Decreto rinnovabili, 1.500 aziende presentano un ricorso alla Commissione Europea
Secondo gli imprenditori, il provvedimento firmato dal ministro Romani viola le norme comunitarie in materia di effetto serra e fonti rinnovabili. A causa della fine anticipata del terzo Conto energia per il fotovoltaico sarebbero a rischio investimenti per oltre un miliardo. Intanto trapelano le prime anticipazioni sul provvedimento attuativo del decreto: incentivi tagliati subito del 10% e tetto annuale delle installazioni a partire dal 2012
28 March, 2011
La protesta del mondo delle rinnovabili contro il decreto Romani arriva fino a Bruxelles. Un gruppo di oltre 1.500 aziende italiane, appoggiato da diversi fondi nazionali e stranieri di private equity, ha presentato un ricorso alla Commissione europea contro il provvedimento che rivoluziona il sistema di incentivi alle fonti rinnovabili. Secondo gli imprenditori, il cosiddetto “decreto ammazza rinnovabili” metterebbe a rischio, nel settore del fotovoltaico, investimenti già effettuati per oltre un miliardo di euro. Il decreto, infatti, ha introdotto, a partire dal prossimo 31 maggio ,uno stop agli incentivi del terzo conto energia, che sarebbero invece dovuti rimanere in vigore fino a tutto il 2013.
L'accusa che gli operatori, rappresentati dallo studio legale Watson, Farley & Williams, rivolgono allo stato italiano è quella di aver violato «la disciplina comunitaria sulla riduzione delle emissioni di gas serra e la promozione delle energie rinnovabili». L’avvocato Eugenio Tranchino, partner dello studio legale Watson, Farley & Williams, a cui le aziende si sono rivolte, aggiunge che il decreto Romani introduce «una serie di incertezze sugli iter autorizzativi e sul quadro incentivante, di fatto impedendo la concreta attuazione in Italia della direttiva 2009/28/CE (la norma comunitaria in materia di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, ndr)».
Per ora, il ministro Romani non ha commentato la notizia del ricorso dinanzi alla Commissione, preferendo proseguire le sue consultazioni con gli altri membri di governo interessati al provvedimento attuativo che dovrà precisare le nuove forme di incentivazione (e le relative tariffe). La prima stesura del testo è attesa in queste ore e, secondo le indiscrezioni trapelate già nei giorni scorsi, potrebbe contenere una riduzione degli incentivi per il fotovoltaico del 10% rispetto al 2010. Il taglio dovrebbe poi salire progressivamente di un altro 10% e di un 15/20% nel prossimo biennio. Ma a preoccupare particolarmente gli addetti ai lavori è la possibile introduzione, già a partire dal 2012, di un tetto massimo di impianti incentivabili. Si parla di un “cap”di 2.000 MW annui, con un limite di 6 miliardi di euro da destinare agli incentivi ogni 12 mesi.