Rifiuti, tappa a Vedelago Il futuro passa da qui?
Viaggio nella "terra promessa" dell'associazione Gestione corretta rifiuti in provincia di Treviso. Un centro di riciclo premiato dall'Unione europea che i no termo parmigiani hanno preso a modello. Ecco come funziona. Da La RepubblicaParma.it del 16.03.2011
16 March, 2011
Alessandro Trentadue
Sette del mattino. Al parcheggio scambiatore Nord due pullman attendono i partecipanti alla gita. Sono più di ottanta. Ci sono i rappresentanti del Gcr - che ha organizzato l'uscita - insieme ad altre associazioni e onlus del territorio. Alcuni cittadini, un gruppo di studenti di Itis e Ipsia. Televisione e stampa locale, e due "inviati speciali" politici: l'assessore provinciale all'Ambiente Giancarlo Castellani e Fabrizio Pallini, delegato del Sindaco alla Salute. Manca solo una persona. Lui, la guida spirituale del Gcr, l'uomo dei cortei anti-inceneritore. Dov'è Francesco Barbieri? Arriva di corsa con la sua Prius. È un po' in ritardo. Carica sul pullman una scatola di materiale informativo su Vedelago. Poi "Buongiorno buongiorno", saluta uno per uno tutti i presenti. Sono quasi le 8, si parte.
Barbieri fa riposare i partecipanti qualche "minutino". Il tempo di riprendersi dal torpore di una mattina grigia di nebbia e pioggia. Poi consegna a tutti una copia del "libricino" che ha preparato la notte prima. Un vademecum con gli ultimi aggiornamenti su come eliminare il concetto di rifiuto alla base della produzione. Tra le pagine si legge del gruppo Van Gansewinkel - la Iren olandese - che ha deciso di chiudere i suoi inceneritori. Delle tre tonnellate in più all'anno di PM10 che produrrebbe il nostro inceneritore. C'è anche la lettera del sindaco di San Francisco indirizzata a Vignali, dove il Primo cittadino californiano invita a non bruciare niente e a considerare invece l'alternativa di un centro di compostaggio, come il loro che permette di riciclare il 72% dei rifiuti urbani. Dal Comune di Parma nessuna risposta. Pagina dopo pagina, alle 11.30 si arriva a Vedelago.
VEDELAGO, COME FUNZIONA - Pile di rifiuti imballati, ordinati e senza odore. Carla Poli, direttrice del Centro Riciclo, accoglie il gruppo di turisti ecologici nel piccolo impianto dove "niente si perde e tutto si ricicla". A Vedelago arrivano ogni giorno 100 tonnellate di rifiuti, rigorosamente già differenziati dai Comuni del territorio (60%) e da aziende private (40%). Di questi - fatta eccezione per un 20% di frazione secca composta soprattutto da pannoloni e pannolini, che verranno recuperati da settembre con un impianto prototipo - il 35% viene subito messo sul mercato e venduto ad altre aziende che lo riciclano, mentre il 65% passa al processo di trattamento.
Così funziona il procedimento di riciclo. La frazione residua secca che arriva nel Centro (composta almeno al 75% da plastica e al 25% da altri rifiuti) viene messa su un nastro trasportatore e controllata manualmente dagli addetti alla selezione che separano subito gli elementi non compatibili: vetro, legno, oggetti tecnologici, scarti industriali. Poi si selezionano invece quelli che hanno valore di mercato, come il ferro (89 euro/tonnellata) e l'alluminio (420 euro/tonnellata): questi vengono venduti ad aziende di tutt'Europa che li riciclano.
Il resto finisce nell'impianto di trattamento che lavora gli scarti con dei macchinari attraverso alcune fasi: disidratazione (via acqua e umidità), estrusione (il prodotto viene densificato per frizionamento), raffreddamento e granulazione. Alla fine del ciclo si produce una "materia prima secondaria" nata dai rifiuti, interamente riciclata. È un granulato plastico che viene usato nel settore edile sia come aggregante nelle malte cementizie al posto della sabbia, sia per realizzare oggetti quali blocchi, pavimentazioni, mattoni, cordoli stradali, pali.
