Rinnovabili, petizione online per chiedere la sospensione del decreto Romani
La rete Sos rinnovabili, che da settimane protesta contro il decreto Romani, ha attivato un modulo elettronico per aderire online all'appello che chiede al Governo di sospendere il provvedimento “ammazza rinnovabili”. Le firme raccolte saranno inoltrate al ministero dello Sviluppo Economico e alle altre istituzioni interessate
04 April, 2011
In attesa che il Governo vari il nuovo Conto energia per il fotovoltaico, continua la mobilitazione popolare contro il decreto Romani, promossa dal network Sos rinnovabili. Già nei primi giorni dopo l'approvazione del provvedimento, 14mila persone avevano scritto alle massime cariche dello Stato per chiedere di sospendere o rivedere il testo del decreto che riforma il sistema di incentivi per le fonti di energia pulita. Da allora, la raccolta di firme è continuata grazie al tam tam della rete e adesso, per semplificare la sottoscrizione, la rete Sos rinnovabili ha predisposto una pagina elettronica che permette, nel rispetto delle norme sulla privacy, di aderire all'appello online. Le firme raccolte saranno poi inoltrate al ministero dello Sviluppo Economico e alle altre istituzioni coinvolte.
Ecco il testo dell'appello sottoscrivibile sul sito Sos rinnovabili:
in nome di tutti i cittadini che lottano per un futuro più equo e più sicuro
CHIEDE
al PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, alla PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, a TUTTI i MEMBRI del PARLAMENTO, al PRESIDENTI di CAMERA e SENATO e ai PRESIDENTI di TUTTE le REGIONI di:
sospendere il decreto Romani del 3 marzo 2011 che ha bloccato lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Questo decreto, varato con inspiegabile fretta, ha cancellato retroattivamente impegni triennali assunti dal governo solo pochi mesi prima, spingendo le banche a chiudere il rubinetto del credito per le opere in corso, compromettendo la stabilità di oltre 150 mila famiglie e fermando i cittadini che avevano attivato le procedure per installare un impianto fotovoltaico.
Tutto ciò è avvenuto proprio alla vigilia di avvenimenti che sottolineano l’urgenza dello sviluppo di fonti energetiche basate su materie prime che abbiamo in casa: il sole, il vento, l’acqua. Il grave incidente alla centrale di Fukushima e il manifestarsi di concreti rischi di approvvigionamento di gas e petrolio a seguito di eventi non controllabili dal nostro Paese impongono di rivedere il vecchio modello energetico e devono sollecitare un’inversione di rotta anche delle politiche energetiche del governo.
Questo nuovo quadro offre una grande opportunità per le imprese italiane che negli ultimi anni, nonostante l’assenza di una strategia pubblica di largo respiro, sono state protagoniste di una formidabile rimonta che ha riportato il Paese in una posizione di testa nella corsa europea in questo settore strategico della green economy. Merito anche dello straordinario impegno di tanti presidenti di Regione e di Provincia, sindaci, amministratori e, soprattutto, cittadini che si sono impegnati direttamente in questa battaglia per la democrazia energetica, per riportare le redini dell’energia in Italia.
Occorre dunque uscire rapidamente da questa situazione di grave crisi che rischia di vanificare il grande sforzo compiuto gettando un’ombra sul futuro energetico. E si può farlo avviando una seria programmazione energetica e sospendendo per un anno l’entrata in vigore di tutti gli effetti limitativi della promozione delle fonti rinnovabili contenuti nel decreto n.28 del 3 marzo 2011 pubblicato il 28 Marzo 2011 sulla Gazzetta Ufficiale (con particolare riferimento al comma 10 dell’articolo 25) per le seguenti motivazioni:
1) evitare l’emanazione di una regolamentazione decisa sulla base di informazioni di parte e incomplete, alimentate da una campagna di disinformazione che ha ignorato gli obiettivi essenziali svolti dalle fonti rinnovabili: il rispetto degli impegni assunti dall’Italia in sede comunitaria al 2020; la tutela della salute dei cittadini messa a rischio dagli inquinanti prodotti dai combustibili fossili; la difesa della stabilità climatica minacciata dalla crescita dei gas serra.
2) difendere il principio della certezza del diritto su cui si basa la nostra democrazia e che è stato messo in discussione dalla cancellazione retroattiva delle garanzie governative in base alle quali cittadini e imprenditori hanno assunto impegni con il sistema creditizio".