Emissioni CO2: le città più ambiziose del Governo
Mentre al vertice di Poznan il governo italiano cerca di ottenere sconti sugli obiettivi di riduzione della CO2, a Bologna Agenda21 riunisce gli enti più virtuosi in campo ambientale. Un'azione efficace a livello locale permetterebbe di diminuire fino al 15% le emissioni climalteranti. Allo studio un sistema di monitoraggio che consenta di quantificare l'efficacia delle singole iniziative
06 December, 2008
"Non far nulla per contrastare i cambiamenti climatici causati dall'attività umana costituisce un rischio ancor più pesante di quello che deriverebbe dall'inazione di fronte alla crisi economica e finanziaria", parola di sir Nicholas Stern. Alla conferenza nazionale "Il clima delle città, le città per il clima" organizzata a Bologna dal coordinamento delle Agende 21 locali, si ricorre anche al "banchiere illuminato", autore due anni fa del celebre "rapporto Stern" sull'impatto economico del global warming, per comunicare ancora una volta l'urgenza di scelte coraggiose per contrastare i cambiamenti climatici.
Proprio mentre nelle stesse ore a Poznan, in Polonia, al vertice internazionale sul clima l'Italia sta sulle barricate per ottenere obiettivi di riduzione meno vincolanti, a Bologna si incontra il Paese delle amministrazioni locali virtuose che, indipendentemente dal colore politico, si dà obiettivi ambiziosi da perseguire, se è il caso, anche in solitaria. La forza sta nel potere nelle mani degli Enti locali. Mobilità a basse emissioni, tecniche edilizie eco-efficienti, produzione di energia con impianti ad elevata efficienza o da fonti rinnovabili, verde urbano, un'urbanistica caratterizzata dal riuso del suolo e non dall'espansione; sono solo alcuni esempi in cui una buona amministrazione locale può far la differenza. Se consideriamo che circa il 70% degli italiani vive in contesti urbani l'equazione è presto fatta. La rivoluzione verde italiana può -e forse a questo punto deve- partire dalle città, non prescindendo però da un coordinamento che metta in rete le migliori esperienze e gli strumenti per renderle efficacemente comunicabili.
L'incontro di Bologna nasce proprio per rispondere alla mancanza di uno strumento in grado di quantizzare, e quindi comunicare più facilmente, i passi in avanti fatti localmente in campo ambientale. Non esiste ad oggi un indicatore capace di conteggiare in modo puntuale quello che è il contributo degli enti locali contro il cambiamento climatico. Ed ecco che proprio in vista del nuovo protocollo di Kyoto, di cui si sta discutendo in questi giorni in Polonia al quattordicesimo vertice ONU sul clima, Agenda 21 ha presentato i risultati di un'analisi comparata tra i diversi metodi di misurazione di 9 Comuni, 3 Regioni e 3 Province, per arrivare di qui a qualche mese ad un unico sistema di calcolo condiviso. “Nelle amministrazioni locali esistono infatti ancora diversi metodi di misurazione degli effetti degli interventi attuati –ha sottolineato Emilio D’Alessio, Presidente del Coordinamento Nazionale delle Agende 21 Locali Italiane– per questa ragione il nostro impegno negli ultimi 6 mesi si è concentrato sull’analisi comparata dei diversi metodi di misurazione per arrivare a predisporre un modello condiviso che consenta di identificare l’apporto delle singole realtà territoriali”.
Sono stati presi in considerazione oltre 50 parametri e 15 enti locali che coprono tutto il territorio nazionale dal sud al nord, e comprendono: i Comuni di Milano, Ferrara, Rovigo, Ancona, Firenze, Rosignano Marittimo, Foggia, Caltanissetta e Siracusa, le Province di Bologna, Lucca e Salerno e le Regioni di Liguria, Toscana e Sicilia. Gli interventi che gli enti pilota presi in esame fanno con più frequenza riguardano da una parte la riduzione di CO2 grazie ad azioni di incremento dell’efficienza energetica come la sostituzione delle lampadine dei semafori, l’isolamento delle pareti di edifici pubblici, la sostituzione con mezzi a metano o ibridi, l’impiego di impianti fotovoltaici, l’incremento del risparmio idrico e dall’altro l’assorbimento di CO2 tramite azioni di rimboschimento urbano quali la piantumazione di alberi, ed il rimboschimenti di aree agricole. La CO2 risparmiata varia ampiamente dal tipo di azione realizzata. Si passa, ad esempio, da circa 1 t/anno per ogni veicolo tradizionale sostituito con uno a metano, alle 3,8 t/anno per ettaro di alberi piantati, alle 10 t/anno per un impianto fotovoltaico di potenza inferiore ai 20 kWh, fino ad arrivare alle circa 900 t/anno per l’installazione di una turbina idroelettrica.
“Nei diversi casi presi in esame nel progetto pilota del Coordinamento delle Agende 21 locali -ha messo in risalto Francesco Bicciato, vicepresidente del’associazione nazionale– la riduzione di CO2 arriva al 3,5% nei comuni di medie dimensioni, considerando solo le azioni svolte direttamente su edifici pubblici, mezzi di trasporto e illuminazione pubblica e al 3-5% di riduzioni a livello provinciale. In molti casi del resto abbiamo calcolato una riduzione delle emissioni che può arrivare addirittura al 10-15%”. “E’ quindi chiaro -ha chiosato D’Alessio- che oltre agli interventi di carattere nazionale, va disegnata una strategia che permetta di sfruttare le potenzialità e la peculiarità delle singole realtà territoriali sfruttando al meglio la conoscenza che le amministrazioni locali hanno del proprio contesto”.
Per approfondire - il sito della Conferenza