Inoltre serve anche alle industrie che stampano prodotti di plastica come sedie, pavimenti autobloccanti, tavoli, panchine, e altri arredi da giardino. Per questi e altri usi personalizzati, le imprese di tutto il mondo acquistano il granulato plastico prodotto dal Centro Riciclo di Vedelago, preferendolo anche all'argilla espansa che costa cinque volte di più.
FACCIA A FACCIA TRA I RIFIUTI - A cosa serve allora un inceneritore? A perdere materia. "È fuori tempo massimo - sostiene la Poli - sarebbe come costruire adesso una centrale nucleare". A Vedelago non si brucia niente. Durante il processo di riciclo la temperatura massima è di 190 gradi centigradi (la combustione della plastica si ha verso i 200°), il che garantisce anche una maggiore igiene del prodotto perché i microbi vengono eliminati. Stupore e ammirazione dei parmigiani in gita mentre si aggirano nel capannone tra i macchinari e i mucchi di rifiuti che attendono il trattamento. "Com'è che da noi il vetro finisce insieme a plastica e lattine nel bidoncino giallo?" osserva qualcuno.
E com'è che il Comune insegna fin da subito ai bambini a non buttare la plastica nella differenziata? Questo se lo chiede Luciana Bellini, presidente di Associazione Futura, che mostra a tutti un giornalino datato marzo 2011 e distribuito nelle scuole elementari di Parma. Si chiama "Metropolino" ed è a cura del Centro Etica Ambientale (creato da Comune, Diocesi di Parma e Iren). In una sezione si invitano i bambini a non buttare certi oggetti di plastica nel bidoncino giallo. Nell'elenco: piatti, bicchieri di plastica, biro vuote, righelli rotti, spazzolini usati. "Che raccolta differenziata è questa? Dove vanno a finire gli oggetti di plastica 'vietati'?" domanda la Bellini. La sua paura è che questo serva a giustificare la necessità di un inceneritore.
Pallini non dice niente. Viene chiamato a rispondere l'assessore Castellani che ha appena definito Vedelago "un impianto interessante ma di nicchia". Non sta bene a Carla Poli. Alle sue 28mila tonnellate di rifiuti riciclate nel corso del 2010, ai venti centri di selezione in tutt'Italia e ai sei nuovi impianti che garantiscono in tutto 9mila posti di lavoro. Castellani si ritrova circondato dai partecipanti, in un acceso faccia a faccia con la direttrice del Centro tra le macchine e i rifiuti impilati. "La raccolta dei rifiuti tra Parma e Treviso è diversa - afferma l'assessore provinciale - noi non possiamo proporre questo impianto al posto dell'inceneritore".
Aggiunge poi: "Presto avremo 260mila tonnellate di rifiuto urbano da smaltire. Se le Province dove mandiamo i nostri rifiuti non li accettano più, Parma rischia di diventare una 'Napoli 2'". Poi invita la Poli a presentare un progetto, o accordarsi con gli industriali di Parma e proporre un impianto come il suo sul nostro territorio. Ribatte lei: "È la vostra Provincia che deve prima decidere di destinare agli impianti di riciclo tutti i materiali. E non solo quelli della raccolta differenziata".
QUANTO COSTA - Vedelago costa 1 milione e 600mila euro. In quattro anni le spese si ammortizzano, conferma la direttrice. Senza contare poi che la Comunità Europea concede dei finanziamenti a fondo perduto agli enti pubblici che vogliono costruirne uno. Se invece l'iniziativa la prende un privato - anche mettendosi d'accordo col Comune e le aziende che gli portano i rifiuti - ha il 60% dei costi di realizzazione coperti. Spetta sempre alla Provincia però dare l'autorizzazione per un centro di riciclo modello Vedelago.
"Per cucinare il riso per due persone basta un pentolino, se invece voglio farlo per dieci persone prenderò una pentola". L'aforisma in stile cantonese di Francesco Barbieri è chiaro: portare Vedelago a Parma. Prendere l'idea di Carla Poli e adattarla a una realtà più grande, studiando il nostro sistema di smaltimento rifiuti e partendo ancora una volta dalla raccolta differenziata. Su questo riflette mentre guida il gruppo a casa. E di tanto in tanto gli scappa un "Accipicchia, che giornata".