Ipcc: entro il 2050, dalle rinnovabili l'80% dell'energia mondiale?
Secondo il Panel di climatologi delle Nazioni Unite, grazie a opportune politiche internazionali, le rinnovabili potrebbero soddisfare, entro il 2050, l'80% del fabbisogno energetico mondiale. Il risparmio totale di gas serra potrebbe in questo modo arrivare a 560 miliardi di tonnellate di anidride carbonica
10 May, 2011
L’80% del fabbisogno energetico mondiale potrebbe essere soddisfatto dalle rinnovabili entro il 2050. Lo sostiene il rapporto speciale dell'Ipcc, il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici dell'Onu appena presentato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Il report, intitolato “Special report on renewable energy sources” (vedi allegato) include infatti, tra i 164 scenari esaminati, la possibilità di arrivare a un contributo del 77% sulla bolletta energetica globale da parte di biomasse, solare, geotermica, idraulica, marina ed eolica. Per arrivare a un risultato di questa portata basterebbe, secondo gli scienziati, sfruttare appena il 2,5% del potenziale energetico rinnovabile, anche solo con le tecnologie già disponibili. Per farcela, però, è indispensabile che i governi internazionali adottino politiche adeguate.
Proprio le scelte strategiche internazionali potrebbero rappresentare, infatti, l'ostacolo principale alla realizzazione dello “scenario rinnovabile” al 2050. L'Ipcc sottolinea la presenza di forti barriere di ordine politico che impediscono ancora di sfruttare al massimo il potenziale offerto dalle fonti energetiche alternative. Tanto che lo scenario più pessimistico incluso del dossier parla di un peso delle rinnovabili nel 2050 di appena il 15% rispetto al fabbisogno energetico mondiale. Eppure, l'energia a basso tenore di carbonio ha già consentito di raggiungere risultati importanti su scala globale. Secondo il rapporto Ipcc, tanto per citare qualche dato, 140 dei 300 gigawatt di nuova capacità elettrica installata tra il 2008 e il 2009 provengono proprio da fonti rinnovabili, a fronte di costi tutto sommato contenuti. La spesa complessiva per lo sviluppo delle energie “verdi”, infatti, rappresenta meno dell'1% del Prodotto interno lordo mondiale.
«I dati del rapporto sono un invito ai governi ad avviare una radicale riorganizzazione delle loro politiche energetiche e a mettere le energie rinnovabili al centro dei loro piani di sviluppo – ha commentato Sven Teske, direttore del settore “energie rinnovabili” di Greenpeace international e uno dei principali autori del rapporto – Con l’approssimarsi della Conferenza internazionale sul clima (Cop 17) di Durban in Sud Africa, è sempre più chiaro che il dovere dei governi è quello di essere all’altezza delle crescenti aspettative su questi temi». Un parere condiviso dal Wwf, che ha salutato con soddisfazione i dati presentati dall'Ippc, definendo le rinnovabili «la nuova frontiera dell'energia». A colpire particolarmente l'associazione ambientalista sono state le stime sui costi sempre minori delle fonti "alternative". «In alcune regioni i costi di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sono già competitivi con gli altri combustibili - spiega Mariagrazia Midulla, Responsabile Energia e Clima del Wwf - Il prezzo al kilowattora varia da 4 a 25 centesimi di dollaro per l’energia eolica, da 4 a 15, per quella geotermica, e da 8 a 90 per il solare».
Se lo scenario più roseo evocato dal report dell'Ipcc si avverasse, si potrebbe evitare l'emissione in atmosfera di una quantità di Co2 compresa tra i 220 e i 560 miliardi di tonnellate entro il 2050, contribuendo in modo sensibile a limitare la concentrazione di gas serra entro le 450 parti per milione (ppm). Proprio questa quantità è indicata nell'Accordo di Cancun come soglia limite per contenere l’aumento della temperatura media globale entro i 2 gradi centigradi.
Il comunicato stampa dell'Ipcc
Il comunicato stampa del Wwf