Da Bellolampo a Chiaiano. Rifiuti speciali in discarica: nel mirino della procura la società Ibi
Disposti dalla procura di Napoli una serie di sequestri nella discarica di Chiaiano. La storia si ripete: la Ibi Idroimpianti nel 2004 fu accusata di aver riempito la discarica di Bellolampo, in Sicilia, di rifiuti speciali. Pubblichiamo un intervento di Matteo Brambilla, dell'associazione Terra Futura di Chiaiano
22 March, 2011
Ieri la procura di Napoli ha disposto una serie di sequestri all'interno della discarica di Chiaiano ed ha emesso 11 avvisi di garanzia. Secondo gli inquirenti la società Ibi Idroimpianti, insieme alla Edil Car, avrebbero permesso ai clan camorristici (Zagaria e Mallardo) il controllo degli sversamenti di rifiuti e i relativi appalti. La popolazione, preoccupata, durante la notte scorsa ha tentato di impedire lo sversamento dei rifiuti all'interno della cava effettuando diversi blocchi del traffico. Preoccupazioni della popolazione più che lecite, visti i precedenti...
Pubblichiamo la testimonianza di Matteo Brambilla, dell'associazione Terra Futura di Chiaiano, che ricostruisce la vicenda della discarica di Bellolampo:
BELLOLAMPO SICILIA – CHIAIANO CAMPANIA: PER QUEST’ANNO NON CAMBIARE STESSA DISCARICA, STESSO MARE (di percolato)
di Matteo Brambilla
Leggendo qua e la su internet, ci siamo trovati davanti ad una storia incredibile, nel senso che ci sembrava di leggere le vicende che stiamo vivendo a Chiaiano, solo che si trattava di un paese, Bellolampo, che è in Sicilia, e l’anno è il 2004.
Ma vediamo la storia con i suoi protagonisti.
Noi alleghiamo tutti gli articoli del Giornale di Sicilia con la cronistoria dei fatti. Andiamo per ordine.
Febbraio 2004. La regione Sicilia ha presentato e sta portando avanti il suo bel piano rifiuti, con il suo presidente Cuffaro, (quello che quando è stato condannato per via delle sue conoscenze mafiose).
Piano incredibilmente uguale a quello di cui stiamo discutendo ora in Campania, perché ne era la fotocopia, con bonifiche, incremento della raccolta differenziata, valorizzazione di impianti di selezione e valorizzazione dei rifiuti, l’aggregazione di Comuni e Province per ambiti territoriali con costituzione di società d’ambito, campagne di sensibilizzazione dei cittadini, e infine ma non ultimi 4 inceneritori.
Nel frattempo, via con quanti più buchi possibili dove mettere i rifiuti prima dell’avvento dei santi termovalorizzatori.
Così, come per Chiaiano, la città di Bellolampo che aveva già tre vasche belle piene di rifiuti, ne riceve in dono una quarta.
Nel febbraio 2004 (articolo del 3/2/2004) succede però un fatto inaspettato: tonnellate di materiale edile e pericoloso viene rinvenuto nella quarta vasca.
L’incredibile ma vero è accaduto: prima che l’impianto venisse ultimato, era già pieno di materiale fuorilegge (vi ricorda nulla?).
Rispetto a Chiaiano però il procuratore aggiunto ed il sostituto procuratore chiedono ed ottengono il sequestro.
I nostri (o forse dovremmo dire i loro, come da intercettazioni telefoniche della dottoressa Marta di Gennaro facenti parte degli atti con i quali sono stati notificati 25 arresti a maggio 2008, vi ricordate?) carabinieri del NOE vanno sul posto, come a Chiaiano, e rinvengono un’ingente quantità di rifiuti speciali.
Si scopre che l’impresa avrebbe utilizzato materiale di risulta da demolizioni edili (articolo del 4/2/2004), materiale che non avrebbe mai garantito la tenuta della vasca; praticamente il fondo della vasca era stato trasformato in una gigantesca discarica clandestina di rifiuti speciali.
Ma chi ha fatto questi bei lavori alla regola d’arte: un raggruppamento di imprese la cui capofila è la IBI IDROIMPIANTI di NAPOLI.
Azz’ ho letto bene? Sono gli amici di Chiaiano, la società di quell’ingegnere che ha concesso gentilmente un’intervista quando stavano radendo al suolo il frutteto del signor Iorio a Chiaiano…
Il decreto Ronchi imponeva in questi casi il sequestro e la successiva bonifica dell’area, ma il custode dell’area, che avrebbe dovuto sollevare l’istanza non era altro che il commissario regionale per l’emergenza rifiuti, come dire chi controlla il controllore?
Il 6 febbraio 2004 i poveri giornalisti del Giornale di Sicilia provano a mettersi in contato con la IBI ma senza successo: no comment la risposta.
Il 12 febbraio 2004 finalmente la IBI risponde e dice che il progetto è stato redatto dal Genio Civile e dall’AMIA, e che in progetto si diceva che il fondo andasse eseguito con materiale inerte proveniente da una collina chiamata la collina degli inerti, e che gli inerti stessi potessero essere utilizzati senza alcun tipo di trattamento.
Il genio civile però aveva prescritto alla società con fax di dimettere il materiale qualora non risultasse riconducibile ai tipi previsti dalla legge per il fondo della discarica.
Ovviamente il commissariato per l’emergenza si è subito detto pronto ad eliminare i detriti irregolari, a controllare il cantiere, a bonificare il percolato già formatosi a pochi metri dalla discarica.
Come è andata a finire?
Ad agosto 2004 collaudo della quarta vasca, alla faccia dei cittadini.
I protagonisti sono sempre quelli, ditte comprese, e lo sfascio ambientale, il danno alla salute dei cittadini ed alle loro tasche anche quello, purtroppo, è sempre lo stesso.
Ad ottobre 2004 sono stati arrestati imprenditori e dipendenti dell’AMIA.
I veri colpevoli di queste scelte scellerate sono sempre al loro posto.
Percolato nel sottosuolo, a Chiaiano la discarica più sicura nelle mani della camorra - da Il Fatto Quotidiano del 22.03.2011