-tech".