Rinnovabili, a Roma il primo sciopero nazionale del settore fotovoltaico
Il decreto Romani che rivoluziona gli incentivi alle rinnovabili riporta l'unità tra le varie sigle sindacali, scese in piazza stamani a Roma per il primo sciopero nazionale del settore. Tra i lavoratori cassintegrati e quelli che rischiano il posto, in corteo anche molti imprenditori e i rappresentanti delle associazioni ambientaliste
20 April, 2011
I lavoratori del settore fotovoltaico sono scesi in piazza oggi a Roma per protestare contro il decreto Romani, approvato a marzo scorso dal governo, che rivede l'intero sistema di incentivi per le fonti rinnovabili. Il corteo ha sfilato davanti alla sede del dicastero, in cui era comunque assente il ministro, impegnato a Palazzo Madama in una audizione suo dietro-front nucleare. Insieme alle sigle metalmeccaniche Fiom, Fim e Uilm, riunite per l'occasione, hanno aderito alla protesta anche associazioni ambientaliste e gruppi di imprenditori.
«Quello di stamani è il primo sciopero del solare fotovoltaico in Italia, – spiega il responsabile nazionale energia della Cgil, Antonio Filippi – un settore che si regge sugli incentivi che non possono essere diminuiti adesso». Pena la morte dell'intero comparto. Il sindacalista denuncia che molte aziende sono ferme in seguito all'approvazione del decreto e che sono ben 120mila le persone in tutta Italia che rischiano di perdere il posto di lavoro. «Chiediamo al Governo – aggiunge Filippi – di mantenere l'impegno sugli incentivi preso ad agosto del 2010 (quando fu varato il terzo Conto energia, che in teoria doveva restare in vigore fino a tutto il 2013, ndr)». Sempre dalla Cgil nazionale, rincara la dose Salvatore Barone, coordinatore del dipartimento Politiche industriali del sindacato. «Siamo di fronte ad un contesto di gravissima crisi industriale e mancano completamente risposte da parte del Governo – dichiara - Con il tavolo che si apre oggi, per i lavoratori delle rinnovabili siamo a 183 aziende sui tavoli di crisi del ministero».
La protesta degli addetti del fotovoltaico è stata accompagnata da un grande striscione portato a Roma dai lavoratori di Terni Energia, con la scritta «Il fotovoltaico è il nostro futuro». I dipendenti di un'altra azienda del settore, rimasti evidentemente senza lavoro, si sono invece presentati al corteo con dei finti manifesti funebri. «Dopo lunga e penosa malattia – recitano i necrologi – è mancata all'affetto dei suoi cari Compuprint». Numerosi anche gli imprenditori scesi in piazza insieme ai loro dipendenti, come Stefano Neri, fondatore di Terni Energia e Terni Green: «Sono qui, a fianco dei miei dipendenti – ha dichiarato all'Ansa – perché le aziende del fotovoltaico in Italia rischiano di cessare la propria attività. Questo decreto è un regalo enorme alla speculazione, penalizza la parte industriale e blocca la ricerca. Rischiamo un ridimensionamento improvviso e drastico, soprattutto a livello occupazionale».
La protesta del mondo delle rinnovabili è stata scelta dal Wwf Italia come la “prima volta” dell'associazione ambientalista in uno sciopero sindacale. Secondo gli attivisti del Panda, infatti, «la bozza Romani non supera i timori avanzati dal Commissario europeo per l’Energia, Gunther Oettinger, al Governo italiano sulle modifiche per gli incentivi al fotovoltaico». Il Wwf, in particolare, teme che il provvedimento comprometta gli investimenti in corso. «Il decreto – spiega Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia dell'associazione – fisserebbe un tetto massimo legato all'obiettivo, quando oggi come oggi ogni risultato superiore alle attese sulle rinnovabili andrebbe auspicato e promosso. Inoltre non verrebbero garantiti gli investimenti pregressi». L'ambientalista, infine, si scaglia contro la Confidustria, colpevole, secondo il Wwf , di aver mostrato ambiguità, «con l’inedita richiesta di ridimensionamento degli incentivi, che rischia di provocare un conflitto tra le parti sociali dei vari comparti». Il riferimento, in particolare, è all’annuncio di alcune imprese, tra cui la El.Ital, leader in Italia nella produzione di pannelli fotovoltaici, di voler uscire da Confindustria perché a suo dire l’associazione degli industriali non avrebbe saputo tutelare nelle sedi appropriate gli interessi delle aziende del settore.
In attesa che dalla Conferenza Stato-Regioni di oggi pomeriggio vengano fuori altre novità sul contenuto del quarto Conto energia, la protesta dei lavoratori e delle associazioni del fotovoltaico non si ferma. Proprio in queste ore a piazza Montecitoprio, sede della Conferenza, è in corso un sit in promosso dal network Sos rinnovabili. «La bozza di decreto che il ministero dello Sviluppo economico ha partorito dopo un mese e mezzo di pseudo-consultazioni – si legge in una nota dell'associazione nata spontaneamente sul web – ha tutto quello che serve per farla finita con il fotovoltaico: tetti alla potenza da incentivare, incentivi che tra sei mesi sono più bassi di quelli della Germania, dove per allacciare un impianto serve un mese di attesa e non un minimo di due-tre anni come da noi. Ma soprattutto, a colpire chi si occupa di rinnovabili, c'è il messaggio di fondo forte e chiaro che il governo ha voluto mandare con il decreto del 3 marzo e di nuovo con questa bozza: fermate la crescita, spegnete il sole». Sos Rinnovabili chiede al Governo di avviare un piano per l'energia «che attribuisca alle rinnovabili il posto che l'Europa e soprattutto le scelte degli italiani gli hanno assegnato». L'appello per una moratoria delle norme anti-rinnovabili che l'associazione ha diffuso in rete è stato già firmato da 55.000 cittadini, inclusi 102 amministratori locali tra cui i sindaci di Salerno, Grosseto, Ravenna, Frosinone e Piombino.
L'emergenza che l'intero settore sta vivendo negli ultimi mesi sarà anche al centro dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il prossimo 6 maggio.