Ises, il punto sulle rinnovabili: sempre più difficili i rapporti tra le associazioni di categoria
Di fronte alla frammentazione degli interessi, il presidente Zorzoli richiama all'unità: «Il governo convochi tutti i portatori di interesse intorno a un tavolo». Fermi molti finanziamenti, continuano solo quelli ai piccoli impianti a biogas
12 April, 2011
Mentre la situazione dell’Italia sulle rinnovabili non è proprio da prima della classe e ci sono ancora molte incertezze sul Quarto Conto energia, diventano sempre più difficili i rapporti tra le associazioni di categoria. È questo lo scenario emerso dal convegno “Le finanze, le regole, l’industria: cosa occorre perché le rinnovabili diventino sempre più una realtà economica”, organizzato dalla sezione italiana di Ises (International solar energy society).
La linea italiana è poco competitiva
Secondo uno studio condotto dall’Agenzia europea dell’ambiente e citato dal presidente di Ises Giovan Battista Zorzoli, il nostro non è tra i Paesi con gli obiettivi al 2020 più ambiziosi. «L’Italia non brilla per la potenza di fotovoltaico che si prevede sarà installata da qui al 2020, e anche nel geotermico Germania e Francia faranno meglio di noi, nonostante le grandi potenzialità del nostro Paese. Per quanto riguarda i kilowatt di solare termico per abitante nei prossimi dieci anni, l’Italia rimarrà dietro alla Grecia e all’Austria, un Paese che ha molto meno sole rispetto a noi». Il rapporto Pew sugli investimenti in energia pulita nei Paesi del G20, continua Zorzoli, valuta vincenti le strategie di Cina, Brasile, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Ma già attuando gli obiettivi previsti dal piano d’azione nazionale per il 2020, in Italia si otterrebbero risultati non trascurabili: «La domanda di gas diminuirebbe del 21,8%, quella del gasolio del 22,5%».
I finanziamenti per gli investimenti in rinnovabili
Da sei mesi, denuncia il consigliere di Ises Paolo Tabarelli De Fatis, i finanziamenti agli investimenti in rinnovabili sono fermi, soprattutto per gli impianti sopra 1 megawatt. «In questa situazione di incertezza sugli incentivi, è difficile ottenere un finanziamento in Project financing, perché questo si basa sulla redditività futura dell’investimento. Il leasing, che invece si fonda sulla consistenza dei beni dati in garanzia, è ancora operativo, ma le banche lo concedono con estrema cautela». Il settore che in questo momento ha qualche possibilità in più, spiega Tabarelli De Fatis, è quello delle biomasse, soprattutto per i piccoli impianti con potenza inferiore a 1 mw.
Le voci delle associazioni
Le associazioni da categoria ballano da sole. Simone Togni, segretario generale di Anev (Associazione nazionale energia del vento) denuncia la «mancanza di disponibilità da parte delle associazioni del fotovoltaico a fare un discorso complessivo sulle rinnovabili». Ma la stessa Gifi (la sezione di Anie che raccoglie gli operatori del fotovoltaico) soffre di fratture al suo interno: la proposta per il Quarto conto energia ha portato, qualche giorno fa, all’addio di alcune aziende, che accusavano il gruppo di eccessiva vicinanza alle posizioni di Confindustria. Gifi è seduta al tavolo delle trattative con il governo e, per bocca del consigliere Andrea Brumgnach, loda la «grande propensione all’ascolto dei tecnici del ministero, anche se non è detto che faranno ciò che chiediamo noi». Marco Pigni, direttore di Aper, l’associaizone che rappresenta i diversi settori delle rinnovabili, annuncia un ricorso all’Unione europea per cattivo recepimento della direttiva sulle energie verdi da parte del governo italiano. Ottimista Walter Righini, presidente di Fiper (l’associazione che riunisce i produttori di energia da biomasse): «Il decreto Romani ha previsto la creazione di un fondo di garanzia per lo sviluppo delle reti di teleriscaldamento. Almeno nelle intenzioni, quindi, le biomasse assumono finalmente un ruolo importante». Di fronte a una frammentazione così ampia, Zorzoli suggerisce una ricetta che guardi all’unità: «Dovremmo pretendere che il governo chiami ufficialmente attorno a un tavolo tutti i portatori di interessi a favore e contro le rinnovabili. Se continuiamo così, finiamo solo per danneggiarci tra di noi. Non vorrei che succedesse come negli anni Ottanta, quando si discuteva di nucleare e rinnovabili, e poi si finì per non seguire nessuna delle due strade».