Quarto conto energia, anche gli operatori stranieri sul piede di guerra
Un gruppo di imprese estere attive in Italia nel settore dell'energia solare ha scritto al Governo per chiedere una revisione del quarto Conto energia. Secondo gli operatori, il decreto viola il Trattato internazionale sulla carta dell'Energia
27 April, 2011
La bozza del quarto Conto energia elaborata dal Governo italiano presenta contenuti «fortemente peggiorativi, retroattivi e discriminanti». Lo sostiene un gruppo di operatori stranieri attivi in Italia nel settore delle rinnovabili, che ha avviato un contenzioso internazionale contro lo Stato italiano, appellandosi ai principi del Trattato sulla carta dell'energia di Lisbona del 1994. Il gruppo di imprese che include Aes solar energy, Akuo energy, Fotowatio renewable ventures, Martifer solar, Siliken solarig n-gage e Wurth solar, ha esposto le sue lamentele in una lettera indirizzata alla presidenza e alla segreteria del Consiglio, ai ministri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, e alla Conferenza Stato-Regioni, che domani dovrebbe esprimere il proprio parere sul provvedimento.
Gli imprenditori scrivono di aver avviato in Italia «importanti investimenti nel settore dell'energia solare», sulla base dei contenuti del terzo Conto energia, varato nell'agosto del 2010 e che avrebbe dovuto restare in vigore fino a tutto il 2013. «Ma che a soli 3 mesi dalla data in cui ha iniziato a spiegare la sua efficacia – protestano gli operatori stranieri – è stato completamente disatteso dal Governo italiano e a breve potrebbe essere sostituito da un provvedimento quale il quarto Conto Energia dai contenuti fortemente peggiorativi, retroattivi e discriminanti».
Le perplessità, insomma, sono le stesse manifestate da mesi dai colleghi italiani, che a loro volta avevano presentato, nelle scorse settimane, un ricorso alla Commissione europea contro il decreto Romani. Anche per i ricorrenti stranieri, «le previsioni normative contenute nel quarto Conto energia violano gli obblighi nascenti dal Trattato di promozione e tutela degli investimenti previsti dall'articolo 10 del Trattato sulla carta dell'Energia». Per questo gli operatori esteri si augurano che il Governo italiano metta a punto «un provvedimento più equo in modo da tutelare e non pregiudicare gli investimenti già intrapresi consentendone il completamento come originariamente previsto».